Media italiani a servizio. Le false verità sull’imminente attacco alla Striscia.

 

Di Elvio Arancio (*)

Dopo le dichiarazioni dei vertici di Hamas, con il consenso di tutte le organizzazioni di Gaza, di non rinnovare la tregua con Israele, giornali e televisioni italiani hanno presentato la notizia alterandone il contenuto. Hamas ha ufficialmente motivato la sua strategia affermando che Israele non ha rispettato gli accordi di giugno che avrebbero dovuto regolare la tregua: infatti da allora la popolazione della  Striscia di Gaza ha continuato a subire, senza interruzioni, l’illegale assedio israeliano. Inoltre, il 5 novembre 2008 l’esercito sionista ha rotto di fatto la tregua con attacchi  notturni,  durante i quali, missili lanciati da aerei ed elicotteri hanno ucciso 6 palestinesi.
Questa è una verità che i mezzi d’informazione italiani non danno. Viceversa, ci raccontano di una volontà aggressiva da parte di Hamas che non vorrebbe la tregua ma unicamente continuare il lancio di razzi Qassam nel sud d’Israele.

Pur  considerando condannabile e controproducente il lancio di razzi, riteniamo vergognoso che chi dovrebbe illustrare con serietà la situazione stia manipolando le notizie: Gaza subisce un vergognoso e criminoso embargo. Non è giunta ai nostri media la dichiarazione del rappresentante delle Nazioni Unite per i diritti umani, Richard Falk, relatore speciale sulla situazione dei diritti umani in Palestina (espulso da Israele senza che potesse effettuare le indagini commissionategli dall’ONU ): “Quanto sta accadendo a Gaza è un crimine contro l’Umanità”? A quale black-out sono soggetti i nostri cosidetti mezzi d’informazione per omettere la dichiarazione del presidente dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, Miguel d’Escoto Brockmann, intervenuto per condannare le politiche di Israele e per dichiarare che la comunità internazionale dovrebbe prendere in considerazione delle misure contro lo stato sionista, compreso il “boicottaggio e sanzioni”, sul modello di quelle adottate vent’anni fa contro il Sud Africa?Le politiche israeliane nei territori palestinesi sembrano così simili all’apartheid” – ha detto il diplomatico nicaraguese aggiungendo di ritenere “molto importante che noi nelle Nazioni Unite usiamo questo termine. Non dobbiamo avere paura di chiamare le cose col loro nome”. Invece i giornalisti italiani di cosa hanno paura? Preferiscono legare l’asino dove vogliono i loro padroni in cambio di uno stipendio sicuro? Forse se non c’è più una libera stampa è perchè non esiste più un libero Paese. La vicenda del popolo palestinese è la cartina di tornasole di questo sfascio democratico.

(*) Elvio Arancio, artista, cura la nostra sezione “Resistenza nonviolenta”.

 

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