Le restrizioni israeliane contro le prigioniere palestinesi.

Ramallah – Infopal. La sezione della Cisgiordania della Fondazione Mandela denuncia il progressivo degrado delle condizioni delle prigioniere palestinesi nella prigione di Ha Sharon, a causa di misure prese recentemente dall'amministrazione penitenziaria.

La Fondazione Mandela riferisce della situazione della prigioniera Ahlam at-Tamimi, di Ramallah, in carcere dal 14 settembre 2001, condannata a 16 ergastoli e 20 anni (!): “La situazione in questa come nelle altre carceri, vede un progressivo inasprimento delle condizioni a causa dei provvedimenti dell'amministrazione carceraria presi dopo le iniziative e gli scioperi della fame di aprile: sono aumentate le ispezioni e le umiliazioni delle prigioniere allo scopo di fiaccarne il morale”.

La Tamimi afferma che le prigioniere hanno il morale alto ed una volontà incrollabile: “Come i nostri fratelli palestinesi prigionieri, saremo sempre con loro in ogni iniziativa di lotta che adotteranno, finché gli obiettivi non verranno raggiunti”.

La Fondazione riporta anche le parole di Qahira as-Sa'di, del campo profughi di Jenin, in carcere dall'8 maggio 2002, condannata a tre ergastoli: “La situazione delle prigioniere nel carcere di Ha Sharon è difficilissima, poiché si assiste ad un inasprimento mai visto prima da parte dell'amministrazione allo scopo di togliere loro tutti i diritti”.

La Sa'di, madre di quattro figli, si lamenta della mancata visita di due di loro, impedita a causa della loro età (hanno raggiunto i 16 anni), così adesso teme che anche gli altri, quando compieranno 16 anni, non potranno più visitarla…Tra l'altro, gli unici che possono visitarla sono proprio questi due figli minori di 16 anni. I suoi genitori sono ormai morti, e i suoi fratelli sono ex prigionieri ai quali viene impedito di renderle visita in carcere per 'motivi di sicurezza'.

Tutte le prigioniere palestinesi si rivolgono perciò a tutte le parti competenti affinché formino dei comitati operativi per organizzare iniziative che portino all'ordine del giorno la questione dei prigionieri e delle prigioniere, aiutando queste ultime a sostenere le politiche vessatorie dell'amministrazione carceraria isareliana. Esse inoltre chiedono che delegazioni di medici specializzati possano entrare nelle carceri per seguire lo stato di salute di quelle prigioniere alle quali le autorità occupanti negano le cure.

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