Dall’inizio del 2014, Israele ha ucciso 9 bambini della Cisgiordania

download (1)Hebron Quds Press. Il Movimento mondiale per la difesa dei bambini in Palestina ha affermato che, con la morte del dodicenne Bahauddin Samir Badar, originario di Beit Laqiya, a sud-ovest di Ramallah, il numero dei bambini uccisi dalle forze d’occupazione in Cisgiordania dall’inizio dell’anno sale a nove.

‘Aid Abu Qatish, direttore del programma d’inchiesta del Movimento per la difesa dei bambini, ha dichiarato in un comunicato riportato da Quds Press martedì, 21 ottobre, che “le forze d’occupazione continuano a colpire con proiettili i bambini palestinesi, e ad ucciderli, rimanendo impunite“, aggiungendo che “il soldato israeliano viola continuamente i regolamenti e le disposizioni relative all’utilizzo delle munizioni, sapendo già che, qualunque siano le conseguenze, non sarà ritenuto responsabile delle sue azioni“.

Ha inoltre ricordato che molti bambini palestinesi sono solitamente esposti all’uccisione e al ferimento causati dall’uso di un’eccessiva forza, costituita da armi per disperdere i manifestanti e da munizioni, mentre l’esercito israeliano continua ad adottare una “politica d’impunità”, in base alla quale nessuno dei soldati coinvolti in tali eventi e violazioni è responsabile.

Bahauddin Badar è morto lo scorso giovedì dopo essere stato colpito al petto dai proiettili fatti partire da soldati dell’occupazione durante una loro incursione a Beit Laqiya, dove hanno lanciato gas lacrimogeni e fatto uso di munizioni.

Secondo quanto raccontato da testimoni oculari al Movimento per la difesa dei bambini palestinesi, tre camionette militari hanno fatto irruzione a Beit Laqiya intorno alle cinque del pomeriggio di giovedì scorso. Subito dopo sono scoppiati scontri tra i soldati dell’occupazione e i giovani palestinesi. Una passante ha riferito che Bahauddin, camminando a circa due metri di distanza da lei, e tornando verso casa da un campo di calcio, non ha preso parte agli scontri, mentre è stato colpito a morte.

Fonti mediche hanno riferito che il piccolo è giunto in ospedale senza mostrare alcun segno di vita, per poi annunciarne intorno alle otto e mezza la morte, causata da una grave emorragia al petto provocata dal colpo di un’arma da fuoco.

In base ai regolamenti e alle disposizioni dell’esercito israeliano, l’uso di munizioni è previsto se non “in caso di presenza di condizioni di reale pericolo di vita”. Ma le istruzioni non vengono eseguite e sono solitamente ignorate dai soldati israeliani, secondo quanto accertato da una ricerca condotta dal Movimento mondiale per la difesa dei bambini e da un altro rapporto pubblicato di recente dall’organizzazione israeliana “B’Tselem” per i diritti umani.

Vale la pena ricordare i bambini uccisi dai proiettili israeliani in Cisgiordania questo anno: Hassan Hazim ‘Abd al-Hamid ‘Ashur, di 16 anni, di Nablus, Muhammad Ziyad ‘Abd al-Fattah A’raj, di 15, del campo profughi di Qalandiya, Muhammad Mahmud ‘Awda Salama “Abu Dhaher, di 16, di Abu Shukheidim, Nadim Siyam Ahmad Nawara, di 17, di Mazra’a al-Qibliya, Khalil Muhammd Ahmad al-‘Inati, di 11, del campo profughi di al-Fawar, Muhammad Jihad Muhammad Dawdin, di 15, di Dawran, Yusuf Sami Yusuf Shawamra, di 14, di Deir al-‘Asal, ad Hebron, Nasri Mahmud Nasri Tafatifa, di 15, di Beit Fajjar, ai quali si aggiunge il piccolo Bahauddin Badar.

Il movimento ha aggiunto di aver già da tempo espresso alla comunità internazionale la propria preoccupazione circa l’uso, da parte delle forze israeliane, di munizioni nei confronti di bambini palestinesi indifesi durante le manifestazioni, cosa che ormai accade sempre più in tutta la Cisgiordania.

Traduzione di Michele Di Carlo