LA UE già riconosce la sovranità israeliana su Gerusalemme

MEMO. L’Unione Europea riconosce già la sovranità di Israele su Gerusalemme. E lo fa soltanto più tacitamente di Trump.

Dovremmo perdonare gli spettatori che hanno assistito in televisione alla seduta di emergenza del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di venerdì per aver probabilmente pensato che il rappresentante dell’Autorità palestinese (ANP) all’ONU stesse cercando di annoiare l’ambasciatore israeliano con il suo discorso.

L’incontro è stato disposto in risposta all’oltraggiosa decisione del presidente americano Donald Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale dello stato di Israele.

Il delegato dell’Autorità Palestinese a New York, Riyad Mansour, si è espresso contro la decisione degli USA leggendo un proprio resoconto, il quale suonava molto più come un saggio accademico che come un discorso appropriato a un momento storico così importante.

In tale discorso Mansour ha elencato le risoluzioni ONU e le dichiarazioni alla base della tanto promessa soluzione a due stati, secondo le quali Gerusalemme Est dovrebbe essere la capitale del futuro stato palestinese, mentre Gerusalemme Ovest capitale dello stato d’Israele.

Il discorso non rappresenta altro che un insieme di parole vuote. Il fatto che rappresentanti dell’ANP affermino ora che la decisione di Trump indebolisca il ruolo degli USA nelle vesti di “onesto mediatore” tra le due parti, vuol dire essere totalmente in malafede, in quanto il governo americano si è sempre schierato dalla parte di Israele.

Tale allineamento è sempre stato particolarmente forte già a partire dal conflitto del 1967, quando Israele mosse guerra agli stati confinanti, annettendo il restante 22% del territorio palestinese. Ciò causò una nuova ondata di profughi e portò a un’occupazione militare della Cisgiordania (inclusa Gerusalemme Est), di Gaza e delle alture del Golan in Siria, che si protrae da ormai 50 anni.

Dall’inizio di quella guerra, gli Stati Uniti hanno inviato miliardi di dollari di aiuti militari a Israele.

Il sostegno popolare presente negli USA nei confronti del governo israeliano è il risultato di due fattori principali: il fondamentalismo religioso sotto forma di sionismo cristiano radicale e il fatto che le lobby israeliane incassino denaro dai donatori sionisti, come il magnate del gioco d’azzardo Sheldon Adelson, finanziatore della campagna elettorale di Trump.

Si tratta di una combinazione di ragioni religiose e imperialiste. Il colonialismo israeliano nei territori palestinesi occupati è considerato dai leader occidentali come una “villa nella giungla”, circondata da “bestie selvagge” del mondo arabo.

L’attuale inquietudine espressa dai leader europei contro Trump è del tutto ipocrita. La nuova politica del presidente USA a Gerusalemme è infatti soltanto una forma più aperta della stessa politica maligna che l’Unione Europea sta portando avanti da molti anni.

Nonostante le ripetute affermazioni di “preoccupazione” sostenute dall’UE nei confronti degli insediamenti israeliani in Cisgiordania, questa in realtà incoraggia la pulizia etnica in corso del popolo palestinese.

L’Europa supporta e persino finanzia Israele con milioni di euro per programmi come Horizon 2020, che sovvenziona la ricerca Hi-Tech israeliana, trasferendo il denaro dei contribuenti europei al regime di apartheid e alle fabbriche di armamenti che testano le loro armi sui civili palestinesi.

Come sottolineato dal collega David Cronin di The Electronic Intifada, “il ministero per la Scienza e della Tecnologia israeliano è uno dei principali organi che coordinano il coinvolgimento dello stato in Horizon 2020. I suoi principali uffici sono localizzati a Gerusalemme est”.

In pratica dunque, l’UE riconosce già la sovranità israeliana su Gerusalemme, anche se in modo tacito rispetto a Trump. Una sorta di riconoscimento silenzioso. Tutte queste dichiarazioni di apparente sgomento nei confronti di Trump sembrano, dal mio punto di vista, molto più preoccupate per il fatto che il presidente riconosca apertamente e orgogliosamente lo stato d’Israele.

Di fatto, L’Unione Europea appare così tanto preoccupata da Israele da aver addirittura premiato Netanyahu con incontri di alto rango con il primo ministro francese Emanuel Macron e, in seguito, con i ministri degli Esteri dei paesi membri.

Le continue dichiarazioni di preoccupazione da parte dell’UE riguardo la continua pulizia etnica nei confronti dei palestinesi di Gerusalemme est e del resto della Cisgiordania occupata sono in realtà una copertura diplomatica, che mira al sostegno più esplicito degli Stati Uniti per Israele.

Ma tutto ciò non è nient’altro che un gioco mirato a distogliere l’attenzione dal reale supporto fornito dai leader occidentali a Israele. Finché l’UE e i suoi paesi membri si rifiutano di agire con concretezza contro la minaccia, l’apartheid e la pulizia etnica di Israele, questi continuerà a perpetrare i suoi crimini contro il popolo palestinese.

Ma un’azione del genere significherebbe la fine della vendita di armi a Israele e la fine dei finanziamenti dell’UE alle imprese di armi israeliane.

Traduzione di Lorenzo D’Orazio