Napolitano sostiene Israele «No ai proclami deliranti».

La visita Implicito riferimento agli attacchi di Teheran

Napolitano sostiene Israele «No ai proclami deliranti»

GERUSALEMME – «Ancora oggi deliranti proclami si levano da parte di chi vorrebbe negare il diritto di Israele a vivere e prosperare come Stato ebraico e torna a evocare scenari di morte e distruzione. Lo Stato italiano non può che reagirvi con indignazione e rafforzare il proprio impegno affinché tali voci siano per sempre bandite e mai più l’ umanità torni a rivivere le aberrazioni del passato». E’ netto fino all’ asprezza ed esplicito per quanto lo consentono le regole della diplomazia, Giorgio Napolitano, nel discorso che apre la sua visita a Gerusalemme. Infatti, nessuno ignora chi sia l’ autore dei «deliranti proclami» che ha appena censurato: il leader iraniano Ahmadinejad. Contro le cui ossessioni politiche garantisce al vecchio amico Shimon Peres «tutta la nostra determinazione e solidarietà». Eppure il suo cenno non sembra sufficiente, ai cronisti israeliani. I quali evidentemente tradiscono quanto siano ancora tenaci certi dubbi che l’ opinione pubblica di questo Paese nutre verso l’ Italia. Lo dimostrano tre loro domande consecutive, giocate tra le recriminazioni sui rapporti d’ affari tra Roma e Teheran e le richieste sul perché il presidente non abbia «nominato l’ Iran», se pensi che si faccia «abbastanza per bloccare l’ Iran», e se il nostro governo non dovrebbe «fare di più contro l’ Iran». Un test che il presidente della Repubblica affronta con stupita pazienza. Spiega che «l’ Italia (oltre ad aver ridotto del 22 per cento in un anno l’ interscambio con lo Stato degli ayatollah) condivide totalmente l’ impegno della comunità internazionale per impedire lo sviluppo di armi nucleari e dà appoggio al quintetto al lavoro su un’ opera di mediazione, attenendosi con convinzione a ogni decisione dell’ Onu in materia di sanzioni». E, dopo aver precisato che comunque «non siamo gli unici ad avere sviluppato rapporti commerciali con l’ Iran», ribadisce la nostra adesione a «una strategia che ricerchi una soluzione pacifica attraverso un negoziato e che sia al tempo stesso di fermezza». «Che altro dovrei aggiungere?», sbotta, mentre il ministro degli Esteri Frattini mette a verbale un solenne «bisogna fare di più». Peres lo affianca alternando preoccupazione («credo che l’ Iran sia un pericolo per tutto il mondo, non solo per Israele… ne ho parlato con alcuni leader arabi e so che considerano pericolose le ambizioni di Teheran») a una calibrata «fiducia nell’ iniziativa saudita per arrivare alla pace in Medio oriente». Infine, dopo la parentesi politica, dominata anche dai possibili esiti delle vicine elezioni, la tappa al Museo della Shoah, compreso lo sconvolgente padiglione dedicato alle vittime più piccole, i bambini. Dice Napolitano al momento di congedarsi: «Se esistesse una graduatoria dell’ orrore, nulla fu più brutale e turpe dello sterminio dei bambini, perché con esso si volle annientare il futuro del popolo ebraico… un progetto che fallì, ma questa è la testimonianza del prezzo pagato». Marzio Breda

Breda Marzio

Pagina 16
(26 novembre 2008) – Corriere della Sera

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