I membri palestinesi del Knesset: “La nuova campagna pubblicitaria israeliana è razzista”

412811CBetlemme –Ma’an. Gli ex alti funzionari israeliani della difesa hanno diffuso nel Paese una significativa campagna pubblicitaria. Domenica gli israeliani sono stati messi in guardia sull’eventualità di uno stato singolo a maggioranza palestinese, nel caso in cui la soluzione bilaterale non sia attuata secondo quanto stabilito nei piani di pace israelo-palestinesi.

Gli ex ufficiali sono membri di una gruppo conosciuto con il nome di Commanders for Israel’s Security. “Composto da circa 200 ex alti funzionari dei servizi di sicurezza nazionale,  il CIS si occupa della promozione della soluzione fondata sulla coesistenza dei due Stati”, riporta il Times of Israel.

La campagna pubblicitaria mostra immagini di gruppi di palestinesi, che il Times of Israel definisce “calca di palestinesi”, sovrastate dal titolo “Presto saremo la maggioranza”, in arabo, e “Palestina: uno Stato per due popoli”, in inglese.

La pubblicità parla di una crescita della popolazione palestinese, la quale, secondo quanto dichiarato dal censimento del 2016 dell’Istituto Centrale di Statistica palestinese, si proietta al raggiungimento dei 7,3 milioni entro la fine del 2020, paragonata ai 6,96 milioni di ebrei nella “Palestina storica”, ovvero le zone occupate della Cisgiordania, Gerusalemme est, la Striscia di Gaza e Israele.

La campagna pubblicitaria è apparsa tra gli annunci a pagina intera di due tra le “più influenti testate giornalistiche israeliane” e, come riferisce il Times of Israel, anche sui cartelloni di tutto il Paese.

I legislatori palestinesi in Israele si sono così schierati contro la campagna, poiché definita razzista. Questa, stando a quel che si dice, era mirata a  promuovere la soluzione bilaterale e si opponeva ai tentativi della destra di annettere zone più ampie della Cisgiordania.

Ayman Odeh, un membro del Parlamento israeliano, ha pubblicato un post su Facebook in cui scrive “questa non è una propaganda pacifica, ma piuttosto un invito all’odio contro gli arabi. È una campagna brutta ed esagerata e, data l’attuale situazione generale in cui il primo ministro israeliano considera nemici i cittadini arabi, tale campagna si rivela dannosa”.

Odeh evidenzia che la soluzione bilaterale, la quale progetta la formazione sia di uno Stato palestinese che di uno israeliano era “chiaramente pensata nell’interesse di entrambi i popoli”, ma prima di tutto era “un giusto e legittimo diritto del popolo palestinese”.

Odeh, membro del blocco politico Joint List, ovvero di quei partiti all’interno del Knesset, il parlamento israeliano, con a capo i cittadini palestinesi, ha dichiarato che la strada giusta per il raggiungimento di una soluzione fondata sulla coesistenza dei due Stati non è quella “dell’adesione a gruppi d’istigazione”.

Secondo il Times of Israel, l’ex generale maggiore israeliano Amnon Reshef, un membro del gruppo responsabile della campagna, ha negato che questa fosse razzista o istigatrice dicendo che “non stiamo demonizzando nessuno.  Qui non c’è nulla che possa essere considerato razzista”

“Non voglio che i mezzi pesanti giungano da Jabal al-Mukabbir a Gerusalemme e investano i soldati. Non voglio,” è quanto, secondo il Times of Israel, ha dichiarato l’ex capo del comando centrale delle forze armate israeliane Gadi Shamni durante la conferenza stampa di Tel Aviv, subito dopo il lancio della campagna.

Shamni, con chiaro riferimento ai fatti avvenuti nella zona est della Gerusalemme occupata, in cui la scorsa settimana un camion era stato lanciato sulla folla uccidendo quattro soldati israeliani, ha affermato che l’unico modo per prevenire tali attacchi è quello di “staccarsi totalmente dai palestinesi”.

“Vorrei che noi fossimo qui e loro lì. Saremmo ottimi vicini di casa”, ha dichiarato Shamni.

Tuttavia, Odeh ritiene che la campagna sia lontana dal promuovere un rapporto di “buon vicinato”, e ha aggiunto che “chi ci vede come una minaccia non può vederci come partner e chi non ci vede come partner non può puntare alla pace”.

Odeh ha concluso la sua dichiarazione richiamando i funzionari che avevano iniziato la campagna a “smettere di divulgare tale astio e porre immediatamente fine ad ogni propaganda”.

Traduzione di Giusy Preziusi