L’Onu tiene Israele fuori dalla lista nera sui diritti dei bambini

Nazioni Unite (AFP).  Lunedì 8 giugno, le Nazioni Unite hanno rilasciato una “lista della vergogna” che racchiude coloro che hanno violato i diritti dei bambini, ma non hanno incluso Israele, malgrado la protesta per la morte di più di 500 bambini nella guerra di Gaza.

Le associazioni per i diritti hanno invitato il segretario generale, Ban Ki-moon, ad aggiungere Israele alla lista, infatti v’è stato un acceso dibattito tra le agenzie delle nazioni Unite prima che la decisione finale venisse presa.

Ban ha deciso che la lista dell’anno scorso sarebbe rimasta invariata, ma aggiunge di “essere profondamente allarmato” dalle “gravi violazioni subite dai bambini in seguito alle operazioni militari messe in atto da Israele nel 2014”.

“L’inaccettabile e inaudito impatto delle violenze sui bambini nel 2014 suscita gravi preoccupazioni sul rispetto delle legge umanitaria internazionale da parte di Israele, in particolare i principi di distinzione, proporzionalità e precauzione nell’attacco, e il rispetto per la legge internazionale dei diritti umani, in particolare in relazione all’uso della forza”, ha affermato.

Il capo dell’ONU ha fatto riferimento ad un “drammatico aumento” del numero dei bambini uccisi in Israele e nei territori palestinesi nel 2014.

Almeno 561 bambini (557 palestinesi, 4 israeliani) sono stati uccisi e 4271 sono rimasti feriti (4249 palestinesi, 22 israeliani) l’anno scorso.

Il portavoce delle Nazioni Unite, Stephane Dujarric, ha sottolineato che “il rapporto è più di una lista” e che il documento espone preoccupazione circa la condizione dei bambini nel conflitto israelo-palestinese.

L’ambasciatore israeliano Ron Prosor ha dichiarato che Ban “ha fatto bene a non sottostare ai dettami delle organizzazioni terroristiche e degli stati arabi nella sua decisione di non includere Israele in questo vergognoso elenco, che comprende organizzazioni come l’ISIS, Al-Qaeda e i Talebani”, utilizzando l’acronimo con cui è conosciuto lo Stato Islamico.

Pressione politica

La decisione è stata duramente criticata dai palestinesi.

“La mancata inclusione di Israele nella lista dei violatori dei diritti dei bambini, malgrado sia ovvio che rientri perfettamente nei parametri, non farà altro che aumentare la sua impunità e la sofferenza di bambini palestinesi innocenti”, ha detto il rappresentante palestinese Riyad Mansour.

La Human Rights Watch ha chiesto a Ban di aggiungere sia Israele che Hamas alla lista, che invita inoltre i paesi  ed i gruppi indicati a prendere misure di protezione nei confronti dei bambini.

La HRW ha rigettato la “deludente” decisione ed ha inoltre osservato che l’inviato delle Nazioni Unite per i bambini nei conflitti, l’algerina Leila Zerrougui, aveva raccomandato l’inserimento di Israele e di Hamas nella lista nera.

“Sia i fatti che la coerenza stabiliscono che entrambi dovrebbero essere inseriti nella lista ma la pressione politica sembra aver avuto la meglio”, ha affermato Philippe Bolopion, il direttore di HRW a sostegno della crisi.

L’attuale lista contiene 51 gruppi, tra cui Boko Haram e lo Stato Islamico, così come le forze armate di otto stati come la Siria, lo Yemen, la Repubblica Democratica del Congo e il Sud Sudan.

La lista nera delle violazioni dei diritti dei bambini è stata redatta appena due mesi dopo che un’inchiesta delle Nazioni Unite aveva rilevato che l’esercito israeliano si era reso responsabile di sette attacchi contro delle scuole delle Nazioni Unite che erano state utilizzate come rifugi durante la guerra del 2014.

La commissione d’inchiesta ha confermato che gli ufficiali delle Nazioni Unite che lavoravano con i rifugiati palestinesi mandavano due volte al giorno delle comunicazioni all’esercito israeliano con precise coordinate GPS delle scuole utilizzate come rifugi di emergenza.

Le Nazioni Unite stanno discutendo sulle misure da adottare per affrontare i risultati dell’inchiesta e rimane aperta la questione sul suo possibile utilizzo in un processo di crimini di guerra contro Israele.

Il conflitto di 50 giorni di Gaza dell’anno scorso ha ucciso 539 bambini e ne ha feriti 2.956, la maggior parte dei quali sono palestinesi che adesso si trovano alle prese con traumi e disabilità per il resto della loro vita, secondo l’UNICEF.

Traduzione di Domenica Zavaglia