L’omicidio dell’adolescente costringe Israele a fronteggiare i suoi demoni estremisti

Gerusalemme-AFPIl coinvolgimento di estremisti ebrei nel brutale assassinio di un adolescente palestinese ha costretto Israele ad affrontare il crescente pericolo della violenta propaganda anti-palestinese spacciata dalla frangia di estrema destra.

“Il diabolico omicidio del sedicenne palestinese Mohammed Abu Khdeir è lo scenario da incubo dello Shin Bet”, ha scritto Yossi Melman nel quotidiano Maariv. “È uno scenario in cui il conflitto israelo-palestinese si trasforma in una battaglia tribale tra due comunità secondo la formula biblica dell’occhio per occhio, che rischia di lasciare nella sua scia di distruzione rovina e terra bruciata su entrambi i lati”.

Lo Shin Bet sta conducendo l’inchiesta sull’omicidio di Abu Khdeir, il cui corpo carbonizzato è stato trovato in un bosco mercoledì mattina, poco dopo essere stato rapito dalla Gerusalemme est occupata.

Gli iniziali risultati dell’autopsia hanno mostrato che era ancora vivo quando gli hanno dato fuoco.

Sei sospetti ebrei, tre dei quali minorenni, sono stati arrestati domenica mattina in connessione con l’uccisione – che si crede sia un atto sanguinoso di vendetta per l’omicidio dei tre adolescenti israeliani in Cisgiordania il mese scorso.

Lunedì una fonte vicina alle indagini ha dichiarato ad AFP che tre di loro hanno confessato l’omicidio. 

Ispirato da Kahana

La stampa israeliana ha suggerito il coinvolgimento di due gruppi: “La Familia”, una banda di estremisti che seguono Beitar Jerusalem e sono noti per i loro scoppi violentemente razzisti, e Lehava, un gruppo di estrema destra che si batte contro i matrimoni misti, in particolare con palestinesi.

Entrambi i gruppi sono attivi sui social media, con La Familia che vanta 13.000 “mi piace” su Facebook.

Altri gruppi estremisti mantengono un profilo molto più basso, come ad esempio la cosiddetta “gioventù della collina”, un gruppo di coloni nazionalisti integralisti noti per conquistare colline della Cisgiordania occupata, al fine di stabilire nuovi avamposti non autorizzati.

Si ritiene anche che sia dietro una crescente ondata di vandalismo razzista anti-palestinese, eufemisticamente definita come attacchi di “price tag”, che inizialmente è cominciata come una reazione alla azioni dello stato contro gli insediamenti, ma si è trasformato in una espressione molto più ampia di xenofobia.

Ideologicamente, tali gruppi prendono la loro ispirazione da Kahanism, un’ideologia anti-palestinese razzista abbracciata da Rabbi Meir Kahana, il cui partito Kach e un altro ramo sono stati vietati nel 1994 dopo che uno dei suoi membri uccise a fucilate 29 musulmani in una moschea di Hebron.

Da mesi i ministri e gli ex capi dell’intelligence stanno spingendo il governo a reprimere gli estremisti ebrei e dichiarare quelli responsabili di “price tag” “terroristi”. 

Ma loro richieste sono cadute nel vuoto: il governo ha solo accettato di dichiarare che gli autori fanno parte di una “organizzazione illegale”.

Alimentando il fuoco

Il 30 giugno in seguito alla scoperta dei corpi dei tre ragazzi israeliani che erano stati rapiti e uccisi da militanti 18 giorni prima, i ministri di spicco si sono affrettati a sparare una serie di dichiarazioni belligeranti, versando benzina sul fuoco che già covava tra gli estremisti.

“Sono stati rapiti e assassinati a sangue freddo dagli bestie umane”, ha detto il primo ministro Benjamin Netanyahu. E ha citato il poeta Haim Nachman Bialik: “Vendetta per il sangue di un bambino, Satana stesso non ci ha pensato”.

Ventiquattro ore dopo, più di 200 estremisti ebrei sono scesi per le strade di Gerusalemme, gridando “Morte agli arabi!”, trascinando la gente fuori di autoveicoli e assaltando il sistema metropolitano in quello che un testimone ha descritto come “un pogrom”.

Diverse ore dopo, Abu Khdeir è stato rapito prima dell’alba mentre andava alla moschea per pregare e il suo corpo bruciato è stato trovato dalla polizia poco dopo.

Il ministero della Giustizia di Israele ha varato un importante giro di vite contro l’incitamento all’odio on-line, aprendo un numero verde pubblico.

Ma c’è stato anche uno sfogo di shock e disgusto da parte degli israeliani, sia online così come nei media tradizionali.

“E forse l’incitamento che abbiamo visto la scorsa settimana sulle reti sociali, e le decine di migliaia di ‘mi piace’ ricevute da ogni chiamata alla vendetta, all’uccisione degli arabi – forse questa è la nostra faccia”, ha scritto Sima Kadmon nel più venduto quotidiano di Yediot Aharonot.

“Forse qualcosa di brutto è accaduto a noi come società, e senza averlo notato, l’odio, il razzismo, la violenza e l’estremismo hanno preso il sopravvento la nostra vita come una malattia maligna, dalle azioni dei “price tag” ai bandi per le strade e sui social network per assassinare gli arabi”.

Fra i primi a denunciare l’uccisione come “orrenda” è stata la famiglia di uno dei ragazzi israeliani assassinati.

Dal 2 luglio, ci sono state anche molte manifestazioni contro il razzismo e la vendetta a Gerusalemme, Tel Aviv e Haifa.

E in Cisgiordania, l’influente colono rabbino Elyakim Levanon ha detto che gli assassini di Abu Khder dovrebbero essere messi a morte, insieme a quelli che hanno ucciso i tre giovani israeliani.

Traduzione di F.G.