“Libertà di espressione” selettiva

charlie-hebdo-islamophobie-antisemitisme-carlos-latuff-2L’attacco di Parigi va condannato “senza se e senza ma” e i colpevoli vanno puniti severamente (possibilmente vanno presi vivi e non uccisi, in modo da conoscere gli eventuali mandanti).
Tuttavia, il barbaro attacco va condannato in quanto contro ESSERI UMANI e non in quanto contro la “libertà di espressione”, perché qui entriamo nell’ipocrisia più becera.
Si condannino, allora, gli attacchi continui che subisce chiunque scriva contro le politiche israeliane; oppure gli assassinii mirati contro giornalisti in Palestina e in tante altre aree di guerra del mondo.

Non si leggono scritte “Je suis…” quando un reporter è fatto a pezzi dai nazi-sionisti israeliani o dalla soldataglia di Zio Sam…

Per il lavoro di Charlie Hebdo e chi vi sta dietro non ho alcuna stima, offendere il credo, i valori e la cultura altrui è razzismo, non è libertà di pensiero. Ricordo che in Francia si rischia la prigione appena si toccano temi come il sionismo, equiparato all’antisemitismo. Peggio ancora se si ironizza sull’ebraismo.
Perché mai deve essere considerata “libertà di espressione” ironizzare sull’Islam o sul Cristianesimo (la rivista pubblicò vignette oscene anche su questa religione) mentre su quella ebraica scatta subito l’accusa infamante?
Da dove sorge questo diritto al sarcasmo a senso unico?
Perché si sa che attaccando l’Islam si scatena la collera di milioni di persone e si può giocare a screditare una religione millenaria accusandola di arretratezza e violenza?
Ma se si attacca l’ebraismo parte subito la censura, magari l’arresto e, definitivamente, il Marchio della Strega.
Dunque, è solo una QUESTIONE DI POTERE, del più forte e di chi ha il controllo.