L’analisi. “D’ora in poi, sei a Gerusalemme o a Yerushalayim”

MEMO. Di Saleh Awad. 6 dicembre 2017. I musulmani di tutto il mondo hanno il cuore in gola, per timore che Trump riconosca a tutti gli effetti Gerusalemme come “la capitale eterna di Israele”. Molti politici arabi e musulmani  preparano dichiarazioni di condanna o supplicano Trump a non procedere, mentre alcuni predicatori della moschea aspettano venerdì, dopo aver preparato parole e frasi ferme al riguardo. Tuttavia, non tutti i predicatori sono d’accordo; in Arabia Saudita alcuni hanno già detto che l’America valuta la sicurezza e la stabilità nel mondo e che non hanno problemi con i sionisti.

Molte persone nella regione patiranno dolore e dispiacere per Gerusalemme, e attenderanno i loro leader per fare qualcosa; in fondo, sperano e credono che, forse, solo forse, Trump in realtà non farà una tale dichiarazione. Pregano di non essere umiliati più di quanto non siano già stati, ma dimenticano che gli eventi della Nakba del 1948 sono finiti da molto tempo.

Ciò che resta di Gerusalemme dopo che gli Israeliani hanno raso al suolo il quartiere marocchino, trasformato il Muro Buraq nel Muro del Pianto, distrutte le tombe di alcuni dei compagni del Profeta Muhammad, sfollati i gerosolimitani, demolite le loro case e impedito loro di  ricostruirle, e  riempito la città di ebrei di tutto il mondo? Cosa rimane di Gerusalemme per i musulmani che piangono?

Forse trovano conferma nelle loro certezze che il massimo che l’Organizzazione della cooperazione islamica e la Lega Araba possano fare è rilasciare una dichiarazione chiedendo agli Stati Uniti di studiare le conseguenze delle sue azioni e chiudere con un appello a non compiere un passo così pericoloso. Probabilmente una dichiarazione verrà rilasciata martedì prossimo, dopo l’incontro previsto alla sede della Lega araba al Cairo. Intanto, i funzionari arabi continuano a impegnarsi in progetti sospetti per imporre l’affare del secolo” ai Palestinesi, esortandoli ad accettare solo una minima parte dei loro diritti legali e umani, alla luce dell’assedio di Gaza, per il fatto che tutti hanno hanno girato loro le spalle, demonizzandoli.

Tuttavia, la sorpresa, per musulmani e arabi oppressi, per le decisioni degli Stati Uniti significa che i brutali messaggi coloniali dell’occupazione militare israeliana non sono entrati nella coscienza dell’élite politica e intellettuale della Umma. Significa anche che il vero approccio degli americani negli ultimi decenni non ha ancora raggiunto il cuore degli arabi e dei musulmani.

Trump e l’amministrazione degli Stati Uniti non sono disposti a prendere in considerazione le emozioni dei musulmani, e non sono neanche un po’ commossi dalle loro suppliche. La questione è legata a un percorso strategico che richiede la fine dell’influenza del mondo musulmano e un aumento della sua oppressione morale, prima di gettarla in un labirinto di frustrazione e declino.

Le successive amministrazioni USA hanno distrutto l’Iraq, l’Afghanistan, la Somalia e la Siria, fornendo a Israele le armi più moderne per dislocare e uccidere i Palestinesi e il popolo libanese. Gli USA hanno commesso più crimini di quanti se ne possa scrivere e si oppongono alla presa di posizione di oltre 150 stati membri dell’ONU che si oppongono all’annessione illegale di Gerusalemme da parte di Israele.

Lasciate che Trump proceda, come i Crociati prima di lui; hanno trasformato la moschea al-Aqsa in scuderia. Tuttavia, sia chiaro che la storia non si muove in linea retta e nessuno può contare su eventi futuri con un certo grado di certezza. Il centro dell’azione si sposta da un luogo all’altro e da nazione a nazione.

Deve anche essere chiaro a tutti noi che il discorso previsto da Trump non aggiungerà nulla a ciò che già sappiamo; dopotutto, ci aspettiamo solo il male da lui. Se procede a spostare l’ambasciata degli Stati Uniti da Tel Aviv a Gerusalemme, la sua posizione darà ai Palestinesi ulteriori munizioni per la  rivoluzione; e darà agli arabi e ai musulmani un solido punto di riferimento.

D’ora in poi, l’amicizia con gli Stati Uniti diventerà un crimine, così come non riuscire a difendere Gerusalemme e Al-Aqsa diventerà un crimine. In effetti, d’ora in poi, non c’è spazio per nessuna “zona grigia” o ambiguità; sei o con Gerusalemme o con Yerushalayim. Possa Dio concederci la Sua Misericordia. Amen.

(Foto: le forze israeliane fanno la guardia mentre i Palestinesi si radunano per entrare nella moschea al-Aqsa, il 27 luglio 2017 – Agenzia Mostafa Alkharouf/Anadolu).

Traduzione di Edy Meroli