La Pax di Netanyahu: i profughi palestinesi devono rinunciare al diritto al ritorno.

Gerusalemme – Agenzie.  Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha esortato i palestinesi a rinunciare al diritto al ritorno nelle loro case nell’attuale stato d’Israele, come precondizione per un futuro trattato di pace.

In un discorso tenuto domenica sera nel corso di una cerimonia organizzata in occasione del 105˚ anniversario della morte del leader sionista Theodore Herzl, Netanyahu, secondo quanto riportato dal sito Ynet, ha infatti dichiarato: “[I palestinesi] devono abbandonare la loro richiesta di reinsediare i discendenti dei profughi palestinesi in Israele, ed ‘erodere’ così gradualmente lo stato d’Israele dopo la firma di un eventuale accordo di pace”.

Nel 1948, secondo i dati delle Nazioni Unite, le forze sioniste e israeliane espulsero più di 726.000 palestinesi dalle case che si trovavano nel territorio dichiarato parte dello stato ebraico. Oggi, i rifugiati palestinesi e i loro discendenti ammontano insieme a 5,5 milioni di persone.

La leadership palestinese rifiuta attualmente di negoziare con il governo di destra di Netanyahu, poiché questo rifiuta d’imporre uno stop alla costruzione d’insediamenti illegali in Cisgiordania, e respinge l’idea di uno stato palestinese pienamente sovrano.

Netanyahu ha inoltre chiesto ai palestinesi di riconoscere Israele “stato ebraico”: un modo per precludere indirettamente il diritto al ritorno, dal momento che la natura ebraica dell’entità statale implicherebbe una maggioranza demografica ebraica, che per definizione proibirebbe il ritorno dei rifugiati.

Tale richiesta è stata ribadita domenica dal leader israeliano: “Lo stato ebraico è la chiave della nostra esistenza, e la chiave per raggiungere la pace con i nostri vicini”.

In risposta alle dichiarazioni di Netanyahu, i palestinesi hanno fatto notare come il diritto al ritorno sia insieme collettivo e individuale, e come non possa essere legalmente messo da parte nemmeno se i negoziatori di entrambe le parti accettano la sua esclusione dalle trattative.

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