La guerra divampa nel Medio Oriente: Iraq, Palestina e Libano …

La guerra divampa nel Medio Oriente: Iraq, Palestina e Libano: Nessuno sa se si fermerà qui o continuerà per coinvolgere la Siria e l’Iran. Il fattore che ha fatto scatenare questa nuova guerra, secondo i mezzi d’informazione occidentali, è il rapimento di un soldato israeliano a Gaza e il rapimento di altri due nel sud del Libano. La verità è che i tre soldati sono stati catturati in seguito ad azioni armate, sia a Gaza che nel sud del Libano come risposta alle tante uccisioni e massacri perpetrati dall’esercito israeliano contro i palestinesi e contro la penetrazione dei soldati israeliani nel territorio libanese.

 

Ma la cattura di un soldato, vale davvero il costo di scatenare una guerra di distruzione di un intero paese? Oppure dobbiamo ritenere che la Risoluzione 1559 del Consiglio di Sicurezza fosse un primo segnale di avvertimento, in particolare, la seconda parte, che chiedeva il disarmo delle milizie Hezbollah dopo l’uscita della Siria dal Libano? Già quella risoluzione, ha prodotto la cosiddetta “rivoluzione del cedro”, finita con l’elezione del parlamento libanese che ha visto l’affermazione degli  Hezbollah, (Il Partito di Dio) al 10% entrando poi a far parte del governo libanese con due ministri. Un governo amico, dunque quello del Libano, riconosciuto dall’occidente come paese libero e sovrano, malgrado l’occupazione israeliana delle fattorie di Sheeba, e che non ha mai dichiarato guerra allo stato ebraico. Una situazione ha lasciato alla resistenza libanese, che non è solo di Hezbollah, il diritto di difendere il territorio nazionale dalle incursioni e dalle continue violazioni israeliane del confine libanese.

 

La seconda parte della Risoluzione 1559, era un fattore destabilizzante del Libano ma rientra nel piano americano sul Medio Oriente da utilizzare al momento opportuno, secondo la strategia condotta dalla Amministrazione dei neoconservatori americani: la "destabilizzazione creativa" che dovrebbe portare al nuovo Grande Medio Oriente. In altre parole, utilizzare il Libano per colpire la Siria e l’Iran, "stati canaglia" secondo gli Usa, e distogliere così l’attenzione del mondo dal fallimento politico emilitare Usa in Iraq e dai crimini di guerra in esso compiuti. Quindi la guerra scatenata contro il Libano rientra in pieno nel progetto americano, ma questa volta, tocca agli israeliani dare la grande prova di essere il braccio armato degli Usa per il nuovo Medio Oriente. 

 

Il primo ministro israeliano Olmert, nel suo discorso alla Knesset del 1° agosto, ha tenuto a precisare che la mappa del Medio Oriente è cambiata e che una nuova situazione si sta creando con l’arrivo di forze multinazionali di intervento capaci di proteggere i confini del nord israeliano, e che queste forze godono non solo del sostegno internazionale ma per la prima volta, anche di quello arabo. C’è del vero nelle parole di Olmert. La situazione in Medio Oriente sta cambiando, ma non secondo i dettami dei governanti israelo-americani. Vediamo in che senso. È la prima volta nella storia che lo stato ebraico accetta di affidare a una forza internazionale il ruolo di proteggere i suoi confini, un fatto senza precedenti,  visto che questo ruolo era sempre affidato solo all’esercito israeliano. In secondo luogo, e dopo quattro settimane di bombardamenti su tutto il territorio, le truppe del IDF avanzano con enorme difficoltà sul territorio libanese, mentre gli americani, fanno di tutto per ritardare una risoluzione del consiglio di sicurezza, cosi permettendo all’esercito israeliano di finire il lavoro iniziato il 12 luglio scorso.

 

In quattro settimane di feroci combattimenti, di massacri e distruzione del paese del cedro, Israele non è riuscito nemmeno a catturare o uccidere uno dei dirigenti di Hezboallah o a fare tacere l’emettente Al Manar,  la tv del partito. Non è riuscita nemmeno a trovare i due soldati catturati. Siamo cioè davanti alla prova del grave fallimento di tutti gli apparati di sicurezza israeliana. I missili della resistenza libanese hanno raggiunto, per la prima volta, il cuore di Israele, colpendo città, fabbriche e infrastrutture, costringendo la meta della popolazione israeliana a vivere nei rifuggi. E il governo richiama i riservisti,prevedendo che la guerra durerà ancora a lungo. È molto facile che Israele vinca la guerra e rioccupi di nuovo il sud del Libano – che aveva lasciato sotto i colpi della resistenza nel 2000 – ma questo sarà un forte motivo per il partito di Dio nel continuare la lotta contro la nuova l’occupazione israeliana e un valido motivo anche a livello interno per armarsi di più in difesa della patria, visto che l’esercito libanese è rimasto nelle caserme e non ha la capacità di difendere il paese.
La resistenza libanese, ha dato la prova dei limiti della potenza militare di Tel Aviv di fronte a un movimento organizzato di resistenza deciso a difendere il proprio paese dall’arroganza israeliana. Israele fino al 12 luglio scorso era considerato uno stato forte e potente, con confini relativamente sicuri, e godeva di buoni rapporti con la maggiore parte dei governi arabi e della comunità internazionale. La cattura dei due soldati israeliani ha colto di sorpresa tutti e ha garantito la simpatia allo stato ebraico, ma la reazione, arrogante e prepotente israeliana, ha rovesciato tutto. Per colpire Hezbollah, ha invaso un paese sovrano, il Libano, distruggendo tutte le infrastrutture, colpendo i civili, sfollando un milione di persone, impedendo l’arrivo degli aiuti umanitari e infine ha messo tutta la regione del Medio Oriente sull’orlo di una guerra globale. Israele si è dimostrato con questa guerra uno stato canaglia che diffonde morte e terrore.

 

La comunità internazionale è chiamata a fermare questo genocidio contro i palestinesi, libanesi e irakeni. Il movimento contro la guerra è chiamato a manifestare per il disarmo, per il diritto dei popoli alla libertà, alla uguaglianza ,alla fratellanza.  Alziamo la voce, e chiediamo a tutti i governi di congelare o sospendere ogni accordo, commerciale  o militare di cooperazione con Israele.
Israele deve ritirare le sue truppe al confine con il Libano e lasciare le fattorie di Sheeba , l’esercito libanese con l’aiuto della resistenza, deve tornare a difendere il sud del Libano dagli attacchi israeliani.
  
I dolori delle doglie di questo lungo parto iniziato in Palestina, vedrà nascere, con la volontà dei popoli mediorientali, un Medio Oriente di lotta e giustizia, di dialogo e pace, respingendo la sopraffazione e l’arroganza israeliana e americana.
 
Bassam Saleh
Roma 9/8/2006

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