La cooperazione israelo-egiziana sorpassa le aspettative

Donia Al-Watan. La cooperazione tra gli apparati militari e di intelligence israeliani ed egiziani supera tutte le aspettative, ha sottolineato lunedì il Canale 10 di Israele, notando che il Cairo è d’accordo con le richieste di Tel Aviv relative ad affrontare movimenti “radicali” islamici nel Sinai e nella Striscia di Gaza.
In una reportage dell’emittente degli Affari militari del Canale 10, Alon Ben-David ha affermato che la cooperazione tra l’esercito egiziano e israeliano non dipende solo dal coordinamento e dalla condivisione delle informazioni di intelligence, ma si spinge anche alla cooperazione sul campo, in riferimento alle operazioni congiunte contro coloro che sono considerati fonti di pericolo per Israele e Egitto nel Sinai.
L’anno scorso la stazione televisiva israeliana ha rivelato che il primo ministro Benjamin Netanyahu ha dato istruzioni per effettuare operazioni nel cuore del Sinai.
Nel frattempo, il giornale israeliano Israel Hayom, vicino a Netanyahu, ha affermato il 12 giugno del 2014 che l’esercito egiziano dipende dalle informazioni di intelligence fornite da Israele nelle sue operazioni contro i jihadisti nel Sinai.
Il generale Amos Yadlin, ex capo della Divisione militare d’Intelligence israeliana, ha affermato che la confluenza di interessi tra Israele ed i governi “sunniti moderati” rappresenta un’opportunità senza precedenti per Israele di rafforzare la cooperazione in modo da migliorare l’ambiente strategico di Israele e aiutarlo a far fronte alle sfide significative che deve affrontare.
In un articolo pubblicato dal quotidiano Makor Rishon questo lunedi, Yadlin ha sottolineato che Israele ha tratto grande beneficio dalla cooperazione con Egitto, Giordania e alcuni paesi del Golfo, e che invita il governo di Netanyahu ad approfittare di questa opportunità.
Tuttavia, Yadlin ha dichiarato che ciò che potrebbe minare tale opportunità è la situazione instabile in alcuni paesi arabi, ben come l’imbarazzo intenzionale che Israele sta causando alle élite dirigenti arabi respingendo l’iniziativa di pace lanciata dal defunto re saudita Abdullah Bin Abdulaziz.
Traduzione di H.F.L.