La guerra in Siria e i profughi palestinesi: una nuova Nakba

imagesLa guerra in Siria, in corso ormai da tre anni, e di una complessità nazionale e internazionale talmente vasta da essere senza un’immediata via d’uscita, ha provocato, tra le altre tragedie, anche quella dei profughi palestinesi, che stanno vivendo una nuova Nakba. InfoPal ha intervistato il presidente dell’Api-Associazione dei Palestinesi in Italia-, da mesi coinvolta nell’accoglienza di palestinesi fuggiti dai campi siriani.

Mohammad Hannoun, qual è la situazione dei profughi palestinesi in Siria?

Prima della crisi, il maggiore campo della Siria, Yarmuk, ospitava oltre un milione di abitanti, di cui mezzo milione di palestinesi. Adesso sono rimasti 30 mila. E’ quasi completamente distrutto, le scuole e gli ospedali sono chiusi. Circa 200 mila profughi del campo vivono tra Damasco e provincia, ammassati nelle scuole dell’Unrwa e in altri campi.

BimbaPer esempio il campo di Jaramara, prima della crisi era abitato da circa 12 mila persone, ora ne accoglie oltre 50 mila. Anche le scuole, le moschee di Damasco sono affollate di profughi. Una parte ha potuto raggiungere il Libano – 50 mila profughi-, mentre la Giordania e la Turchia non permettono ai palestinesi di entrare.

Altri sono nei campi di Homs, Aleppo e Daraa. Sotto il governo di Mohammad Mursi avevano raggiunto l’Egitto, tra palestinesi e siriani, più di un milione di profughi dalla Siria.

Dopo il golpe, sono stati costretti a fuggire quasi tutti. Dal 3 di luglio scorso fino al 3 di dicembre, hanno raggiunto le acque italiane oltre 70 mila profughi palestinesi e siriani.

Ora, con la primavera, è ricominciata la stagione dei barconi. Ogni barcone carica circa 400 profughi. Ci sono come minimo due viaggi alla settimana. I profughi sbarcano a Lampedusa e vengono portati a Palermo, Catania e Siracusa, ma quasi tutti si spostano verso il nord dell’Europa, perché Svezia, Norvegia e altri Paesi hanno leggi che facilitano l’accoglienza e l’assistenza sociale. Molti hanno parenti che sono già lì e li vogliono raggiungere, quindi transitano verso il nord dell’Italia, e cercano mezzi per raggiungere l’Europa settentrionale.

Se andiamo a Siracusa, Catania o Milano, incontriamo decine di famiglie – donne, bambini, anziani – che arrivano dalla Siria.

ProfughiCi sono diversi problemi: finiscono nelle mani di banditi che li derubano. Per esempio, arrivano auto con persone a bordo che garantiscono loro di portarli in Svezia, prendono i soldi e poi li lasciano appena fuori Milano… I profughi si trovano in mezzo a una strada. L’altra notte mi hanno telefonato due adolescenti con un fratellino, che erano stati abbandonati dopo essere stati derubati da uno di questi delinquenti che approfittano della disperazione altrui.

Sabato scorso, alla stazione centrale di Milano, ho incontrato donne anziane, ultraottantenni, bambini… I centri di accoglienza sono tutti affollatissimi. E’ una situazione disastrosa.

Questa situazione continuerà fino all’arrivo dell’inverno, perché la situazione in Siria è in continuo peggioramento: la gente può scegliere se morire per la guerra o per la fame, e quindi scappa.

 

Sono migliaia, ormai, i morti palestinesi in Siria Che cosa prevedete per l’immediato futuro?

A ieri i morti sono 2152, per la guerra, e 137 per la fame, ma il bilancio va aggiornato quotidianamente.

Il futuro è molto oscuro, drammatico, perché sulla questione siriana ci sono troppi interessi in gioco, e anche nel continuare la guerra.

Profughi2

Quali sarebbero le azioni da intraprendere per mettere in salvo la vita dei profughi?

I palestinesi in Siria sono ospiti. Non fanno parte del conflitto in corso. Essi chiedono una protezione da parte dell’Onu e della comunità internazionale.  Sono sotto la protezione dell’Unrwa che dovrebbe garantire loro tutela e vita dignitosa, ma questo non sta accadendo, perché la stessa organizzazione, per poter poter raggiungere le proprie sedi, incontra difficoltà a causa della guerra.

Creare corridoio umanitario è per facilitare la fuga, invece noi vogliamo che rimangano lì, ma in condizioni dignitose, protette. Se la comunità internazionale si assumesse le proprie responsabilità per porre fine al conflitto, la situazione potrebbe cambiare. Ma la comunità internazionale, si muove solo quando si tratta di Ucraina, con la Siria, dove ci sono oltre 100 mila morti, milioni di profughi, non abbiamo visto nessun interesse.

La crisi siriana è molto complessa, entrambe le parti in conflitto sono responsabili della situazione. Le grandi potenze internazionali e mediorientali sono coinvolte. Nessuno ha interesse a fermare questo genocidio. E quindi la risoluzione sarà molto difficile. Sono passati tre anni e nonostante il sangue versato, non si vede un cambiamento.

AbsppNoi, come palestinesi, invitiamo le parti coinvolte a usare il cervello e a porre fine ai massacri, a difendere il patrimonio nazionale, la popolazione e i profughi. Ci auguriamo che giunga il momento del ritorno in patria dei profughi.

Per i palestinesi rappresenta una nuova nakba: per l’ennesima volta, si trovano costretti a emigrare in paesi lontani per mettere in salvo la vita.

Rivolgiamo un appello a tutte le organizzazioni umanitarie affinché si occupino con attenzione di questo grande flusso di essere umani, bambini… Lasciarli per giorni alla stazione di Milano, per terra, è una cosa vergognosa.

Invitiamo tutte le realtà umanitarie, le istituzioni, a garantire loro un’accoglienza dignitosa, perché chi arriva qui non ha nulla e ha bisogno di tutto. Ha bisogno di totale assistenza. Ormai la situazione a Milano è disastrosa.