La miserabile vita delle prigioniere politiche palestinesi nelle carceri israeliane. Il report.

Report del ministero della Giustizia sulle condizioni delle detenute palestinesi.

Nelle celle, condizioni miserabili. Privazione delle visite e delle lettere dei familiari. Verdetti arbitrari ed estensione della detenzione amministrativa.

Gaza  – Infopal. Il ministero per gli Affari dei Detenuti ha accertato che le forze di occupazione, durante il mese di settembre, hanno perseverato nelle restrizioni e nelle violenze contro le detenute palestinesi, più di 85, nelle proprie carceri.

Riad al-Ashqar, direttore dell´ufficio stampa del ministero, ha spiegato come le autorità israeliane, alla fine di agosto, abbiano rilasciato 9 prigioniere che avevano terminato di scontare i diversi periodi di condanna nelle carceri dell’occupazione, ma nello stesso tempo ne abbiano arrestate altre cinque. Si tratta della dottoressa Majeda Fidda (42 anni), membro del consiglio comunale di Nablus, l´insegnate Rima Ragheb Tabbal (24 anni) di Ramallah, la minorenne Susan al-Haj Saleh (17 anni) di Jenin, Sanabel Nabeg Brek (19 anni), studentessa di legge all´università an-Najah, arrestata al checkpoint militare di Huwwara, e Sana Saleh (26 anni) di Betlemme. Il numero delle prigioniere palestinesi sale così a 85. Esse sono assegnate alle carceri di Hisharon, ad-Damun e al-Jumlah.

Ashqar ha aggiunto che le forze israeliane continuano a praticare una politica restrittiva sulle detenute per piegarne la volontà. Le condizioni delle celle in cui queste sono rinchiuse sono disumane: le finestre sono coperte da lamiere che non ne consentono l’apertura, con la conseguenza che le prigioniere soffrono per la mancanza d’aria; durante il giorno non c´è illuminazione, con l’arrivo della stagione invernale si diffonde l´umidità minacciando la loro salute con malattie articolari e reumatismi; anche il caldo estivo è insopportabile per la carenza di una idonea areazione.

Tutto ciò è stato confermato dal rapporto pubblicato dall´”Ordine degli avvocati in Israele”, che hanno visitato le carceri di Hisharon e ad-Damun: “Dopo il sopralluogo, abbiamo riscontrato scarsa areazione, carenza delle condizioni minime per la vita, in particolare nel settore delle prigioniere politiche del carcere di Hisharon. Ad esempio, nella camera dove si trova  Yusef, figlio della detenuta Fatima al-Zeq partorito dieci mesi fa in prigione, non c’è aria, nonostante la presenza di un ventilatore, le stanze sono chiuse al punto che si soffoca, manca proprio l´aria per respirare …”.

Il rapporto ha anche riferito che la struttura è vecchia e avrebbe bisogno di un immediato restauro, il reparto delle donne e dei minori è inadeguato alla vita umana, solo da pochi giorni sono state montate le scalette ai letti a castello (per poter salire e scendere da quelli alti).

Al-Ashqar ha segnalato che le autorità di occupazione negano le visite dei parenti a diverse detenute, come per esempio ad Haniyah Abu Shamleh (46 anni), cui è stata rinnovata la detenzione amministrativa di altri sei mesi;  le autorità hanno anche vietato alla sorella di Amal Jumma, malata di cancro all´utero, di visitarla, con il pretesto che nulla dimostra che sia sua sorella, e continuano a rifiutare l´incontro della prigioniera Lian Abu Ghelmah con suo fratello, anch’egli detenuto nelle prigioni israeliane, con la scusa che lo Shin Bet nega l’autorizzazione per “motivi segreti di sicurezza”.

 

Vietano inoltre alle detenute di ricevere le lettere dei loro familiari, le quali arrivano tramite la Croce Rossa e gli avvocati, nessuna carcerata riceve ormai una lettera da mesi, ed è diminuito l’arrivo di libri, da tre a due, e i libri nuovi vengono consegnati solo dopo aver fatto uscire quelli vecchi.

Le forze di occupazione hanno rinnovato la detenzione amministrativa, per la seconda volta, di altri tre mesi, a due minorenni: Salwa Saleh (16 anni e mezzo) e Sara Sayuri (17 anni) di Betlemme. Per questo motivo, l´associazione Ad-Damir per la difesa dei diritti dell´uomo, insieme all´Unione delle donne per la pace, ha dichiarato di voler organizzare una manifestazione davanti alla prigione di ad-Damun, con lo slogan “L´arresto amministrativo è terrorismo di stato”, per solidarizzare con le due detenute e per chiederne l’immediata liberazione, mentre un´associazione israeliana denominata “Sadaqa” ha invitato alla scarcerazione delle due prigioniere e a cessare l´applicazione della legge che permette la detenzione amministrativa, rinviando quindi i detenuti, se vi sono condanne provate a loro carico, a tribunali imparziali.

Al-Ashqar ha rivelato che i tribunali israeliani hanno rifiutato la scarcerazione di Zahur Hamdan (42 anni) di Nablus, affetto da varie patologie, e di Falastin Najm (20 anni) di Nablus, nonostante abbiamo scontato due terzi della condanna in base alla legge “Shalish” applicata nelle prigioni, e hanno prolungato l´arresto amministrativo di altri due mesi a Khulud al-Masri, consigliera comunale di Nablus.

Hanno condannato, in maniera arbitraria, la detenuta Hiba As´ad an-Natshah (18 anni), di Hebron, a 40 mesi di detenzione e a una sanzione di 2000 shekel, nonostante sia stata arrestata un anno fa, e hanno condannato Rojina Riad Janajra, di Nablus, a 3 anni (è stata, arrestata 4 mesi fa);  hanno aggiunto altri 16 mesi alla condanna di Hiyam Ahmad al-Bayed (20 anni), del campo profughi al-Jalazon, in provincia di Ramallah, a seguito del ricorso presentato dai servizi segreti israeliani, nel quale si fanno scudo del ritrovamento di un dossier segreto sulla detenuta. La sua condanna è salita così da 24 a 40 mesi.

Continua anche la politica di negligenza sanitaria: il numero delle detenute malate è salito da 22 a 30. Esse soffrono di diverse malattie: Amal Jum´ah è malata di cancro, ma le vengono negate le cure. Finora la direzione carceraria non ha preso alcun provvedimento serio per curarla, le vengono somministrati solo dei calmanti, per cui il suo stato di salute continua a peggiorare.

Il ministero per gli Affari dei Detenuti ha rivolto un appello alle istituzioni internazionali affinché intervengano a denunciare le pratiche delle forze israeliane e fermino la lenta morte delle detenute palestinesi.

 

 

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