La “Gaza Ark” contro il blocco di Israele salperà nella primavera del 2014

Gaza-Ma’an. La chiusura del valico di Rafah, tra l’Egitto e la Striscia di Gaza, ha fatto rinviare la partenza della Gaza Ark, un’improvvisata nave cargo costruita dai pescatori di Gaza, con lo scopo di farla salpare per l’Europa in segno di protesta verso il blocco della Striscia di Gaza attuato da Israele.

Domenica scorsa, Mahfouth Kabarati, membro dell’associazione dei pescatori della Striscia di Gaza, ha dichiarato che si era pensato di far salpare la Gaza Ark entro la primavera del 2013, ma che la sua partenza era stata rinviata come conseguenza della chiusura del valico di Rafah.

Egli ha fatto notare come la Gaza Ark, per resistere in mare, necessitasse di un equipaggiamento per la navigazione conforme agli standard internazionali, che poteva essere portato a Gaza solo tramite il valico di Rafah.

Kabariti ha aggiunto che diversi donatori hanno sostenuto il progetto della Gaza Ark e molti paesi avevano manifestato la volontà di permetterle di entrare nei loro porti.

Alla domanda sui progressi nella costruzione del vascello, Kabariti ha risposto a Ma’an che l’infrastruttura (l’ossatura, il telaio) e i serbatoi per il carburante erano stati completati mentre il corpo esterno e le cabine per i passeggeri erano in costruzione.

Il vascello sarà lungo 25 metri con una larghezza di 7 e potrà ospitare 15 persone, inclusi attivisti della solidarietà internazionale, in aggiunta ai materiali.

“Sarà la prima nave a portare dei prodotti di Gaza all’estero, tornando utile agli interessi dei produttori palestinesi e alla ripresa della tradizione di costruzione di navi, quasi del tutto scomparsa a causa della cessazione delle attività legate al mare, causate da Israele”.

L’arca è solo uno di una serie di sforzi programmati per sfidare il blocco della Striscia di Gaza che va avanti da 7 anni. Mentre numerose navi hanno cercato di approdare a Gaza, la Gaza Ark rappresenta il primo tentativo, da parte palestinese, di rompere l’assedio via mare.

Se avrà successo, sarà la prima volta che beni prodotti a Gaza verranno esportati via mare dalla firma degli Accordi di Pace di Oslo avvenuta nel 1994.

Nel maggio del 2010, nove attivisti turchi furono massacrati nel corso di un attacco israeliano ad una flottiglia di sei navi che tentava di raggiungere Gaza a dispetto del blocco.

Sebbene le proteste internazionali seguite all’attacco mortale abbiano costretto Israele ad allentare significativamente le condizioni imposte con il blocco, rimangono tuttora stretti controlli alla libertà di esportare merci e di viaggiare.

Secondo i termini che che regolano le attuali restrizioni, ai pescatori di Gaza non è concesso di addentrarsi in mare aperto oltre sei miglia nautiche dalla costa, con la presenza di navi per il pattugliamento note per aprire il fuoco contro chi oltrepassi la linea stabilita.

La Striscia di Gaza è sottoposta a un duro blocco economico imposto da Israele sin dal 1996. Il blocco fu deciso a seguito della vittoria ottenuta da Hamas nelle elezioni tenutesi in Palestina nel 2006, e dei conseguenti scontri fra Hamas e Fatah che ebbero luogo nel 2007 e che lasciarono a Hamas il controllo della Striscia e a Fatah quello della Cisgiordania.

Il blocco ha pesantemente limitato le esportazioni e le importazioni della Striscia di Gaza ed ha portato a frequenti crisi umanitarie e a privazioni per gli abitanti. Queste sono state particolarmente dure per i frequenti assalti militari israeliani, particolarmente quelli avvenuti nel 2008-9 e nel 2011, che hanno portato all’uccisione rispettivamente di circa 1.400 persone, il primo, e 170 il secondo, e hanno causato notevoli danni alle infrastrutture.

Traduzione di Tito Cimarelli