L’opposizione siriana rifiuta di incontrarsi a faccia a faccia col governo ai colloqui di Ginevra II

RT. L’opposizione siriana, impegnata nei colloqui di pace di Ginevra II, ha affermato che un incontro faccia a faccia con i rappresentanti del presidente Bashar Assad sarà improbabile. Le discussioni formali su come attenuare la feroce guerra civile inizieranno venerdì [24 gennaio 2014].

Il mediatore delle Nazioni Unite Lakhdar Brahimi si muoverà tra le due delegazioni ai colloqui in Svizzera, che venerdì si intensificheranno, sotto il patronato dell’Onu e delle potenze mondiali di Russia e Stati Uniti. Haitham al-Maleh, membro anziano della coalizione di opposizione, ha detto che “non è stato facile” sedere nella stessa stanza con il regime di Assad durante l’apertura della conferenza di mercoledì. Nemmeno si aspettava che i negoziati più intensi implicassero che le due parti dovessero sedersi allo stesso tavolo. “Non penso che siamo pronti per questo. Il divario è troppo grande”, ha detto a Times of Israel.

Giovedì, l’opposizione ha tenuto duro sulla sua richiesta più grande: il presidente Assad deve fare un passo indietro, dato che il suo “regime è morto” e il paese sta guardando “al futuro senza di lui”. “Questa è la base per il nostro negoziato e noi la esigeremo”, ha affermato, secondo Reuters, il capo dell’opposizione siriana Ahmed Jarba. I funzionari del governo siriano partecipanti hanno lasciato i colloqui giovedì senza fare dichiarazioni, insistendo che Assad non ha intenzione di fare passi indietro. “Evidentemente a questo punto non è pronto”, ha detto in un’intervista ad al-Arabiya il Segretario di Stato statunitense John Kerry.

Jarba ha anche affermato che la Russia, alleata di Assad, giura di non essere “aggrappata” al presidente siriano. “Quando ho incontrato Lavrov, la scorsa settimana a Parigi, ha confermato che la Russia non si sta attaccando ad Assad”, ha detto.

La fragilità palpabile dei colloqui ruota intorno agli argomenti favorevoli e contrari riguardanti il ruolo di Assad in un governo di transizione. Entrambe le parti minacciano di ritirarsi se le loro richieste non verranno accolte. “Abbiamo iniziato a guardare al futuro senza di lui. Assad e tutti quelli del suo regime ormai appartengono al passato. Nessuno dovrebbe avere dubbi sul fatto che il capo del regime sia finito. Questo regime è morto”, ha detto Jarba, denotando un tenore di aspettative ristrette per i colloqui di Ginevra II.

Il primo giorno di colloqui in Svizzera, mercoledì, è stato carico di dure denunce, fatte da entrambe le parti, sulla reciproca assenza di compromesso, e sulla brutalità in campo durante la feroce guerra civile. Nel frattempo, gli altri partecipanti difendevano le proprie prerogative. Le nazioni occidentali, gli stati arabi e la Turchia hanno sostenuto l’opposizione nell’appello ad un governo di transizione che escludesse Assad; la Russia ha premuto affinché i colloqui si concentrassero sulla soppressione del terrorismo. Un rappresentante dell’opposizione ha affermato come sia necessario un processo lento e graduale. Ha sostenuto che, prima di cominciare qualsiasi colloquio sul futuro politico della Siria, dovrebbero essere decise mosse pratiche come gli scambi di prigionieri, i cessate il fuoco, il ritiro delle armi e i centri di aiuto.

I combattenti islamici, antagonisti sia di Assad che dell’opposizione e ufficialmente sostenuti dagli Stati Uniti, non sono rappresentati ai colloqui. I gruppi militanti sunniti legati ad al-Qaeda, che controllano grandi porzioni di territorio, hanno accusato i membri dell’opposizione partecipanti di essere dei traditori. Il principale alleato regionale di Assad, l’Iran, non è coinvolto nella conferenza di Ginevra II. L’invito alla nazione è stato revocato dall’Onu poco prima che iniziassero i colloqui.

Si crede che dallo scoppio della guerra civile nel paese nel 2011 siano morte oltre 130 mila persone. Secondo Reuters, quasi un terzo dei 22 milioni di abitanti della Siria sono stati sfollati e la metà necessita di aiuto internazionale.

 

Traduzione di Elisa Proserpio