Lettere al Manifesto.

Lettere di protesta al Manifesto

Gentile redazione,

leggo sul Manifesto del 24 gennaio, in prima pagina, un farneticante articolo di Valentino Parlato. 

Mai mi sarei aspettata di leggere sul Manifesto, forse l’unico giornale in Italia, dove si trovano articoli coerenti sulla realtà dei Territori Occupati palestinesi, un concentrato di retorica di questo livello. Parlato scrive tra le altre cose, che gli israeliani non sono paragonabili ai razzisti sudafricani, che gli israeliani non sono gli afrikaner. Vorrei ricordare a Parlato, che proprio Nelson Mandela ha definito quella che avviene in Palestina “la nuova apartheid del nostro secolo”, sempre di Mandela un altra storica frase "la Palestina è la questione morale del nostro tempo".   

L’ipocrisia di parlato non si ferma qui, il suo articolo è pubblicato sulla stessa pagina in cui si trova un altro articolo “Gaza assalta il confine per fame”. Parlato critica il boicottaggio legittimo, anzi necessario, al quale hanno già aderito scrittori di fama internazionale e lo fa proprio mentre i telegiornali di tutto il mondo mostrano il popolo disperato di Gaza che si ammassa per insinuarsi nella breccia del muro, per sfuggire alla condanna di una lenta agonia causata dallo Stato d’Israele e dall’embargo di cui l’UE è complice.  

Mi sembra sufficiente aver sottolineato alcuni punti di un articolo privo di qualsiasi logica e coerenza, totalmente fuori dalla realtà e che punta solo a difendere l’operato d’Israele con una retorica populista e pressapochista. Dal Presidente di un giornale, il “mio “ giornale, mi sarei aspettata qualcosa di meglio, ed è per questo che è alla redazione che mi rivolgo e non all’autore dell’articolo. 

Elisabetta Filippi

C’è chi riesce ad essere equanime con tutte le vittime.
Noi non possiamo.
Non c’è ingiustizia peggiore, né peggiore ipocrisia
che fare parti eguali tra diseguali.
Franco Fortini

ONORE DI CHE?

Il testo con cui oggi, 24 gennaio 2008, Valentino Parlato condanna
quanti sono impegnati a boicottare la criminale edizione della Fiera
del Libro (dove si vorrebbe ospite d’onore Israele) andrebbe stampato
in milioni di copie e fatto girare ovunque.
E’ un testo che offre molte ragioni proprio a chi vuole boicottare la
Fiera .
Cosa dice Parlato?
Qualunque cosa hanno commesso o commettono gli israeliani vanno
giustificati, non li si può condannare oltremodo perché loro, gli
israeliani, hanno subito forti persecuzioni da parte dei cattolici
prima e dei nazisti poi.
Ora, ditemi quale uomo o donna con un minimo di senno può pensare un
abominio del genere.
Io credo che nemmeno i filo-israeliani che andranno alla Fiera (se
rimarrà come voluto dal Comitato che gestisce l’Ente, il cui capo è
iscritto alla Loggia P2, tessera 2095), possano prendere le parole di
Parlato per recarsi a Torino senza vergogna.
Il "nostro" in un sol colpo è riuscito a spazzare via le idee di
Primo
levi, Franco Fortini, Luigi Pintor ed infine Stefano Chiarini (che mi
sembra un bel modo di ricordarlo ad un anno dalla sua morte).
Inoltre ha mandato a quel paese quegli israeliani che si rifiutano di
stare dalla parte dell’occupazione.
Ha stracciato, infine, molti vecchi articoli della Rossanda, di se
stesso…
Una cosa ha dimostrato Valentino Parlato: non è sempre vero che si
invecchia bene, a volte lo si fa nel peggiore dei modi, come ad
esempio
stare dalla parte degli aguzzini contro le vittime.
Ma è la prima volta?
Vediamo un po’…
Si è giustificato la guerra colonialista americana contro gli arabi,
per non far cadere il governo Prodi;
Si è giustificato il boicottaggio dell’economia palestinese, per non
far cadere il governo Prodi (in questo caso si può accettare il
boicottaggio, si tratta di cibo, mica di libri che sono sacri).
Si sono giustificati i lager (CPT), dove si mettono in carcere
persone
per il colore della pelle e perché poveri, per non far cadere il
governo Prodi;
Si è giustificato la decurtazione dei salari, e l’aumento delle spese
militari per non far cadere il governo Prodi;

Cari compagni, dispiace che una gloriosa testata come il Manifesto
abbia pubblicato quella oscenità, dispiace sicuramente, ma questo non
ci deve demotivare.
Negli ultimi anni abbiamo dimostrato di avere la sensibilità, il
coraggio, la capacità di mobilitarci a favore della Resistenza
palestinese all’occupazione razzista israeliana.
Vi sono state due grandi manifestazioni nazionali che i filo-
governativi, Manifesto compreso, hanno cercato di boicottare (per
loro
quelle volte il boicottaggio era lecito) proponendo manifestazioni
alternative, con parole d’ordini vergognose.
Le loro sono state un meraviglioso flop, le nostre manifestazioni
belle, partecipate e combattive: esattamente come la Resistenza
palestinese.

P.S.: le aberranti e razziste tesi esposte sul Manifesto (razziste
perché per lui i palestinesi sono meno, non possono nemmeno
combattere
l’occupazione come vogliono, devono chiedere il permesso agli
israeliani o a Bush) ci dicono che se un uomo violenta un bambino
perché a sua volta è stato violentato non lo si deve condannare
oltremodo. A Parlato vorrei poter dire che Israele violenta la
Palestina da 60 anni….e proprio quest’anno sono 60 anni.
Cosa avrà lui da festeggiare?
Come si può immaginare Israele “ospite d’onore”.
Onore di che?

Francesco Giordano

Dal Forum Palestina

Le assai discutibili opinioni di Valentino Parlato sul boicottaggio verso le istituzioni israeliane

di Germano Monti

Care compagne e cari compagni,
avrete letto sul Manifesto di ieri l’intervento di Valentino Parlato contro la proposta di boicottaggio della prossima Fiera del Libro di Torino, in cui lo Stato di Israele sarà l’ospite d’onore, per festeggiare i 60 anni della sua "indipendenza". Naturalmente, non è in questione il diritto di Parlato di avere una sua opinione e di esprimerla sul quotidiano che ha contribuito a fondare, ma alcune cose sono decisamente inaccettabili.
In primo luogo, Parlato spiega la sua avversione al boicottaggio dello Stato di Israele (non del singolo evento della Fiera!) con la differenza fra quello che fanno gli Israeliani rispetto a quanto facevano i razzisti sud
africani, e già qui ci sarebbe molto da discutere; in secondo luogo – e questo non possiamo proprio mandarlo giù – cita le persecuzioni europee contro gli Ebrei, i ghetti e i campi di sterminio. Io non credo che chi – come il sottoscritto – da anni compra tutti i giorni il Manifesto per leggere qualcosa di diverso da quello che si trova sulle pagine peggiori del Corriere della Sera o di Repubblica, meriti di essere trattato come una specie di criptonazista solo perchè sostiene i diritti dei Palestinesi non solo a chiacchiere.
Infine, il Manifesto è solito non pubblicare quanto scrivono i suoi lettori (molti) che contestano certi articoli, come quello di Parlato, ed anche questo mi sembra inaccettabile.
Per questi motivi, avanzo una proposta semplice semplice: qualora il Manifesto non desse spazio entro domenica prossima, 27 gennaio, alle numerose lettere di protesta che (lo so per certo) gli sono state inviate dopo l’infelice intervento di Parlato, lanciamo un appello per due giornate di "avvertimento", vale a dire che per due giorni ci si asterrà dal comprare il giornale. Credo, come suggeritomi da un compagno di Roma, che i giorni migliori per lanciare questo avvertimento siano sabato 2 e domenica 3 febbraio, primo anniversario della scomparsa di Stefano Chiarini, i cui articoli e reportages costituivano uno degli stimoli più validi per acquistare il giornale e che, sul boicottaggio di Israele, ha sempre pensato e scritto esattamente ciò che Parlato ritiene essere paranazista. Credo che questa iniziativa non solo farebbe capire a Parlato e quelli come lui che i lettori del Manifesto non sono gli stessi del Corriere della Sera, ma rafforzerebbe anche i compagni che, in quel giornale anche dopo la scomparsa di Stefano, offrono sulla Palestina un’informazione preziosa e fuori dal coro.

Qui a seguito l’articolo di Valentino Parlato
da www.ilmanifesto.it del 24 gennaio
 
Un boicottaggi o sbagliato
Valentino Parlato

La Fiera internazionale del libro di Torino avrà il suo svolgimento dall’8 al 12 maggio, ma già sta scatenando discussioni e polemiche, che hanno investito anche il nostro, tenace e tollerante, collettivo. La fiera si apre nel 60° anniversario della fondazione dello stato di Israele e quindi, inevitabilmente, si riapre la questione palestinese. Dopo la seconda guerra mondiale e il massacro degli ebrei, riconoscere agli ebrei il diritto ad avere un territorio e uno stato era obbligatorio. Anche Stalin fu a favore della costruzione dello stato di Israele, contraria – e non è affatto secondario – fu l’Inghilterra la quale – è una mia memoria personale – per sostenere che il mondo arabo non avrebbe accettato uno stato ebraico favorì grandi manifestazioni di opposizione, e a Tripoli (dove allora abitavo) un sanguinoso pogrom antiebraico nella complice indifferenza delle autorità militari britanniche.
La polemica che si è aperta oggi, è sul boicottaggio di questa Fiera del Libro, che dà a Israele un posto d’onore con il rischio di una legittimazione letteraria della sua politica. Dico subito che non ho nessuna posizione di principio contro il boicottaggio, contro i bianchi razzisti sudafricani era più che giusto. C’è boicottaggio e boicottaggio e, quindi, sono del tutto contrario al boicottaggio di questa fiera del libro (il libro va sempre rispettato) e contro lo stato di Israele. Gli israeliani – che sono sempre ebrei – per quanti torti abbiano nei confronti del popolo palestinese non sono in alcun modo paragonabili ai razzisti sudafricani e poi – un poi che non possiamo dimenticare e sul quale noi europei e quelli di noi che si dichiarano cristiani e cattolici – c’è la storica persecuzione del popolo ebraico, ci sono i ghetti e i campi di sterminio. E qui mi torna buono ricordare quel che mi disse in un’intervista al manifesto il Rabbino capo di Roma. Nel ghetto di Varsavia l’ultimo canto che gli ebrei intonarono fu l’Internazionale. Poi furono massacrati dai tedeschi.

Quindi profittiamo di questa Fiera internazionale del libro di Torino per discutere, per criticare la politica dello stato di Israele, per difendere i diritti dei palestinesi, che in questi territori sembrano diventati i nuovi ebrei. Discutiamo, scontriamoci, ma mandiamo al diavolo il boicottaggio. Non solo perché gli israeliani sono ebrei e non afrikaner, ma anche perché il boicottaggio è muto. È un no senza argomenti. A Torino ci saranno scrittori ebrei di grande levatura e con loro dobbiamo discutere, ragionare, polemizzare, difendere i diritti del popolo palestinese. Mi rendo conto delle paure ancestrali della gente di Israele. Mi rendo conto della loro paura – me lo disse un bravo ambasciatore di Israele a Roma – di essere i nuovi crociati. Credo di capire, ma Israele deve essere più ebrea con i palestinesi. Li deve sentire parenti stretti. Ma proprio per tutto questo il boicottaggio serve solo a fare il danno dei palestinesi e degli israeliani.

 
valentino parlato

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