“La decisione di Israele di evacuare, demolire decine di abitazioni a Gerusalemme Est è un crimine di guerra”

Ginevra-Wafa. Tre gravissime decisioni prese da Israele, con le quali vengono minacciate di evacuazione e di demolizione decine di abitazioni a Gerusalemme Est per spianare la strada all’attuazione dei piani israeliani volti ad una massiccia operazione di distruzione e di sfollamento contro la popolazione, potrebbero costituire un crimine di pulizia etnica e un crimine di guerra, ha affermato in una dichiarazione l’Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani.

Le decisioni israeliane coincidono con l’istituzione, da parte delle autorità, di progetti coloniali nel cuore delle comunità palestinesi di Gerusalemme Est allo scopo di perpetuare una politica di discriminazione razziale contro la popolazione palestinese, ha inoltre aggiunto.

L’Osservatorio Euro-Mediterraneo fa riferimento alla decisione del Tribunale Distrettuale israeliano, datata 4 marzo, di respingere un ricorso presentato da tre famiglie palestinesi del quartiere di Sheikh Jarrah, nella Gerusalemme est occupata, contro la sentenza della Corte d’Appello israeliana emessa il 4 settembre 2020. Pertanto, il provvedimento di evacuazione entrerà in vigore al più tardi nell’agosto 2021 contro le famiglie Hammad, Dawoudi e Dajani, composte da sette nuclei familiari, per un totale di 25 componenti, tra cui otto bambini.

Questa decisione arriva dopo che il Tribunale Distrettuale Israeliano il 10 ottobre scorso aveva respinto il ricorso di altre quattro famiglie del quartiere di Sheikh Jarrah contro la decisione della Corte d’Appello emessa contro di loro nell’ottobre del 2020. Le famiglie (al-Jauni, al-Qasim, Iskafi e al-Kurd) sono composte da 30 persone, tra cui 10 bambini.

Nel novembre 2020 la Corte d’Appello israeliana aveva deciso di eseguire l’evacuazione della famiglia Sabbagh, composta da cinque nuclei familiari con 32 persone in totale, tra cui 10 bambini. Pertanto, 19 nuclei di otto famiglie diverse, composti da 78 persone, tra cui 28 bambini, sono tuttora minacciate di sfollamento forzato in qualsiasi momento.

L’Osservatorio Euro-Mediterraneo ha precisato che, mentre le autorità dell’occupazione israeliana insistono con le decisioni di sfratto contro le case palestinesi nel quartiere di Sheikh Jarrah, il comune ha approvato l’istituzione del memoriale per i soldati di un battaglione della brigata di paracadutisti dell’esercito israeliano uccisi durante l’occupazione di Gerusalemme nel 1967.

Secondo i media israeliani, il piano comprende la costruzione di punti di osservazione e di un piccolo teatro mentre i residenti del quartiere palestinese soffrono per la mancanza di istituzioni pubbliche e di spazi aperti.

Il progetto è finanziato dal Permanent Fund of Israel, con un costo di un milione di shekels israeliani (circa $300.540), ed è situato al centro del quartiere di Sheikh Jarrah. Ciò significa che decine di famiglie palestinesi nella zona si troveranno a dover affrontare cause legali che esigono l’evacuazione dalle loro case, nell’ambito di un più vasto programma di insediamento nel quartiere, dato che le associazioni dei coloni rivendicano l’esistenza della proprietà ebraica del quartiere da prima del 1948.

L’Osservatorio Euro-Mediterraneo ha espresso anche profonda preoccupazione a proposito dei piani di demolizione che il comune israeliano di Gerusalemme Ovest sta preparando per il quartiere di Silwan, adiacente alla moschea di Al-Aqsa, a Gerusalemme Est, e che pone decine di abitazioni palestinesi sotto la minaccia di demolizione in qualsiasi momento.

L’11 marzo, la municipalità israeliana di Gerusalemme ha annunciato una decisione che respinge i piani di costruzione per il quartiere di al-Bustan a Silwan. Il tribunale ha anche deciso di non prolungare il congelamento della demolizione delle case del quartiere.

Secondo Fakhri Abu Diab, uno dei portavoce del Comitato per la Difesa delle Terre e delle Case di Silwan, il comune israeliano ha rifiutato i piani di costruzione che aveva in precedenza richiesto di presentare negli anni passati per fermare la demolizione del quartiere.

Abu Diab ha sottolineato che il comune ha disconosciuto e annullato precedenti accordi fatti con ingegneri, avvocati e col comitato di quartiere per non demolirne le abitazioni, nonostante l’impegno della gente a fornire e sviluppare piani, aprire strade e assegnare alcuni siti per infrastrutture pubbliche come le scuole e campi da gioco.

Nell’ambito di questo sviluppo, 100 case, abitate da 1.550 persone, la maggior parte delle quali bambini e donne, nel quartiere di al-Bustan rischiano di essere sfollate.

L’Osservatorio Euro-Mediterraneo ha dichiarato che queste decisioni israeliane ed i relativi piani correlati all’evacuazione, demolizione e sfollamento dei Palestinesi, con l’istituzione di edifici e punti di riferimento ebraici, riflettono il sistema di apartheid perseguito da Israele, alla luce del suo continuo ricorso a leggi discriminatorie e a politiche ingiuste.

Questi piani arrivano a seguito dell’accelerazione delle demolizioni di case palestinesi a Gerusalemme, poiché i dati del 2020 mostrano che, nei quartieri di Gerusalemme est, le forze di occupazione israeliane hanno distrutto 148 abitazioni, sfollando 450 persone.

L’Osservatorio Euro-Mediterraneo per i Diritti Umani ha affermato che le decisioni delle autorità israeliani per le demolizioni e le evacuazioni consacrano una politica sistematica nell’ambito dei loro sforzi per espellere i Palestinesi con la forza, come parte dei tentativi di cambiare la demografia della città occupata.

L’Osservatorio Euro-Mediterraneo ha inoltre sottolineato che la distruzione e la deportazione illegale di civili nei territori occupati violano la Quarta Convenzione di Ginevra e costituiscono crimine di guerra secondo il comma 4 dell’articolo 8 dello Statuto della Corte Penale Internazionale emesso a Roma il 17 luglio 1998, che stabiliva la definizione del crimine di aggressione. In esso: “Distruzione su vasta scala e appropriazione di proprietà, non giustificata da necessità militare e condotta illegalmente e in modo arbitrario”.

L’Osservatorio Euro-Mediterraneo ha avvertito che le operazioni di distruzione sono caratterizzate dalla discriminazione razziale commessa dall’esercito israeliano. Mentre crea continuamente restrizioni ed ostacoli che impediscono ai Palestinesi di ottenere permessi per poter costruire, allo stesso tempo utilizza la mancanza di permessi come pretesto per eseguire le demolizioni sempre in aumento. Si tratta soltanto di uno dei numerosi pretesti utilizzati per demolire, oltre alla sicurezza, alle punizioni o ad altre scuse, che alla fine conducono alla politica di distruzione delle case per sfollare i Palestinesi in cambio di consentire l’istituzione di centinaia di unità di insediamento e fornire supporto a budget come questo.

L’Osservatorio Euro-Mediterraneo ha chiesto alla comunità internazionale e alle Nazioni Unite di assumersi le proprie responsabilità per fermare le violazioni israeliane ed intervenire urgentemente per bloccare i piani di demolizione delle case che mirano a cambiare la realtà demografica della città.

(L’area di al-Bustan, nel sobborgo di Silwan, a Gerusalemme Est).

Traduzione per InfoPal di Aisha T. Bravi