Le autorità israeliane proseguono l’ondata di demolizione in tutto il territorio occupato

397433CGerusalemme-Ma’an. Lo scorso martedì le autorità israeliane hanno proseguito la loro ondata di demolizione nella parte est occupata di Gerusalemme e in Cisgiordania, distruggendo due edifici nei quali vivevano moltissime famiglie. Hanno inoltre distrutto un’aula, un ristorante, quattro cisterne per l’acqua e parte di una casa. Gruppi per i diritti umani hanno affermato che questo genere di operazioni sono aumentate drasticamente negli ultimi mesi.

Tre edifici distrutti nella Gerusalemme est.

Sedici palestinesi, inclusi molti bambini, sono rimasti senza casa martedì scorso, dopo che bulldozer israeliani scortati dalla polizia e ispettori municipali di Gerusalemme, hanno demolito due case nella parte est della città, nel quartiere di al-Tur, nel bel mezzo della notte.

I due edifici residenziali, che ospitavano due appartamenti di 180 metri quadri, appartenevano ai fratelli Taysir, Jasir e Ahmad Abu al-Hawa.

Taysir ha detto ad Ma’an che l’esercito israeliano è arrivato alle 3 del mattino e ha fatto evacuare di forza le famiglie dai loro appartamenti, senza permettergli di recuperare i loro effetti personali.

La famiglia al-Hawa dal 2010 chiede alle autorità municipali il permesso di poter costruire. Le autorità hanno sempre negato il consenso. Dunque Taysir decise di iniziare a costruire le abitazioni senza permesso.

Ha aggiunto inoltre, che la sua famiglia stava già pagando 280.000 Shekel (74,645.80 dollari), per una tassa imposta dal comune di Gerusalemme per coloro che non hanno i permessi, prima che le case fossero distrutte.

Abu al-Hawa ha aggiunto che l’operazione di evacuazione è avvenuta inaspettatamente, poiché l’avvocato della famiglia aveva ottenuto un paio di mesi prima un permesso che garantiva la non evacuazione per i sei mesi successivi.
L’udienza riguardante il caso è fissata il prossimo martedì mattina.

Nel frattempo, nel quartiere di Beit Safafa ad est di Gerusalemme, le autorità israeliane hanno demolito un ristorante senza preavviso. Dichiara il proprietario Imad Burqan.

Imad ha riferito a Ma’an che aveva cercato di ottenere una licenza per costruire ma gli era stata negata dalle autorità israeliane. Così 20 anni fa decise di costruire il ”Ristorante Mediterraneo” senza permesso.

Un portavoce del comune di Gerusalemme lo scorso martedì, ha riferito a Ma’an che le autorità di zona di Gerusalemme, hanno applicato gli ordini di demolire le strutture costruite senza permesso nei quartieri di al-Tur e di Beit Safafa.

Il portavoce ha confermato che i permessi non venivano concessi e che entrambi i ricorsi sono stati respinti sostenendo che le case della famiglia al-Hawa fossero costruite in ”un’area destinata a strutture pubbliche” e che il ristorante fosse costruito in ”un’area destinata alla costruzione di una strada che collega il quartiere.”

Nel frattempo il comune promette di ”continuare ad applicare la legge allo stesso modo, in tutte le aree della città per preservare le aree pubbliche e garantire l’accessibilità alle comunità locali”. Di fatto, Israele offre molto raramente permessi per costruire nel territorio palestinese occupato, costringendo i palestinesi a costruire illegalmente.
Secondo l’Istituto di Ricerca Applicata di Gerusalemme (ARIJ), le procedure di rilascio dei permessi per costruire nella parte est di Gerusalemme richiedono molto tempo, a volte anche anni, mentre l’applicazione dei costi potrebbe arrivare fino a 300,000 Shekel (79,80 dollari).

Come risultato, i palestinesi nella parte ad est di Gerusalemme (l’82% dei quali vive sotto la soglia di povertà), costruiscono senza permesso. Solo il 7% dei permessi a Gerusalemme sono destinati a famiglie palestinesi, secondo il quotidiano israeliano Haaretz.

Secondo gli abitanti palestinesi ad est di Gerusalemme, l’alto prezzo delle licenze è visto come una delle diverse strategie che il governo israeliano usa per traslocare forzatamente le comunità palestinesi a beneficio dei coloni israeliani.

Durante tutta l’estate la campagna di demolizione di edifici palestinesi ha raggiunto livelli mai visti prima. In meno di 24 ore, verso la fine di luglio, 30 famiglie palestinesi sono rimaste senza casa, dopo che Israele ha distrutto case nei quartieri di Issawiya e Ras al-Amoud e nel villaggio di Qalandiya in Cisgiordania, nel distretto di Gerusalemme.

Aula demolita nella comunità beduina

Nel frattempo, lo scorso martedì mattina, le autorità israeliane hanno demolito un’aula in una scuola della comunità beduina di Abu Nuwwar. Buona parte del contenzioso è il ”corridoio E1”, situato ad est di Gerusalemme.

Il portavoce della comunità di Abu Nuwwar Dawud al-Jahalin ha dichiarato a Ma’an che i bulldozer israeliani, hanno demolito un’aula nella quale veniva offerta istruzione a 15 bambini di terza elementare. E’ stato inoltre livellato il cortile della scuola.

La scuola era una struttura mobile costruita con legno e latta donata dalla Commissione Europea.

Un portavoce del COGAT (agenzia israeliana responsabile dell’attuazione di politiche nel territorio palestinese), ha dichiarato a Ma’an, in risposta ad una richiesta di commentare le misure attuate nei confronti delle strutture costruite illegalmente e senza le necessarie autorizzazioni di Abu-Nuwwar:

”Le strutture sono state demolite dopo l’applicazione di misure di esecuzione e l’emissione delle relative ordinanze. E’ importante notare che la struttura è stata costruita un paio di giorni fa, nello stesso posto dove c’era un’altra struttura illegale”.

Israele è di continuo sotto condanna internazionale, poiché le demolizioni avvengono utilizzando fondi stanziati dall’Unione Europea. Alcuni accusano il governo israeliano e ritengono che stia distruggendo molti edifici palestinesi in seguito alla decisione dell’UE, lo scorso novembre, di rafforzare le leggi sull’etichettatura. Tramite queste leggi è possibile poter indicare se il prodotto sia stato fatto in uno dei 196 insediamenti illegali di Israele.

Il Coordinatore Umanitario dell’ONU in Palestina Robert Piper, lo scorso mese ha avvertito l’accrescersi del rischio nel trasferimento della comunità di Abu Nuwwar, uno dei diversi villaggi beduini che sta affrontando un trasloco forzato a causa delle autorità israeliane che vogliono costruire migliaia di case per soli ebrei nel corridoio E1.

Il ”corridoio E1” è una zona contesa e immessa dal governo israeliano per annettere la parte orientale di Gerusalemme con il mega insediamento di Maale Adumim. Esso taglia virtualmente l’occupato territorio della West Bank a metà e rende di fatto impossibile la creazione di uno stato palestinese contiguo.

Una scuola nella comunità beduina di Khan al-Ahmar, anch’essa situata sul territorio E1, parzialmente finanziata da un’organizzazione italiana, è destinata da molto tempo alla demolizione.

In risposta ai più recenti ordini di demolizione della scuola, Jamal Dajani direttore della comunicazione strategica presso il primo ministro palestinese, ha riferito che le comunità israeliane usano ”ogni scusa” per evitare l’avanzamento delle comunità palestinesi nell’Area C, aggiungendo che Israele non dovrebbe permettersi di privare i figli delle famiglie palestinesi di opportunità educative.

”L’istruzione palestinese rappresenta una minaccia per Israele?”, si domanda Dajani.

Casa parzialmente distrutta nei pressi di Betlemme

Lo scorso martedì le forze Israeliane hanno anche demolito tre camere, inclusa la cucina, di una casa nel villaggio di Beit Jala, nel distretto a sud della West Bank, sostenendo che le strutture fossero state costruite senza il permesso delle autorità israeliane.

Fonti locali hanno riferito a Ma’an che i bulldozer israeliani hanno demolito parte della casa che è situata nelle vicinanze dei Tunnel check-point al sud di Gerusalemme.

Quando è stato contattato per commentare il caso, un portavoce del COGAT ha detto a Ma’an che Beit Jala non ricade sotto la sua giurisdizione ma sotto quella del comune di Gerusalemme, nonostante Beit Jala sia situata nella West Bank.

Lo scorso mese, le forze di demolizione israeliane hanno demolito un edificio lasciando senza casa 20 palestinesi nel quartiere di Bir Ouna. In un giorno un totale di 70 palestinesi sono stati costretti ad abbandonare le loro case.

Nel frattempo Israele è stato sottoposto a forti critiche a causa dell’alto tasso di insediamenti illegali nell’area e recentemente ha approvato il piano per la costruzione di 770 insediamenti su 1200 tra gli insediamenti illegali di Gilo e Beit Jala a luglio.

Le truppe israeliane hanno demolito quattro pozzi utilizzati per fornire acqua alle pecore e alla coltivazione dei terreni agricoli di Jurat al-Kheil, zona ad est di Sair nel sud della West Bank, distretto di Hebron.

Israele raramente concede ai palestinesi il permesso di costruire nella West Bank e nella zona ad est di Gerusalemme. E’ stato stimato che ci siano 550.000 insediamenti ebrei israeliani. Questo vuol dire che gli è stato concesso di costruire case ed espandere le loro proprietà molto più facilmente rispetto ai palestinesi.

Quasi tutti i permessi palestinesi di costruzione nell’Area C (il 60% della West Bank è sotto il controllo dell’esercito israeliano), vengono negati dalle autorità israeliane costringendo i palestinesi a costruire illegalmente.

Le demolizioni nei territori della West Bank e ad est di Gerusalemme hanno visto un’impennata senza precedenti negli ultimi mesi. Secondo i dati offerti dall’ONU, le autorità israeliane hanno demolito 769 strutture palestinesi quest’anno. Un grande aumento se consideriamo alle 531 strutture abbattute nel 2015.

Traduzione di Salvatore Garofalo