Minorenni palestinesi nel mirino dei proiettili israeliani

 
Thomas-James-live-ammo-10Ramallah-Quds Press. “Le forze dell’occupazione israeliana, persistono nell’uso di una forza eccessiva contro i bambini palestinesi, i quali spesso e volentieri, sono l’obbiettivo principale delle pallottole dei soldati israeliani”.
Questa è stata la dichiarazione ufficiale del “Movimento Globale Per la Difesa dei Diritti dei Bambini” in Palestina.
Il Movimento per la Difesa dei Bambini ha riportato la testimonianza di 30 casi osservati e documentati che dall’inizio del 2015 ad oggi, hanno avuto come protagonisti bambini palestinesi che hanno subito ferite d’arma da fuoco per mano sia dell’esercito israeliano sia dei coloni.
Il movimento riferisce il caso dei 29 bambini palestinesi colpiti dal fuoco dell’esercito dell’occupazione durante la manifestazione pacifica che ha avuto luogo in Cisgiordania, mentre un altro bambino, nella città di Silwan, a Gerusalemme, è stato colpito dal fuoco aperto dai coloni.
Il Movimento per la Difesa dei Bambini condanna l’operato dell’esercito dell’occupazione. Essi prendono in considerazione l’uso di forza eccessiva, delle armi da fuoco, e delle azioni incoraggiate dalla consapevolezza, da parte dei soldati, di poter eludere qualsiasi tipo di conseguenza. Questo poiché l’idea che si sta facendo strada tra i soldati israeliani, è l’assenza di misure punitive o conseguenze penali in casi come questi. Si noti che in base al regolamento dell’esercito israeliano, ai soldati è permesso aprire il fuoco solo in caso di minaccia diretta e mortale.
A questo proposito, non esiste alcuna prova che i bambini presi di mira e contro cui è stato aperto il fuoco, rappresentassero, come da manuale, una minaccia mortale e diretta per i soldati. Secondo la dichiarazione, tra i casi documentati, viene citato quello del quindicenne Moad Ramahi, proveniente dal campo profughi di Jalazoun, vicino a Ramallah, che venne colpito al petto con un proiettile durante gli scontri del 6 marzo all’ingresso del campo. Trasportato d’urgenza in ospedale, Moad, venne subito sottoposto ad intervento chirurgico. Durante l’operazione, i medici constatarono la gravità delle lesioni interne che il ragazzo aveva subito: lesioni al polmone destro, lacerazioni ai muscoli pettorali e lesioni alle costole.
Un’altra vittima degli scontri di Jalazoun è Mohammed Humidat, un ragazzo di 16 anni colpito al lato sinistro del viso da una pallottola.
Il bilancio delle giovani vittime continua a salire. Il movimento riporta un’altra testimonianza, che vede come protagonista Humidat, un quindicenne palestinese. “Avevo notato l’arrivo dei soldati dell’occupazione, i quali si stavano avvicinando all’ingresso del campo. Mentre mi stavo dirigendo verso casa, ho sentito qualcosa che mi colpiva da dietro. In quell’istante ho cominciato a sentire la testa che mi girava, e ho percepito un leggero dolore, dopodiché ho notato che del sangue fuoriusciva copiosamente dal mio viso”.
Malik Muslim Ghavanmeh, del medesimo campo profughi, è stato colpito da un proiettile alla gamba destra che gli ha provocato la rottura dell’osso. I medici hanno dovuto installare nella gamba un ponte di platino.
Il sedicenne Mohamad Bernat, residente a Bilin, Ramallah, è stato colpito al ginocchio mentre partecipava alla marcia pacifica settimanale, che si tiene nella cittadina.
Nella testimonianza rilasciata al Movimento, Bernat ha raccontato: “I soldati israeliani hanno cominciato a lanciarci contro bombe lacrimogene e ad aprire il fuoco. A quel punto ho cominciato a cercare un riparo. All’improvviso ho percepito qualcosa che mi colpiva la gamba destra da dietro”. Nel rapporto medico, si leggono i risultati dei test clinici e quelli ottenuti dai “raggi X”: La gamba non presenta un foro d’uscita. Il proiettile, che è ancora presente all’interno dell’arto, si è stabilizzato a livello del ginocchio destro”.
Traduzione di Asmaa Aboulabil