Lo Shin Bet e la libertà di torturare i palestinesi

Al-Quds (Gerusalemme) – Imemc. Le accuse contro lo Shin Bet saranno di competenza del dipartimento di Giustizia.

Di fronte ad accuse di abusi e tortura mosse contro i suoi ufficiali, lo Shin Bet, i servizi segreti israeliani, è sempre riuscito ad attenersi ad “indagini interne”.

Nel 100% dei casi, le “indagini interne” hanno prodotto un annullamento delle accuse, liquidate spesso con sentenze del tipo “la sua accusa non poggia su alcuna base probatoria”.

In tempi recenti, il Comitato pubblico contro la tortura in Israele aveva pubblicato un rapporto in cui dimostrava che tutte le 650 accuse presentate ai consiglieri legali del governo di Israele erano state affrontate con superficialità e respinte a priori.

Subito dopo la diffusione di quel rapporto, per “salvare le apparenze”, il Procuratore generale di Israele, Yehuda Weinstein, aveva fatto sapere di voler trasferire gli ufficiali dello Shin Bet coinvolti in accuse di questa natura (tortura) alla competenza del dipartimento di Giustizia.

Il dipartimento si era detto certo che questa modifica non avrebbe comportato alcun cambiamento nelle modalità di indagine.

Da ora in poi, un ufficiale dello Shin Bet accusato di aver praticato atti di tortura sarà sottoposto alla giurisdizione del dipartimento di Giustizia.

Lo Shin Bet è celebre per essere l'organo maggiormente responsabile di pratica di tortura e abuso sui prigionieri; puntualmente, i cittadini palestinesi sequestrati dallo Shin Bet hanno testimoniato di aver subito metodi di tortura nel corso degli interrogatori e numerose sono state le ammissioni da parte di ufficiali dei servizi di sicurezza.

Tra le misure più note vi è quella che comporta la costrizione del prigioniero a restare con i polsi legati al muro.

Nonostante le violazioni della legge internazionale e le convenzioni sui diritti umani, lo Shin Bet continua a ricorrere regolarmente alla tortura contro i prigionieri palestinesi, senza risparmiare neanche i bambini.

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