'La vita oltre il muro. (De) scrivere la Palestina'. Nandino Capovilla e Muin Masri al Salone del Libro.

Sabato 12 maggio, alle ore 15, presso il Salone del libro di Torino si è svolto l’incontro “La vita oltre il muro. (De) scrivere la Palestina",   una tavola rotonda promossa da Michele Di Salvo editore e Traccediverse edizioni. 

Sono intervenuti: Muin Masri, “Io sono di là” (Traccediverse), Nandino Capovilla, “Aquiloni preventivi” (Mds), ha moderato Angela Lano, direttrice dell’agenzia stampa Infopal.it

Hanno partecipato alla tavola rotonda: Renzo Caddeo, responsabile per il Piemonte del Progetto Sviluppo dell’Arci “Disagio Giovanile a Gerusalemme est”, Paola Accardo, partecipante al campo di lavoro nell’ambito del Progetto Sviluppo dell’Arci in Palestina, Valeria Sangiorgi, Giulia Daniele, esponenti Donne in Nero – Torino. 

 
 
(don Nandino con mons. Michel Sabbah)

Don Nandino Capovilla ha parlato di "restituire la parola ai palestinesi, a cui è stata tolta, ma anche a quegli israeliani che stanno lottando a fianco dei palestinesi che da 40 subiscono una dura occupazione da parte del governo di Israele". E ha aggiunto che "i media raccontano una verità falsata, manipolata, deformata. Scrivono di ‘guerra’, ma la guerra è combattuta da due Stati e due eserciti a parità di forze. E questo non è il caso del conflitto israelo-palestinese. Questa è un’oppressione. I tg non raccontano ciò che realmente accade. Il nodo del conflitto è la colonizzazione israeliana. Esiste un piano per costruire oltre 20 mila case a Gerusalemme Est, quella che dovrebbe essere la capitale del futuro Stato palestinese. Allora, c’è qualcosa che non funziona e che non si dice. I giornali parlano di ‘terrorismo’ e di ‘lotta al terrorismo’ palestinese, ma durante l’assedio di Nablus ho visto bambini palestinesi disintegrati dai cannoni israeliani. E questo come si chiama? Chi ne ha scritto?

Il ‘Baby hospital’ di Betlemme, gestito da suore, curava 100 bambini palestinesi al giorno, ora non ne arriva più nessuno: sono bloccati dal Muro di separazione e dai checkpoint israeliani. Muoiono dall’altra parte, senza avere la possibilità di essere trasportati in ospedale. Un giornalista di un importante quotidiano italiano ha fatto visita al Centro, ha constatato di persona la terribile situazione, ha ascoltato la denuncia delle suore, ma cosa ha scritto il giorno dopo? Che i bambini soffrivano per un’epidemia e non perché non potevano avere accesso alle cure ospedaliere! Questa è l’informazione manipolata, falsata dei giornali. La verità è questa: Israele non rispetta la legalità internazionale. Questo andrebbe scritto e denunciato".

 Muin Masri ha affermato che "contro la Palestina si combattono due guerre: una militare, l’altra dell’informazione. I palestinesi le hanno perse entrambe. Nei miei libri racconto la vita reale, la mia gente. L’occupazione ci ha rubato tutto, anche l’infanzia, i sogni, i desideri. I palestinesi nascono e crescono sotto occupazione, non hanno tempo per riflettere, per pianificare il futuro. I ragazzi arrivano a 18 anni e sono senza lavoro, senza prospettive. Per noi palestinesi vivere in carcere o vivere fuori è la stessa cosa: tutta la Palestina è una grande prigione a cielo aperto". E ha aggiunto: "La Palestina è il ventre dell’umanità, la culla del cristianesimo e dell’islam. Non è facile separare il conflitto politico da quello religioso. L’Europa sta dalla parte di Israele anche perché gli israeliani sono europei. I palestinesi sono arabi…. I palestinesi sono come una donna che ha subito violenza: non vuole parlare perché si vergogna, ma vuole giustizia". 

         

 

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