La demolizione di Al-Khan Al-Ahmar è una mini-Nakba

MEMO e PIC. Di Hossam Shaker. Il tentativo di sradicare un albero che ha profonde radici è forse la migliore metafora per spiegare cos’è successo mercoledì (4 luglio 2018) a al-Khan al-Ahmar. Si tratta di un gruppo di Beduini palestinesi a est di Gerusalemme che le forze di occupazione israeliane hanno cercato di eliminare, espellendo le persone con la forza, dopo anni di pressioni accompagnate da decisioni del governo e ingiusti ordini di demolizione e espulsione.

Le scene di brutalità e abuso sono state filmate affinché tutti possano vedere, orribili e quasi insopportabili. I bambini palestinesi erano in panico, gridavano e assistevano alle espulsioni forzate e all’abuso sui loro genitori da parte della polizia e dei soldati israeliani. Le madri sono state trascinate per terra e legate; le loro schiene erano tenute dagli israeliani e le loro facce erano sepolte nella sabbia.

Crudeltà, umiliazione e intimidazione sono culminati nella campagna ufficiale di Israele contro al-Khan al-Ahmar. Il problema si è intensificato negli ultimi anni. Le vittime sono i beduini arabi di Jahalin, che le autorità di occupazione non vogliono più vedere e hanno così deciso di espellere dall’area a tutti i costi. Ciò fa parte del piano coloniale per rafforzare il controllo di Israele e gli insediamenti a Gerusalemme Est e parti della Cisgiordania classificate come “Area C” dagli accordi di Oslo. I residenti di al-Khan al-Ahmar stanno sperimentando dure condizioni di vita, negli ultimi anni, come gli ordini di demolizioni delle abitazioni e le chiusure delle scuole, le costanti minacce di sgomberi forzati, e maltrattamenti fisici da parte dei coloni israeliani.

La campagna israeliana contro i palestinesi di al-Khan al-Ahmar rappresenta una mini-Nakba che riaccende la memoria della Grande Nakba inflitta al popolo di Palestina esattamente settanta anni fa. I gruppi terroristi sionisti, i quali non appartenevano a questa terra, cominciarono le espulsioni di massa dei nativi palestinesi in un piano ben organizzato e deliberato di pulizia etnica che è ancora in corso, come si evince dalle decisioni dei tribunali dell’occupazione e dalle istituzioni amministrative. Il concetto israeliano di “stato di diritto” è una legge che operi soltanto per permettere il controllo, l’oppressione e l’abuso dei palestinesi, e fornire la copertura necessaria per i crimini di guerra, quando e se è richiesta la “foglia di fico”. Perciò, le leggi e le sentenze a favore dell’occupazione e delle colonie si moltiplicano; non è una sorpresa che la Corte suprema israeliana sostenga la demolizione e le procedure di espulsioni usate in al-Khan al-Ahmar.

L’assalto brutale contro questo popolo dimostra l’atteggiamento di Israele per gli appelli e le critiche dalle capitali europee; Israele non si è assolutamente preoccupato degli appelli morali che provengono dalle organizzazioni di difesa dei diritti umani e da centinaia di personaggi famosi in tutto il mondo. Le autorità di occupazione vanno avanti con la loro campagna di demolizione di questa comunità palestinese, nonostante i ripetuti appelli e domande lanciate per fermare questo “crimine di guerra”, così descritto nella petizione lanciata l’11 giugno e firmata da oltre 300 personaggi pubblici – ex Primi Ministri, premi Nobel, intellettuali, artisti e scrittori, religiosi e società civile – condannando il dislocamento forzato della comunità palestinese.

I firmatari hanno giustamente qualificato quest’atto come crimine di guerra. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, il ministro della difesa Avigdor Lieberman e i giudici della Corte suprema sono stati anche accusati di essere dietro la demolizione di proprietà private e edifici in al-Khan al-Ahmar. Il governo israeliano sarà ritenuto responsabile, un giorno, per le sue scelte politiche e amministrative al riguardo.

Tuttavia, il governo di occupazione israeliana ha continuato a forzare i residenti palestinesi ad andarsene creando condizioni insopportabili per le comunità locali prese di mira. Si tratta di un esempio di crimine di guerra: Israele impedisce ai palestinesi di costruire case o scuole, li priva dell’accesso alle fonti d’acqua, elettricità e infrastrutture; proibisce di costruire le strade che permettono di connetterli al mondo, oltre che a minacciarli di distruggere le loro comunità e strutture.

Nonostante la petizione fosse scritta in inglese e ebraico per lanciare un messaggio diretto e comprensibile al mondo e alla leadership dell’occupazione, Israele ha dimostrato ancora una volta il suo rifiuto verso gli appelli alla legalità e alla morale basati sul diritto internazionale. Il governo israeliano è impegnato in una compagna di dislocamenti di massa, deportazioni, demolizioni e confisca di terre al fine di alterare la demografia dei Territori palestinesi occupati. E’ vero che sta approfittando del fatto di avere un presidente alla Casa Bianca più ardentemente sionista dei suoi predecessori, anche se tutti i presidenti americani sono stati pienamente pro-Israele.

Il mondo aveva già avvertito Israele del fatto che la sua politica in al-Khan al-Ahmar vìola il diritto internazionale. Vengono anche regolarmente diffusi avvertimenti relativi al fatto che gli insediamenti israeliani infrangono le leggi e convenzioni. Di fatto, l’espansione degli insediamenti intorno a Gerusalemme, che tagliano la Cisgiordani in due parti separate e isolano completamente la città santa, è una deliberata minaccia alla possibilità di stabilire uno stato palestinese vitale e contiguo.

Diversi paesi, organizzazioni e comitati internazionali, alcuni dei quali affiliati all’ONU, hanno messo in guardia sui piani di Israele. L’ONU ha pubblicato rapporti che esprimono preoccupazione per le demolizioni israeliane e ha inviato delegati ad al-Khan al-Ahmar in solidarietà con i residenti palestinesi. Ora, quindi, l’esito è chiaro. Espressioni miti e appelli fondati sul diritto internazionale hanno incontrato il silenzio dei governi israeliani che si sono susseguiti. Gli israeliani stanno proseguendo il loro programma di pulizia etnica, perché sanno che gli appelli non saranno seguiti da azioni concrete. Il mondo sta quindi contribuendo a questa mini-Nakba, poiché non fa niente per fermarla. Lo stesso scenario si è verificato in precedenza, prima e dopo la Nakba del 1948.

Ciò che è toccato al popolo di al-Khan al-Ahmar sembra essere il destino delle altre città palestinesi e villaggi vicino a Gerusalemme e nell’area C, secondo la strategia israeliana. Migliaia di palestinesi sono sradicati dalle loro terre per permettere a Israele di imporre i “fatti sul terreno”, triste frase che ben descrive la realtà brutale dell’occupazione israeliana.

Se nessuna sanzione è imposta al regime di occupazione con le sue arroganti forze di sicurezza e governo; se il boicottaggio non si stabilisce a tutti i livelli; se i generosi investimenti nelle industrie non si fermano; se tutte le forme di commercio e trattati tra Israele e gli Stati europei e le altre democrazie non saranno fermati, l’attacco di Israele ai diritti umani e le violazioni del diritto internazionale potrebbe continuare in tutti i Territori palestinesi occupati. Se ciò sarà permesso, la giustizia, i diritti umani e il diritto internazionale saranno relegati a slogan senza alcun riscontro pratico e concreto rispetto alla realtà dell’occupazione israeliana in Palestina.

Traduzione per InfoPal di Chiara Parisi