Le parole che ingannano.

Riceviamo e pubblichiamo.

Come l’uso delle parole può mutare la percezione dei fatti da parte di un
pubblico sempre più disattento e facile da manovrare.

Il linguaggio è un mezzo potente ma ingannevole. Esso può essere usato per trasmettere la sofferenza di alcuni, ma può anche servire per coprire
sordide azioni spiacevoli da manifestare apertamente. In nessun luogo più
che in Israele le parole sono adulterate per fini politici. Non è un
mistero che Israele impieghi una legione di ben finanziati esperti di
propaganda ed utilizzi una schiera di membri compiacenti dei media allo
stesso scopo. Proprio come la oscena sproporzione di mezzi militari nel
conflitto in atto, anche i mezzi linguistici più efficaci restano
appannaggio dei propagandisti filo-israeliani. L’uso che fanno dei termini
serve ad offuscare ed a ripulire le azioni israeliane contro una popolazione
essenzialmente indifesa, a perpetuare le ingiustizie e contribuisce a
continuare l’occupazione ed il furto di più terre da parte di Israele.
Per esplicitare la situazione e riuscire a vedere attraverso la nebbia,
questo glossario traduce una piccola frazione degli abusati termini del
periodo post-Oslo.

Detenzione amministrativa

Arresto senza accuse, processo, giudizio, a volte senza rappresentanza
legale, a termine indefinito. La detenzione di solito ha luogo nelle
prigioni e nei campi di internamento del deserto del Negev.

Negoziati bilaterali

Confisca di terre. Israele confisca/ruba delle terre, e poi, per legalizzare
le sue pretese, imbastisce dei "negoziati bilaterali". Resta sottinteso che
non vi sono stati negoziati bilaterali per i palestinesi riguardo le terre
all’interno della Linea Verde.

Rete delle autostrade bypass

Strade per soli israeliani attraversanti tutti i territori palestinesi
occupati nel 1967 – la manifestazione concreta della politica di apartheid e
prepotenza. Tutte le proprietà palestinesi che si avvicinino di un certo
raggio arbitrario alle strade vengono demolite con i bulldozers, tutti gli
alberi sradicati. Le autostrade si chiamano "bypass" per il fatto che esse
evitano le città palestinesi.

Colto nel fuoco incrociato

Deliberatamente assassinato

Checkpoints

Posti di blocco/tortura, che strangolano le attività economiche delle
città palestinesi, chiudendone le strade d’accesso, e torturano il popolo
indiscriminatamente, obbligandolo a restarvi per ore, in piedi, sotto il
sole cocente o sotto la pioggia e sottoponendolo a vere e proprie
vessazioni, fisiche e psicologiche, a discrezione dei militari che lo
controllano.

Scontri

Un contesto impari. Il termine "scontri" suggerisce un confronto tra due
forze alla pari. Israele, però, è il quarto esercito al mondo, il popolo
palestinese è pressocché indifeso e disarmato.

Aree militari chiuse

Linea rossa che osservatori stranieri e stampa non devono varcare per non
essere testimoni dei crimini e delle devastazioni compiuti dalle forze
d’occupazione.

Chiusura

Assedio e coprifuoco. Quando il coprifuoco va avanti per settimane rende un inferno la vita dei cittadini civili innocenti.

Ciclo di violenza

Violenza sproporzionata. "Esso suggerisce, nell’ipotesi migliore, due parti
equivalenti e non il fatto che i palestinesi resistono con la violenza ad
un’oppressione violenta". John Pilger, New Statesman, 1 luglio 2002.
"Sì, c’è un ciclo e la violenza è sproporzionata, ma ciò che manca è il
contesto. Perché c’è violenza? La spiegazione standard, quando c’è, è
che vi sia "odio da entrambe le parti". Ma, dal momento che gli israeliani
sono come noi (amano divertirsi ed i bambini) e noi non odiamo nessuno,
allora l’odio deve esserci dall’altra parte, da parte dei palestinesi.
Aggiungiamo nel mix la storia delle persecuzioni ebraiche e si otterrà un
ciclo di violenza basato sull’odio arabo verso gli ebrei. Siamo così
arrivati al capolinea della propaganda israeliana". Nabil Abraham

Democrazia

Etnocrazia sciovinista. Durante gli anni dell’apartheid, anche il Sudafrica
si definiva "democratico" e, giustamente, veniva ridicolizzato per questa
pretesa. Israele non è molto diverso, ed il suo sistema politico non può
definirsi democratico a causa dell’oppressione sistematica verso gli
"altri".
La democrazia è inclusiva: il sistema politico israeliano esclude una larga
fetta di popolazione. Israele è l’unico paese a fare una distinzione tra
cittadinanza e nazionalità. Dunque, i palestinesi che vivono in Israele
hanno cittadinanza israeliana ma nazionalità "araba". La democrazia si
applica a coloro che sono di nazionalità ebraica, non ai cittadini dello
stato. Persino i diritti di membri arabi della Knesset sono accuratamente
ridotti. I palestinesi dei territori occupati hanno zero diritti (umani e
democratici), nonostante siano obbligati a pagare tasse ad Israele – tipico
caso di tassazione senza rappresentanza.

Fattori demografici

"Neologismo per impedire agli arabi di sorpassare il numero di israeliani
ebrei" – Nabil Abraham

Deportazione

Espulsione o esilio. Definizione di deportazione da dizionario: bandire
dalla terra natale una persona indesiderata. Dal momento che i palestinesi
sono i nativi, dunque i residenti legali, la loro espulsione è un esilio
imposto. Inoltre, il termine deportazione implica che gli israeliani stiano
perseguendo procedure legali. La natura dubbia dei processi d’appello e la
demolizione sistematica e simultanea delle abitazioni delle vittime violano
le Convenzioni di Ginevra.

Risposta sproporzionata

L’ammonimento più severo fatto dal governo USA riguardo ai bombardamenti e gli assassinii perpetrati da Israele. Per implicazione, è accettabile la risposta "proporzionata" – cioè uccidere meno persone. Il fattore complicante delle solite azioni israeliane è la copertura da parte della
stampa. Comunque, le risposte "proporzionate" sono, di norma, ignorate.

Territori disputati

Territori occupati. Questo termine fu coniato dall’amministrazione Clinton.
Il suo linguaggio riflette la preferenza politica e la natura dei "mediatori" USA (vedi "onesto mediatore").

Fatti sul terreno

Colonie. Al meglio esse vengono considerate merce di scambio, al peggio
vengono considerate immutabili.

Negoziato dello status finale

Chimera. La struttura di Oslo prevedeva negoziati che trattassero fatti
importanti per risoluzione del conflitto. Ma questo tipo di negoziati veniva
sempre rimandato al futuro. I negoziati reali trattavano sempre di questioni
di interesse israeliano, come ad esempio la sicurezza, la confisca di
ulteriori terre (vedi Rete delle autostrade bypass) etc…

Generosa offerta

Richiesta di resa totale. Tutto ciò che Israele offre è generoso, e
dovrebbe essere accettato. La "generosa offerta" di Camp David consisteva
nell’offerta di una frazione dei Territori Occupati, senza controllo sui
confini, limitata rimozione degli insediamenti e nessuna sovranità e questo
fu definito "generoso". Nei negoziati leali e senza secondi fini, ogni parte
ha il diritto di rifiutare un’offerta senza essere minacciata.

Zone verdi

Fuori i palestinesi. "Aree residenziali palestinesi occupate da Israele, che
Israele definisce "protette per ragioni ambientali". Un colpo di mano legale
per impedire lo sviluppo palestinese". – Nabil Abraham

Trattenuto in detenzione

Ostaggio. Pratica comune durante la prima intifada, mediante cui le forze
israeliane d’occupazione imprigionavano membri della famiglia di persone
ricercate. Decine di ostaggi libanesi hanno languito in carcere senza
imputazione, processo e senza prospettiva di venirne fuori. Shaykh Ubayd è trattenuto, in questo modo, da più di 13 anni. La loro prigionia continua
anche se l’occupazione israeliana del Libano del sud è parzialmente finita.

Onesto mediatore

Gli Stati Uniti. Il paese che fornisce ad Israele la maggior parte delle
armi ed il maggior sostegno economico – miliardi di dollari all’anno a fondo
perduto.

Incursione

Attacco. "L’ultimo eufemismo, "incursione", è stato preso dal vocabolario
di bugie coniato in Vietnam. Significa assalire degli esseri umani con
carriarmati ed aerei da guerra". – John Pilger, New Statesman, 1 luglio
2002.

Instillare odio

Le notizie, la cultura e l’educazione palestinese. Insomma tutto ciò che
descrive le conseguenze dell’occupazione al suo popolo. Il termine
"instillare l’odio" è usato per descrivere ogni agenzia informativa
palestinese che racconti ciò che è avvenuto ed avviene in Palestina. E’ la
giustificazione per i bombardamenti, le chiusure e le distruzioni di
televisioni, radio, e giornali palestinesi e per l’attacco a diverse scuole.
E’ inoltre una giustificazione per impedire a tutti giornalisti palestinesi
di essere accreditati. Infatti agli israeliani non piace essere definiti
assassini, ladri e occupanti. Ai palestinesi non è permesso convogliare ad
altri le loro esperienze. L’esistenza dei palestinesi è criminalizzata, e
così pure la loro voce.

IDF- Forze Israeliane di Difesa

Forze d’occupazione. L’acronimo conferisce una certa legittimità, ma è un
eufemismo fuorviante per un esercito d’occupazione pienamente equipaggiato.

Azionare la leva

Offerta che non puoi rifiutare. "In pratica, Israele ha in mano la maggior
parte delle "carte" ed usa la popolazione palestinese come ostaggio per
obbligare la leadership palestinese a concedere richieste sempre più
onerose" – Dott. Majed Nassar.
Israele desidera determinare la struttura dei negoziati sulla base della
forza più che su quella della giustizia.

Uomo di pace

Criminale di guerra.

Militanti

La resistenza. I media occidentali non possono riferirsi alla resistenza
palestinese come "militari", perché, ovviamente, questo termine non può
essere applicato in questo contesto. Il termine "militanti", a questo punto,
convoglia comunque l’immagine di bande armate, e dunque rende piu’ semplice
giustificare gli assassinii israeliani. (vedi assassinii mirati)

Moderata pressione fisica

Tortura. Israele è l’unico paese al mondo in cui la tortura sia legalizzata
ed usata di routine.

Crescita naturale

Espansione premeditata delle colonie. Giustificazione per continuare ad
espandere le colonie. Ogni volta in cui si chiede ad Israele di smettere di
costruire insediamenti coloniali su territorio occupato, esso risponde che
che l’espansione delle colonie esistenti è necessaria per soddisfare la
"crescita naturale", cioè l’arrivo continuo di immigranti colonialisti.
Molte colonie hanno una grossa percentuale di case vuote. Per quale motivo c’è bisogno di ulteriore espansione?

Neighbour practice (Uso di residenti)

Scudi umani. "L’uso di un residente locale come scudo umano e’ un crimine di guerra. Ciò è stato confermato, in televisione, dall’ex presidente della Corte Suprema Militare. La Quarta Convenzione di Ginevra proibisce
espressamente l’ uso di persone "protette" (come la convenzione definisce
gli abitanti di un territorio occupato) a questo scopo. Questa pratica, come
quella di obbligare i residenti a girare attorno ad una costruzione che si
sospetta sia stata minata, è simile all’assassinio di ostaggi in
rappresaglia per azioni della resistenza. Questa è una pratica molto
utilizzata, a cui è stato dato un appellativo militare regolare, "neighbor
practice". – Uri Avnery, Palestine Chronicle, 19 agosto 2002.

Dintorni

Colonia. Gli israeliani ed i loro apologeti insistono che Gilo sia un altro
dei dintorni di Gerusalemme. In effetti, esso è stato costruito su
territorio illegalmente confiscato, dunque è una colonia.

Senza permesso di costruzione

Ordine di demolizione. Una scusa per demolire le case palestinesi. Le
costruzioni israeliane costruite senza permesso sono risparmiate e, difatti,
nessuna abitazione israeliana è stata mai demolita per tale motivo. In
genere, i palestinesi non ottengono il permesso di costruire.

Operazione X

Un altro attacco. Alle operazioni militari viene dato un nome che le renda
più gradevoli – si tratta di un vecchio trucco militare. Ogni giornalista
che si riferisca ad un attacco su di un campo profughi utilizzando il nome
dato dai militari all’operazione, come minimo, non è obiettivo.

Processo di pace

[Nota: la pronuncia, in inglese, di questo termine, da parte di Ariel Sharon
è "piss process". Sharon si riferisce spesso alla "pace" come ad un
risultato. Lui è sempre a favore del "processo di pace", mai della pace].
Trucco per placare l’opinione pubblica mondiale. Processo perpetuo che non intende giungere a nessuna conclusione. Mezzo per guadagnare tempo e consolidare la presa israeliana sui territori occupati, espandendo i "fatti
sul terreno", cioè le colonie. Dal loro punto di vista, più lunghi sono i
negoziati che portano ad infinite trattative, meglio è. Di tanto in tanto,
se i negoziati fanno progressi, c’e’ bisogno di una pausa, ad esempio le
elezioni, dopo le quali è tempo di ricominciare tutti i negoziati daccapo.

Investigazione pendente

Caso chiuso. Di 25 investigazioni condotte dall’esercito israeliano negli
ultimi 22 mesi, sei sono state chiuse senza alcun risultato, le altre devono
ancora essere completate. "L’esercito difficilmente apre inchieste su casi
di omicidi extragiudiziari", ha detto Lior Yavne, portavoce di B’tselem.
"L’esercito si comporta fondamentalmente con impunità. I soldati hanno
capito che possono fare tutto ciò che vogliono senza affrontare problemi" –
Marie Colvin, "Morte crudele di un eroe locale della Cisgiordania", Sunday
Times, 21 luglio 2002.

Ritiro a tappe

Spostamento a malincuore delle forze d’occupazione da un’area scelta a caso, secondo una tabella di date che esso determina, ma solo dopo aver avuto la garanzia che la popolazione locale sarà controllata a soddisfazione.
Chiaramente non vengono smantellate le colonie, ma viene solo sgombrata
l’area in cui il costo dell’occupazione e’ divenuto troppo alto.

Prova di residenza

Confisca della carta d’identità. I residenti palestinesi di Gerusalemme
sono spesso obbligati a mostrare le loro carte d’identità come prova dei
loro diritti di residenza. Spesso la polizia le confisca e colui che subisce
la confisca perde il diritto di residenza. Le famiglie coinvolte spesso
perdono le loro abitazioni e vengono "trasferite". Le vittime di questa
politica di "transfer" burocratico sono migliaia. Le carte d’identità, di
norma, non vengono sostituite: le vittime, infatti, non possono dimostrare
la loro residenza perchè la carta precedente è stata confiscata. Fotocopie
della carta d’identità non vengono considerate prove valide per la
sostituzione dei documenti.

Far entrare quanti piu’ ebrei è possibile e scacciare i palestinesi.

"Riteniamo moralmente sbagliato che questo diritto legale sia concesso a
noi, mentre il popolo che avrebbe maggiore diritto ad un genuino "ritorno",
dopo essere stato costretto ad andar via con la forza e la minaccia del
terrore, ne viene escluso", lettera di ebrei britannici che rinunciano al
loro "diritto al ritorno", The Guardian, 8 agosto 2002.
Il "diritto al ritorno" richiede la determinazione a scacciare la
popolazione nativa.

Rocce

Pietre. I palestinesi lanciano pietre ai soldati nei carriarmati e nei
veicoli corazzati – un simbolo di sfida e resistenza.

Sicurezza

La loro sicurezza. Richiede che gli occupanti non siano attaccati, e che la
violenza non entri in Israele. Il termine "sicurezza" si riferisce sempre a
quella di Israele, mai a quella palestinese.

Insediamento

La terra rubata. Villaggi per soli ebrei costruiti su terra confiscata ai
palestinesi in maniera violenta. Lo scopo degli insediamenti è ottenere una
pretesa permanente in quella terra ed impedire la formazione di uno stato
palestinese. Questi villaggi appaiono sempre sulle mappe israeliane, mentre
i villaggi palestinesi la cui terra è stata confiscata per la costruzione
degli insediamenti, scompaiono prontamente dalle stesse mappe.

Roccaforte del terrorismo

I campi profughi, abitati da centinaia di migliaia di palestinesi scacciati
dai villaggi conquistati da Israele.

Sospetto

Motivo valido per imprigionare o assassinare (vedi detenzione
amministrativa).

Assassinii mirati

Assassinio in cui un comandante militare ha il ruolo di giudice, giuria e
boia. La Convenzione di Ginevra lo definisce "crimine di guerra".
"Nessuno si chiede se tutte quelle persone assassinate siano davvero
terroristi, o vi siano prove che essi lo erano, o che lo potessero
diventare". – Edward Said, Punizione in Dettaglio, 8 agosto 2002.

Terrorismo

Resistenza, violenza in risposta. Una popolazione oppressa ha il diritto di
resistere e di usare violenza se non ha alternative. La sua violenza è definita "terrorismo" ed e’ considerata "illegittima". La violenza di
Israele è sempre dipinta come quella dalle caratteristiche del "riscatto".


Pianificazione urbana

"Eufemismo per la sostituzione dei palestinesi con gli ebrei, reminiscenza
di alcuni usi della "pianificazione cittadina" negli USA" – Noam Chomsky, La Nuova Intifada.

Transfer

Osceno eufemismo per "pulizia etnica", il quale è esso stesso un eufemismo.

Rapporti non confermati

Racconti dei furti ad opera delle forze israeliane. I rapporti sono
confermati solo quando lo dicono gli israeliani o quando li riporta qualche
giornalista occidentale. Il racconto palestinese dei fatti non è sufficiente a sottoscrivere un rapporto, e, al massimo, viene accompagnato
dall’aggettivo "presunto".

http://www.arabcomint.com/glossariooccupaz.htm

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