MADA: in Palestina 678 violazioni contro la libertà dei media nel 2019

Imemc e PNN. Il Centro Palestinese per lo Sviluppo della Libertà dei Media, “MADA”, ha pubblicato la sua relazione annuale sulla libertà dei media in Palestina nel corso del 2019. Il PNN ha sottolineato che questo rapporto fa parte del progetto “Un Passo Avanti verso la Promozione della Libertà di Espressione in Palestina” (A Step Forward towards Promoting Freedom of Expression in Palestine), promosso dall’Unione Europea.

Il tutto è avvenuto durante una conferenza stampa effettuata oggi su Watan TV alla quale hanno partecipato Ghazi Hanania, Presidente del Consiglio di Amministrazione del Centro MADA, Mousa Rimawi, Direttore Generale del Centro, ed i giornalisti Moath Amarneh e Christine Renawi.

All’inizio della conferenza stampa, Rimawi ha salutato tutti i giornalisti, soprattutto quelli Palestinesi che affrontano quotidianamente la repressione israeliana per informare il pubblico sulla realtà di quel che sta accadendo direttamente sul terreno. Rimawi ha ribadito il rifiuto del cosiddetto “Accordo del Secolo”, che spiana ulteriormente la strada ad uno stato di apartheid e di violazioni dei diritti umani in Palestina, comprese le violazioni della libertà dei media e della stampa. Rimawi ha accolto favorevolmente gli impegni importanti annunciati dal governo palestinese guidato da Muhammad Shtayyah, che rifiuta le aggressioni e le violazioni contro i giornalisti e contro la libertà di opinione ed espressione. Questi impegni si riflettono nella realtà con la diminuzione del numero di violazioni in Cisgiordania, ma la decisione della Pretura di Ramallah che ha bloccato 49 siti web è stata davvero una battuta d’arresto per la libertà di espressione.

Inoltre, Ghazi Hanania ha rivisto i risultati del rapporto annuale per la libertà dei media nel 2019, sottolineando l’impegno del Centro MADA nel portare alla luce le violazioni praticate contro queste libertà in Palestina, da parte delle autorità di occupazione israeliana e da Facebook, in addizione ai Palestinesi. Hanania ha aggiunto che il Centro MADA ha tenuto un incontro con il primo ministro palestinese, Muhammad Shtayyeh, per informarlo sulle libertà dei media e sui requisiti richiesti dal governo palestinese.

Hanania ha segnalato che il Centro MADA ha monitorato e documentato un totale di 678 violazioni contro la libertà mediatica in Palestina. Le forze di occupazione israeliana hanno compiuto un totale di 297 aggressioni (circa il 44%), mentre i gestori dei social media hanno commesso 181 violazioni (il 27%), e diverse autorità palestinesi hanno commesso, nella Cisgiordania occupata e nella Striscia di Gaza, un totale di 200 violazioni (il 29% di tutte le violazioni) indicando che l’incremento del numero di violazioni è il risultato di tutte le violazioni compiute dai gestori dei social media (Facebook, in particolar modo) contro i contenuti palestinesi, e rivolto alle pagine di notizie e ad account di giornalisti.

D’altro canto, il fotografo free-lance Moath Amarneh ha ringraziato tutti coloro che gli hanno espresso solidarietà, da singoli giornalisti ad intere organizzazioni, dopo essere stato colpito dalle forze di occupazione israeliane che gli hanno provocato la perdita di un occhio. Amarneh ha puntualizzato la necessità di preservare la coesione degli organi di stampa per affrontare gli attacchi dell’occupazione israeliana contro i giornalisti palestinesi, che intendono combattere l’immagine palestinese e la narrazione in tutti i modi e che cercano di prevenire i giornalisti dal riportare la realtà di quel che accade ogni giorno sul terreno. Inoltre Amarneh ha evidenziato il fatto che l’esercito di occupazione israeliano tratta i giornalisti palestinesi come nemici sul campo ed intenzionalmente li colpisce. La prova più evidente di questo è la lesione deliberata inflittagli da un cecchino israeliano che gli ha sparato direttamente nell’occhio e che ha poi fotografato il luogo dell’accaduto per documentarlo. Amarneh ha dichiarato che questo è stato un messaggio diretto e chiaro ai giornalisti da parte dell’occupazione israeliana: “Essere un bravo fotografo sarà il motivo per colpirti”.

Per quanto riguarda Christine Rinawi, la cronista del Jerusalem TV ha spiegato come l’occupazione israeliana abbia chiuso l’ufficio della Palestine TV di Gerusalemme, alla fine del 2019, impedendo ai giornalisti di recarvisi per lavorare per 6 mesi. Rinawi ha ribadito che la decisione di chiudere l’ufficio è una questione politica che fa parte delle aggressioni sistematiche contro la città di Gerusalemme. Rinawi ha confermato anche che l’occupazione considera i giornalisti come parte del problema a causa delle ottime fotografie che riescono ad ottenere e per la loro capacità di riuscire a comunicare la verità.

Ha aggiunto di essere stata interrogata 3 volte in un solo giorno, mentre lo staff dell’ufficio di Gerusalemme non ha potuto continuare a trasmettere i programmi sul campo, mentre i suoi colleghi venivano arrestati e conseguentemente indagati. In conclusione, Rinawi ha precisato che non ha importanza in quale modo le forze di occupazione cercano di ostacolare il lavoro dei giornalisti palestinesi, la copertura continuerà poiché il giornalista palestinese ha un messaggio da trasmettere e diffondere.

Traduzione per InfoPal di Aisha Tiziana Bravi