Milizie anti-arabe per l’ebraicizzazione della Galilea

Vigilanti per la purezza di Karmiel
Palestine Monitor

Tra le 8 di sera e la mezzanotte a Karmiel, in Galilea, una guardia di città israeliana ne controlla gli ingressi: non sono graditi visitatori arabi.

“Tutti i cittadini – aldilà della propria appartenenza etnica – hanno il diritto alla libertà di movimento e non devono fornire alcuna spiegazione per poter fare ingresso in città”, affermano attivisti israeliani di Peace Now (Gush Shalom) secondo i quali queste guardie non sono altro che “milizie razziste di destra”.

Le guardie di Karmiel mirano ai cittadini arabi che vivono nei villaggi tutt'intorno e bloccandoli, vietano loro di poter trascorrere una serata in città.

Furono create dal sindaco Oren Milstein, che vinse le elezioni proprio grazie alla campagna “Salva il carattere ebraico di Karmiel”.

“Milstein è sindaco grazie ad una piattaforma elettorale puramente razzista” afferma Uri Avnery, fondatore di Gush Shalom.

Stando alle affermazioni di Avnery, il sindaco è fautore di una campagna intimidatoria verso gli arabi affinché non trovino posto in città ed è famoso il suo impegno nell'ammonire i cittadini ebrei a non cedere agli arabi alcun edificio, né in affitto, né in vendita.

Proprio in un'intervista rilasciata da Milstein ad una rivista di destra, B'sheva, il sindaco avrebbe dichiarato che la presenza araba in città non sarebbe “corretta” dal momento che Karmiel fu fondata negli anni '60 proprio a partire dalla soppressione degli “insediamenti” arabi.

“Le leggi per l'edificazione lasciano le comunità arabe isolate e considerano la loro espansione “illegale”: non è permesso loro ampliare né costruire nei propri villaggi. Ma la popolazione aumenta ed è costretta a cercare una sistemazione fuori dai propri quartieri ristretti. Molti si sono dovuti spostare verso le città ebraiche”, continua Avnery.

Fatma risiede in un villaggio arabo vicino a Karmiel. La storia di sua sorella è indicativa dei problemi che gli arabi di Galilea devono affrontare.

La donna lasciò Karmiel e ripiegò altrove ma le fu impossibile trovare qualcuno che le vendesse una casa. Le rispondevano apertamente “non vendiamo agli arabi” oppure le imponevano costi fino al doppio dei prezzi di mercato. Oggi sua sorella vive un in appartamento in affitto ad 'Akka, dove si respira lo stesso clima di razzismo.

“Se voglio comprare una casa dignitosa in un buon quartiere, non lo troverò”, afferma Fatma, “L'unica opzione è ripiegare in un quartiere arabo, nel degrado e privo di servizi che invece si possono trovare nelle zone ebraiche. Oggi sono in molti gli arabi che si rifiutano di replicare ai cittadini ebrei per timore di ritorsioni e violenza da parte di questi ultimi. Se vuoi vivere a Karmiel, devi restare silente e non creare problemi”, conclude Fatma.

Gush Shalom ammonisce sul pericolo che altre milizie razziste possano prendere piede nel nord di Israele

Avnery ci spiega che Karmiel fu fondato proprio sul razzismo territoriale: “Gli abitanti beduini originari di qui furono espulsi dai coloni ebrei. Karmiel fu costruito espressamente per ebraicizzare la Galilea, la terra dove si colloca era composta da villaggi arabi…quindi quanto più Karmiel cresce, tanto più gli arabi vengono cacciati”.

La campagna di Milstein sostiene che oggi, la Galilea occidentale sia ebraica per un 32% soltanto. Nella stessa intervista a B'sheva, affermava: “se prendiamo in esame un raggio di 5km circa intorno a Karmiel, troveremo 180,000 arabi”.

“Gli ebrei vivono nella paura mortale che gli arabi possano prevalere numericamente e raggiungere la maggioranza in Galilea” secondo Avnery che prosegue “Sono le autorità locali a promuovere un rafforzamento della presenza ebraica nella regione”.

“Come ebraicizzare la Galilea” è un rapporto pubblicato 40 anni fa che sollevò scandali pur restando ad oggi un punto di riferimento ed un esempio delle tradizionali radici delle milizie razziste che spingevano per insediarsi nell'area.

Ce ne parla ancora Avnery secondo l'opinione del quale, la crescita della popolazione araba, la costringerà ad uno spostamento a nord di Nazareth mentre la comunità ebraica risponderà dando vita a milizie locali sulla scia delle guardie cittadine di Milstein.

Proprio in protesta alla presenza di queste guardie, Avnery e Alex Keller, legale di Gush Shalom hanno scritto a Yehuda Weinstein, Procuratore generale, ma il fondatore del gruppo israeliano ci confida di non avere molte speranze. Si dice certo che Weinstein “non farà nulla dal momento che il razzismo è tollerato da decenni in Israele”.

Anche i giornalisti israeliani hanno fatto molto poco. Nessuna testata israeliana ha mai coperto gli episodi di cui sono protagoniste le guardie di città a Karmiel o il divieto d'accesso alla città imposto ai non ebrei.

“Questa situazione mediatica è un'ulteriore prova del grado di accettabilità riconosciuto al razzismo in Israele. Quarant'anni fa la gente era molto cauta nel nominare la parola “fascismo” per la sua associazione all'Olocausto, ma oggi se ne parla apertamente”.

“Il ministro per gli Affari sociali di Israele, Isaac Herzog aveva messo in guardia proprio su questa realtà, avvertendo su come il fascismo stesse entrando a contatto con le fasce ai margini della società israeliana. Tuttavia oggi pare ne abbia raggiunto il centro”, conclude Avnery.

Intanto, Gush Shalom potrebbe rivolgersi all'Alta corte per chiedere indagini penali contro una politica che viola in modo palese la legge per mezzo “dell'incitamento contro una fetta di popolazione”.

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