La fine del progetto di uno stato palestinese indipendente

MEMO. Di Hossam Shaker. Non vogliono riconoscere la verità. Il progetto di uno stato indipendente palestinese è terminato per sempre, ed oggi qualsiasi discorso riferito a uno “stato palestinese” rimane una lettera morta che non corrisponde al suo vero significato. Questo è un fatto che gli stessi americani, europei, israeliani ed Autorità Palestinese riconoscono. Non vi è nessuna possibilità di avere uno stato indipendente e sovrano attraverso i negoziati basati sugli attuali equilibri politici.

Il progetto, lanciato dal quartetto internazionale composto da USA, Russia, Unione Europea e Nazioni Unite durante l’era di George W. Bush, si è concluso con una road map per la pace che avrebbe dovuto condurre ad uno “stato palestinese autosufficiente che conviva in pace e sicurezza con Israele”, come promesso. Invece, col tempo, è divenuto sempre più chiaro che il progetto non era per uno stato indipendente e sovrano, ma piuttosto per un protettorato dominato da obblighi sulla sicurezza nei confronti dell’occupazione israeliana, limitato dalle condizioni dei concedenti che controllano la vita quotidiana dei Palestinesi i quali dovrebbero piegarsi ai dettami esterni.

Se venisse costituito, questo “stato” sarebbe oggi un progetto non indipendente, incapace di proteggere la propria popolazione e non potrebbe godere di un contatto geografico tra i suoi territori, frammentati dall’occupazione. Sarebbe uno “stato” soggetto all’occupazione che lo domina, e dovrebbe lottare mese dopo mese per poter ricevere quelle poche briciole che i finanziatori internazionali buttano loro per pagare gli stipendi dei dipendenti e delle forze di sicurezza.

L’eventuale stato palestinese sarebbe fondamentalmente necessario per fungere da autorità di sicurezza per proteggere l’occupazione israeliana dalla rabbia delle generazioni di Palestinesi che aspirano alla loro libertà, indipendenza ed al diritto al ritorno alle loro terre e case dalle quali sono stati sfollati con la forza. Fino ad ora è chiaro che questa autorità ha eseguito i suoi “doveri” al meglio con il pretesto del “coordinamento della sicurezza”, anche durante le tensioni politiche tra Ramallah ed il governo Netanyahu.

Sembra ormai chiaro che l’Autorità Palestinese si trova in difficoltà, il ché spiega l’attuale tono rigoroso dei suoi discorsi, soprattutto con l’approccio del famigerato progetto di Trump denominato “l’Accordo del Secolo”. Le promesse fondamentali che ha fatto alla sua gente, da quando fu fondata nel 1994, non sono mai state realizzate, nonostante gli slogan che ha sollevato con le successive “conquiste”. La gente potrebbe aver dimenticato che questo suo potere fu soltanto una fase di transizione verso uno stato indipendente prima che finisse il secolo scorso. Però, la situazione da temporanea è divenuta permanente, e non vi è nessun barlume di luce alla fine del tunnel.

Per superare questo stallo, l’Autorità ha mantenuto alcuni simboli formali di indipendenza, come l’aumento delle bandiere ed il tappeto rosso. E’ rimasta piuttosto una semplice amministrazione autonoma sotto l’occupazione, sebbene essa neghi questa realtà. Le forze israeliane continuano a fare incursioni nelle città e nei villaggi palestinesi in Cisgiordania e compiono arresti ogni giorno, espandendo le colonie illegali e controllando il movimento dei Palestinesi ai valichi e ai posti di blocco militari. Molti governi sono stati costituiti e molte posizioni sovrane sono state prese sotto l’Autorità Palestinese. Tuttavia, tutti i suoi funzionari restano incatenati dalle restrizioni dell’occupazione. Lo stesso presidente Mahmoud Abbas ha dichiarato più volte che non può lasciare il suo quartier generale di Ramallah senza l’approvazione di Israele. Nel corso degli anni sono state sollevate numerose rimostranze da parte dei primi ministri palestinesi per il fatto di esser stati trattati molto duramente da soldati israeliani che hanno l’età dei loro nipoti. Se questo accade ai funzionari che hanno le carte dei VIP, che cosa ne è del sofferente popolo palestinese bloccato tra muri, barriere militari e colonie?

Non sorprende quindi il fatto che il prominente funzionario palestinese Saeb Erekat, che ha assistito ai negoziati per un quarto di secolo, abbia dichiarato che il vero sovrano della Palestina non è Mahmoud Abbas ma è piuttosto l’arrogante politico Avigdor Lieberman, il ministro della difesa israeliano.

Si deve pertanto ammettere che qualsiasi “stato palestinese” che venisse dichiarato in questa realtà inaccettabile non sarebbe uno stato veramente indipendente, anche se la leadership palestinese fosse obbligata ancora una volta a celebrare risultati nulli con l’innalzamento di altre bandiere e l’accoglienza delle delegazioni che si congratulerebbero con loro.

Il fatto è che è iniziata una fase difficile per il popolo palestinese da quando è al governo Trump, il quale sembra voler imporre con la forza il suo progetto di mettere fine alla causa palestinese ad ogni costo. Anche questa volta nessuno ha chiesto al popolo palestinese quali siano la sua opinione e la sua posizione rispetto a questo progetto; né l’amministrazione USA, né il governo israeliano, ovviamente, ma nemmeno la stessa Autorità Palestinese.

Il padrone della Casa Bianca potrebbe non aver notato che la causa palestinese non è nata ieri. E’ rischioso il fatto che sia lui che la sua amministrazione ritengano che il popolo palestinese si arrenda oggi e che annunci la fine della storia, anche se la leadership palestinese sembra più debole ed indifesa che mai.

Traduzione per InfoPal di Aisha Tiziana Bravi