Lieberman: una nuova guerra a Gaza sarebbe l’ultima

avigdor-lieberman-5Memo. Il ministro della difesa israeliano Avigdor Lieberman ha giurato, in un’intervista rilasciata al giornale “Al-Quds”, che la prossima guerra a Gaza sarà anche l’ultima.

L’intervista è stata oggetto di severe critiche, tra cui spiccano quelle di alcuni palestinesi che ritengono che il giornale non avrebbe dovuto lasciare spazio alle opinioni di Lieberman.

Lieberman ha affermato: “Non abbiamo alcuna intenzione di iniziare una nuova guerra con i nostri vicini nella Striscia di Gaza, Cisgiordania, Libano e Siria”, ma ha aggiunto che “le intenzioni nella Striscia di Gaza sono, come per gli iraniani, quelle di eliminare lo Stato di Israele”. Ha poi continuato, aggiungendo: “Sebbene noi non abbiamo alcuna intenzione di iniziare un nuovo conflitto con loro, se essi dovessero scatenare una nuova guerra contro Israele, questa sarà l’ultima. Ci tengo a ripetere che sarà la guerra finale perché li distruggeremo completamente”.

L’intervista ha riguardato un vasto numero di argomenti, tra i quali anche l’opinione di Lieberman su un patto permanente con i palestinesi. Lieberman ha affermato di “aver adottato la soluzione a due Stati e di sostenere la soluzione” ma anche che “il problema giace nella leadership palestinese”. Inoltre, ha aggiunto: “Non credo in quella che è definita un’occupazione intelligente e ritengo che la soluzione migliore sia quella di separare i due popoli”.

Spiegando cosa intendesse per “soluzione a due Stati”, Lieberman ha espresso che “il giusto principio non è quello di dare la terra in cambio di pace; a questo è preferibile lo scambio di terra e abitanti”. In particolare, Lieberman ha dichiarato che i maggiori insediamenti illegali come Ma’ale Adumim, Giv’at Za’ev, Gush Etzion e Ariel saranno parte dello Stato di Israele, indipendentemente dalla soluzione che verrà adottata.

Intanto, mentre Lieberman ha la sua visione delle cose, i cittadini palestinesi di Israele in aree come quella di Umm el-Fahm si troveranno dentro il futuro Stato palestinese. “Queste persone si autodefiniscono palestinesi, quindi lasciamo che siano tali”, ha detto. “Ci saranno due patrie, una ebraica e una palestinese, e nessuno Stato palestinese o bi-nazionale”.

Alla luce del fatto che “è difficile indurre sia palestinesi che israeliani ad aderire ad un accordo finale”, Lieberman è convinto che “il primo passo per convincere le persone che questo è possibile, potrebbe essere quello di mostrare il miglioramento della situazione economica e l’abbattimento della disoccupazione, della povertà e della frustrazione tra i palestinesi”.

Dall’altro lato, per gli israeliani “è doveroso assicurare protezione senza terrorismo e spargimento di sangue per un certo periodo di tempo”. Lieberman ritiene che “solo dopo tre anni di progresso economico per i palestinesi e tre anni senza terrorismo e vittime tra gli israeliani, sarà possibile costruire reciproca fiducia”.

Lieberman, che è egli stesso un colono della Cisgiordania, ha riportato: “Ho molti vicini palestinesi e parlo ogni giorno con la gente comune, come gli agricoltori, e non con i leader della politica”.

“Negli ultimi quattro mesi ho incontrato diversi palestinesi, specialmente uomini d’affari, e con loro ho avuto incontri molto piacevoli. Ho domandato loro quale sia il più grande ostacolo allo sviluppo della loro economia e questi hanno risposto che Abu Mazen e il suo entourage rappresentano l’ostacolo più significativo al progresso della loro economia”.

Lieberman ha detto ad “Al-Quds” che non v’è nessun bisogno di ricominciare da zero ma che bisogna prima costruire la fiducia tra le due parti: non tra i leader bensì tra i due popoli. Poi, ha aggiunto: “Il problema è che non c’è fiducia tra i due popoli ed una relazione tra i soli leader delle due parti non è sufficiente. Noi abbiamo bisogno di più sicurezza e i palestinesi di più benessere”.

Parlando della Striscia di Gaza, Lieberman ha poi detto che “Israele è favorevole all’approvazione del progetto avanzato dalla Turchia per l’elettricità, l’acqua, la desalinizzazione e la distillazione”. Il problema, secondo il ministro della Difesa, è che “Hamas ha ricevuto centinaia di milioni di dollari da quando è salito al potere, e anziché investirli in un impianto energetico e in infrastrutture per l’acqua, li ha investiti in armamenti”.

Alla domanda se egli voglia avere un dialogo con Hamas, Lieberman ha risposto: “Non posso parlare con qualcuno che ogni giorno dichiara di odiarci, di distruggerci, di cancellare Israele dalla carta del mondo, di volerci affogare in mare…”.

Il ministro della ifesa ha aggiunto che “prima che Hamas prendesse il controllo di Gaza, questa era aperta e vi era un passaggio sicuro tra Gaza, Giudea e Samaria (Cisgiordania)” e ha proseguito, dicendo: “Quando vedremo che fermeranno la costruzione di tunnel e il lancio di missili, apriremo le aree industriali di Erez e Karni. Vogliamo anche investire in un porto e in un aeroporto”.

Riguardo gli sviluppi regionali, Lieberman ha dichiarato: “Non abbiamo alcuna richiesta nei confronti dei nostri vicini. Abbiamo dato il Sinai all’Egitto, abbiamo sottoscritto un trattato di pace con la Giordania e abbiamo intrapreso relazioni diplomatiche con il Libano. Non abbiamo altre pretese”. Ha poi concluso, dicendo che “la primavera araba ha completamente cambiato la situazione nel mondo arabo e noi non abbiamo niente a che fare con ciò. Il 99% delle vittime e dello spargimento di sangue è avvenuto, e avviene ancora, tra i musulmani stessi e gli israeliani non c’entrano nulla”.

Traduzione per InfoPal di M.D.F.