Messa in moto la campagna di ricostruzione delle abitazioni palestinesi demolite

demolition3alrayImemc. Lunedì i palestinesi hanno lanciato una campagna per raccogliere fondi per la ricostruzione di numerose abitazioni demolite di palestinesi uccisi dalla polizia israeliana a Gerusalemme, dall’inizio di ottobre 2015.

Scatole per la raccolta fondi sono state poste nelle maggiori strade di al-‘Eizariya, Betlemme e Hebron per raccogliere le donazioni.

Ad al-‘Eizariya, cittadina ad est di Gerusalemme, la raccolta fondi è stata avviata da una conferenza stampa tenutasi a piazza Yasser Arafat. L’evento era atteso da cristiani e musulmani, in particolare dal vescovo della chiesa greco-ortodossa di Sebastia, ‘Atallah Hanna, dall’imam della moschea di al-Aqsa Sheikh ‘Ikrima Sabri, e da Hatim ‘Abdul-Qader, che detiene il portfolio del movimento Fatah di Gerusalemme.

‘Ali ‘Ubeidat, un attivista locale che ha aiutato ad organizzare la raccolta fondi, ha detto che, secondo l’agenzia palestinese WAFA, ulteriori scatole erano state posizionate a Ramallah, Tulkarem, Nablus e Salfit, e ha notato che questa campagna è il culmine di un mese di lavoro per mobilitare tutti i supporti per la ricostruzione delle abitazioni demolite.

Gli escavatori israeliani hanno demolito le abitazioni di almeno due famiglie palestinesi rimaste coinvolte nell’omicidio di israeliani, negli ultimi quattro mesi, e sono stati presentati degli ordini di demolizione anche ad altri a Gerusalemme.

Una di queste case apparteneva alla famiglia di al-‘Akkari. Ai primi di dicembre, le truppe israeliane hanno demolito la casa della famiglia di Ibrahim al-‘Akkari, 47, ucciso dopo che a novembre 2014 aveva travolto, con la sua auto, una fermata della linea ferroviaria uccidendo due israeliani, incluso un ufficiale della polizia, e ferendone altri 13.

A Betlemme sono state posizionate due scatole per la raccolta fondi, una in piazza della Mangiatoia e l’altra nella strada principale.

Munthir ‘Amireh, un attivista locale che ha aiutato a lanciare la campagna, ha detto che, sebbene la campagna serva per raccogliere fondi, ha anche un significato morale. Simboleggia il sostegno della popolazione alle famiglie dei Palestinesi uccisi dalle forze israeliane, e manda un messaggio al diritto alla vita.

‘Amireh ha aggiunto che la campagna ha rappresentato l’unità del popolo palestinese e ha evidenziato il gravoso tema dei palestinesi uccisi dai militari israeliani.

L’uomo ha aggiunto che 30 attivisti locali vorrebbero raccogliere delle donazioni dai negozi e dalle attività locali.

Nel frattempo ad Hebron le scatole sono state poste al centro Child Happiness e nel Centro Ibn Rushd.

Parlando durante un’analoga campagna lanciata in concomitanza a Hebron, il governatore Kamel Hmaid ha esortato i palestinesi a donare e ha affermato che la campagna è motivata da una responsabilità nazionale a rafforzare la fermezza dei Palestinesi, specialmente a Gerusalemme.

Campagne di questo tipo sono diventate frequenti da quando Israele ha incrementato, come deterrente, la demolizione delle abitazioni delle famiglie dei Palestinesi accusati di essere implicati in attentati contro i coloni israeliani o contro i militari, una politica che, al contrario, Israele non usa contro i coloni coinvolti in un impressionante numero di attentati mortali contro Palestinesi.

La politica è stata largamente criticata dalle associazioni per i diritti umani in quanto “ritorsione collettiva”, “crimine di guerra e crimine contro l’umanità”.

Traduzione di Marta Bettenzoli