La ‘guerra dell’acqua’: Israele viola le convenzioni internazionali.

Infopal. Secondo una ricerca condotta nelle settimane scorse dai Comitati agricoli dell’Unione palestinese, è Israele ad aver causato l’attuale crisi nella Striscia di Gaza e, in violazione alla legge internazionale, avrebbe prodotto una carenza idrica di 65 metri cubi, essenziale perché la popolazione della striscia di Gaza (1,5 milione) possa vivere.

Nel 2007 i palestinesi che vivono nella striscia di Gaza hanno consumato al giorno 86 litri di acqua pro capite mentre, l’Organizzazione Mondiale della Sanità (World Health Organization – WHO) ne raccomanda 100 come quantità minima. In base ai dati dell’organizzazione israeliana per i diritti umani B’Tselem, gli israeliani ne consumerebbero 330 al giorno.

Lo studio palestinese è stato condotto da Alaa Matar in collaborazione con il Progetto Diritto alla Vita (Right to Live) diretto da Sa’d Addin Ziyada.

In seguito alla politica israeliana di sbarrare le sorgenti di acqua che affluivano a Gaza dalle valli fluviali, le principali risorse di acqua per la Striscia restano le falde.

In base allo studio, nel 2007 le fonti idriche sarebbero:

  • pozzi costruiti dai consigli municipali di Gaza che provvedono un rifornimento di acqua pari a 83 milioni di metri cubici;

  • pozzi agricoli con 69,5 milioni di metri cubici;

  • pozzi finanziati dall’ONU con 2,5 milioni di acqua.

Tutti questi fattori contribuiscono ad un deficit idrico pari a 63 milioni di metri cubici.

Spazzatura

Lo studio inoltre, prova che il 90% delle fognature della Striscia di Gaza non sono purificate e che l’80% di queste viene scaricata in aree aperte come nel Wadi Gaza, nel mare e sulle spiagge. Solo il 20% delle fognature viene destinato alle discariche sotterranee. Sia i condotti fognari sia gli impianti di depurazione delle acque hanno smesso di funzionare a causa del malfunzionamento/non funzionamento dei generatori elettrici. Ne risulta che 50,000 metri cubici di fognatura vengono rilasciati in mare.

Legge internazionale

La negazione del diritto ad avere acqua a cui è condannata la popolazione di Gaza è una violazione israeliana alla convenzione dell’Aia del 1907 e a quella di Ginevra del 1949 e Israele è membro di entrambi i trattati.

Matar ha inoltre messo in evidenza che Israele viola la legge internazionale anche per mezzo della decisione, adottata con le dichiarazioni del Ministro degli Esteri israeliano con cui Gaza fu designata ‘entità nemica’ che son dall’inizio dell’ottobre 2007, ha visto il blocco dei rifornimenti di carburante verso la striscia di Gaza. Questa decisione assieme alla riduzione del rifornimento elettrico ha un impatto negativo sulla produttività dei sistemi idrico e fognario.

La qualità dell’acqua

Lo stesso studio ha dimostrato anche che la qualità dell’acqua di Gaza non rientra negli standard internazionali. Ad esempio gran parte dell’acqua di Gaza contiene 300-600 milligrammi di cloro per litro, circa il doppio della quantità raccomandata dalla WHO.

La maggioranza dei pozzi contiene un alta percentuale di nitrato, in alcuni casi si riportano anche fino a 400 milligrammi per litro, mentre la WHO ne raccomanda 50 per litro.

Dopo aver analizzato 213 campioni di varie risorse idriche di Gaza, 144 (il 68%) è risultato essere non destinabile al consumo umano. Nel 2007 test batteriologici di 2029 campioni hanno svelato che il 16,5% era stato inquinato.

Nella sua conclusione, lo studio ha dimostrato come il livello delle falde sia diminuito drasticamente e, di conseguenza sono salmastre con un metro cubico di acqua marina inquinata che contamina 70 metri cubici di falda.

(Traduzione di Elisa Gennaro)

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