Madre palestinese deve scontare due anni di carcere dopo gli arresti domiciliari

Gerusalemme-Ma’an. Una donna palestinese, madre di sei figli, è arrivata nel carcere israeliano di Ramla mercoledì per scontare il resto della sua pena detentiva, dopo aver trascorso 38 mesi agli arresti domiciliari.

Il responsabile per i diritti dei detenuti della ONG Jerusalem Prisoners Families Committee (Comitato di Gerusalemme per i Detenuti e le Famiglie), Amjad Abu Asab, ha detto che la cinquantenne Alia al-Sheikh Abbasi era stata arrestata il 2 gennaio 2012 al check-point del campo profughi di Shufaat con l’accusa di aver tentato di pugnalare un soldato israeliano.

È stata rilasciata il 22 febbraio 2012 e trasferita agli arresti domiciliari, dove ha trascorso 38 mesi.

La condanna originaria di Abbasi a 40 mesi di prigione, emessa dalla corte centrale israeliana di Gerusalemme lo scorso anno, è stata ridotta a 26 mesi di reclusione effettiva dopo un ricorso presentato alla Corte Suprema israeliana.

Alia Abbasi, madre di sei figli, proviene dal quartiere Silwan della Gerusalemme Est occupata, i cui residenti sono in possesso della carta di soggiorno di Gerusalemme, ma non sono cittadini israeliani, nonostante vivano sotto la legge di Israele.

Il campo profughi di Shufaat, luogo dove Abbasi avrebbe tentato di pugnalare un soldato israeliano, è isolato dal resto della città dal muro di separazione israeliano e da un numero di insediamenti ebraici, nonostante si trovi entro i confini della città.

Uno dei figli di Abbasi, Issa Daoud Abbasi, è detenuto nelle prigioni israeliane dal 2010, condannato a dieci anni di reclusione.

Asab ha fatto notare che la pena detentiva di Abbasi nella prigione di Ramla fa salire a quattro il numero di donne detenute provenienti dalla Gerusalemme Est occupata, su un totale di oltre venti donne attualmente detenute in prigioni israeliane.

Traduzione di Elisa Paganelli