Hebron. "Volevano spingermi al suicidio": questa è la drammatica denuncia dell’ex prigioniera Noura Al-Hashlamon, rinchiusa per due anni in un carcere israeliano in "detenzione amministrativa" (senza imputazioni e senza processo, ndr).
La donna ha riferito che durante lo sciopero della fame, da lei intrapreso per protestare contro il rinnovo della detenzione amministrativa, i suoi carcerieri le hanno gettato in cella un bicchiere rotto, per indurla a uccidersi.
Anche il marito di Noura si trova da oltre due anni in carcere amministrativo. La coppia ha 7 bambini che sono stati costretti a vivere con i nonni.
La donna ha intrapreso per due volte lo sciopero della fame: durante il secondo, il tribunale israeliano le ha offerto di essere deportata con i figli in Giordania in alternativa al rimanere in carcere per periodi rinnovabili, ma lei ha rifiutato l’esilio. Si legga:
02-06-2008 | Noura al-Hashlamoun, Madre Coraggio, ha rifiutato la deportazione in Giordania. |
La Hashlamon ha raccontato delle violenze fisiche e morali a cui è stata sottoposta in carcere e della dura condizione delle prigioniere palestinesi, e ha lanciato un appello alle organizzazioni per la difesa dei diritti umani affinché premano su Israele per il rilascio di tutte le donne e i bambini detenuti.
(Fonte: PIC)