L’FBI diffonde il timore di complotti terroristici falsi negli Stati Uniti

PressTv. Un attento studio dei dati dell’FBI sul terrorismo negli Stati Uniti, analizzato dal libro di Trevor Aaronson  La fabbrica del terrore, mostra l’esistenza di un’organizzazione che batte tutte le altre nella creazione di complotti terroristici negli Usa: l’FBI.

Immaginate un burocrate incompetente. Ora immaginatene uno corrotto. Ora immaginatene uno sia incompetente che corrotto. Questa è l’immagine di alcuni agenti dell’FBI che traspare dalle azioni raccontante nel libro.

Ora immaginate qualcuno così stupido da essere manipolato da uno di quei burocrati e che sia anche un criminale impenitente, magari sociopatico, solitamente in balia del tribunale penale o per l’immigrazione. Ecco, questo è il livello di uno dei 15 mila informatori dell’FBI, per cui noi, i Sacri-Contribuenti-Che-Dovranno-Autofinanziarsi-La-Pensione, paghiamo, un numero molto più alto di prima. E li paghiamo anche molto bene.

Ora cercate di immaginare qualcuno così ingenuo, incompetente, disperato, fuori luogo, o sconvolto da essere manipolabile da un informatore dell’FBI. Questo è il livello delle malefiche menti terroriste che vogliono far saltare in aria i nostri grattacieli.

Beh, non proprio. In realtà sono quasi tutti degli idioti maldestri che non saprebbero neanche allacciarsi le scarpe se non fosse per le indagini e il sostegno dell’FBI. L’FBI semina le idee, elabora i piani, fornisce armi e soldi falsi, crea il tentativo di azione terroristica, procede all’arresto, e proclama la salvezza della nazione.

E avanti così. La procedura è diventata talmente normale che i bersagli se ne accorgono quando cercando su internet il nome o il numero di telefono di chi sta cercando di reclutarli per finta nella fratellanza terroristica e scoprono che si tratta di un informatore seriale.

Tra l’11 settembre e l’agosto 2011, il governo degli Stati Uniti ha perseguito 508 persone per terrorismo negli paese. 243 sono stati identificati grazie a un informatore dell’FBI. 158 sono stati presi durante un’operazione antiterrorismo dell’FBI. 49 (per quanto ne sappiamo, perché i dispositivi di registrazione dell’FBI riportano casi incredibili di “malfunzionamento”) aveva incontrato un agent provocateur. La maggior parte degli altri accusati di “terrorismo” ha avuto poco o nulla a che fare con il terrorismo, molti erano solo accusati di reati minori, come reati d’immigrazione o per false dichiarazioni. Tre o quattro in tutto l’elenco sembrano poter essere definiti davvero terroristi, nel senso comune del termine. Avevano in mente qualcosa che per lo meno si avvicinava alla concezione di atto terroristico.

Questi numeri non sono poi così lontani dal numero di prigionieri di Guantanamo o dalle vittime dei droni, ritenuti colpevoli di qualcosa di simile a quello per cui sono stati accusati.  Perciò non concentriamo le nostre critiche solo sull’FBI. Solo la giusta quota.
Ecco come il giudice distrettuale Colleen McMahon ha compreso un caso che sembra fin troppo tipico:

“Essenzialmente ciò che è accaduto è che un governo, di certo zelante nel proteggere i suoi cittadini dal terrorismo, si è imbattuto in un uomo fazioso e suggestionabile, uno che per conto proprio non era in grado di commettere un atto di terrorismo. Il governo ha dato vita alle sue fantasie di intolleranza e le ha fatte diventare realtà. . . . Ho il sospetto che i veri terroristi non si sarebbero presi il disturbo con un simile inetto”.
Quando sentiamo in televisione che l’FBI ha sventato un complotto per far saltare in aria una zona affollata di una grande città degli Stati Uniti, o siamo terrorizzati e riconoscenti, o ci aspettiamo l’inevitabile rivelazione: che l’FBI ha ideato il complotto per intero, manipolando qualche povero malcapitato che non aveva contatti con terroristi stranieri e il più delle volte ha partecipato inconsapevolmente o dietro ricompensa. Ma anche chi tra noi opta per la seconda reazione potrebbe trovare l’indagine di Aaronson stupefacente.

Fino ad ora anche nei suoi momenti più bui l’FBI non aveva usato gli informatori come adesso. Quelli di J. Edgar Hoover si limitavano a osservare e fare rapporto. Non istigavano. Questa tendenza è cominciata durante la guerra alle droghe degli anni ’80. Ma l’ipotesi che uno spacciatore di droga avrebbe potuto agire in un certo modo anche senza l’operazione dell’FBI è basata su diverse statistiche. Non ci sono invece prove a sostegno del fatto che un impiegato disoccupato o uno che passa il tempo con i videogiochi, che ha le visioni e non ha mai sentito parlare di grandi gruppi di terroristi islamici, che non può acquistare una pistola con migliaia di dollari in contanti e non ha le istruzioni per farlo, che percepisce il terrorismo come nei film hollywoodiani, e che non ha le competenze o le risorse necessarie, faccia saltare in aria un edificio senza aiuto da parte dell’FBI.

(Cosa sia nato prima, se la fabbrica del terrore dell’FBI o Hollywood, è una questione controversa ora che si alimentano vicendevolmente così bene.)

Leggete questo libro, dico davvero, ci sono persone che sono rinchiuse da decenni, e che non sarebbero riuscite a trovarsi il culo con due mani e una mappa. Questi casi somigliano molto a quelli dei disabili mentali innocenti che sono nel braccio della morte perché hanno cercato di accontentare un funzionario di polizia che chiedeva loro di confessare un crimine di cui non sapevano davvero nulla.

Naturalmente le conferenze stampa che annunciano la cattura di trafficanti di droga e “terroristi” hanno lo stesso successo. Ma annunciano anche il fallimento futuro di questa campagna. La campagna dei “terroristi”, sviluppata sotto la presidenza di George W. Bush e cresciuta, come molte altre, sotto la presidenza di Barack Obama.

Aaronson ha parlato con J. Stephen Tidwell, ex vicedirettore esecutivo presso l’FBI. Tidwell ha spiegato che chiunque anche solo pensi di commettere un reato dovrebbe essere preso e indagato, perché ci sarà sempre la possibilità che qualcuno, oltre all’FBI, lo incoraggerà e lo assisterà nel commettere tale reato per davvero. “Tu ed io potremmo restarcene qui, andare su internet e costruirci entro sera una bomba. Cosa vuoi? Aspettare che quel tizio ci arrivi da solo?”

La risposta, in base ai molti dati a disposizione, è chiara: quel tizio non ci arriverà da solo. Che l’FBI abbia fermato 3 atti terroristici è credibile. Ma che l’FBI ne abbia impediti 508 e che non ce ne sia stato un 509 non è proprio possibile. La spiegazione è che non ce ne sono stati 509, e neppure 243. L’FBI ha prodotto complotti terroristici a decine, diversi dei quali molto noti. (E se avete visto l’udienza di conferma di John Brennan, saprete che l’attentatore di biancheria intima e altri “attacchi” che non erano sotto la giurisdizione dell’FBI erano più realistici).

Arthur Cummings, ex vicedirettore esecutivo per la Sicurezza Nazionale dell’FBI, ha detto ad Aaronson che il nemico non è Al Qaeda o il terrorismo islamico, ma l’idea che rappresentano. “Siamo in guerra con un’idea”, ha spiegato. Ma la sua non sembra una strategia vincente a lungo termine. Con i soldi spesi per infiltrazioni e coperture, il governo degli Stati Uniti avrebbe potuto fornire formazione comunitaria gratuita dall’età prescolare all’università, stessa cosa per i soldi spesi per la guerra. Quando ci si inimica la gente, invece di farsela amica, e si chiara di lavorare contro un’idea, è come ammettere che non si stanno indagando gli individui in base alle indagini giuridiche.

Il fallimento della guerra alla droga è misurabile dalla presenza delle droghe, anche se i profitti per le prigioni e gli altri speculatori non sono universalmente considerati fallimenti. L’antiterrorismo dell’FBI può essere considerato un fallimento soprattutto a causa della perdita di miliardi di dollari contro il terrorismo inesistente. Ma c’è anche il fatto che l’uso diffuso degli informatori da parte dell’FBI, in modo sproporzionato nelle comunità musulmane, fa in modo che la gente comune esiti nel fare soffiate per timore di essere reclutata come informatore. Così la “lotta al terrorismo” rischia di auto-sabotarsi. Potrebbe anche alimentare il terrorismo vero e proprio facendo infuriare chi si sente già oltraggiato dalla politica estera degli Stati Uniti. Ma se guardiamo l’afflusso di liquidi verso l’FBI non è sicuramente un fallimento, anche per quanto riguarda i soldi che confluiscono nelle tasche degli informatori che vengono pagati su commissione (cioè in base alle condanne del tribunale verso i segnalati). Né i produttori di armi, gli speculatori di guerra o altri finanziatori della destra politica, in generale, sembrano opporsi in alcun modo alla diffusione della paura e dell’intolleranza.

Il deputato Stephen Lynch ha presentato un disegno di legge che richiederebbe alle forze dell’ordine federali di fare rapporto al Congresso due volte l’anno su tutti i reati gravi, autorizzati o non, commessi dagli informatori (che spesso sono criminali molto più pericolosi di quelli su cui forniscono informazioni). Il disegno di legge aveva già ottenuto zero sostegno dal Congresso precedente e lo stesso vale per quello attuale.

Il gruppo delle corporazioni mediatiche ha visto il suo punteggio salire vertiginosamente con ogni nuovo incidente fasullo. Pare non ci si possa aspettare da loro alcuna sorta di opposizione all’attuale tendenza.

E vediamo di essere chiaro: la nostra società tollera tutto questo perché le vittime sono musulmani. Se si trattasse di altre minoranze staremmo tutti accorrendo in loro difesa.

Forse è arrivato il momento di pensare ai musulmani come a dei samaritani, perché è chiaro che alcuni di loro lo sono.

Traduzione a cura di Viola Migliori