Netanyahu cita l’Olocausto per condannare la rimozione di Hamas dalla black-list europea

197175_345x230Gaza-Ma’anNella giornata di mercoledì, il movimento di Hamas ha plaudito alla decisione della Corte di Giustizia dell’Unione Europea di rimuoverlo dalla lista delle organizzazioni terroristiche.

Un suo leader, Salah al-Bardawil, ha dichiarato a Ma’an che spera che i paesi europei tengano davvero fede a questa svolta nella loro linea politica.

Al-Bardawil ha aggiunto che Hamas non aveva “chiuso i canali di comunicazione e di discussione con altri soggetti di diritto internazionale, ad eccezione di Israele”.

Queste dichiarazioni sono state rilasciate qualche ora dopo la decisione della Corte di Giustizia dell’UE, la quale ha affermato che, nel 2001, la decisione di inserire Hamas nella lista delle organizzazioni terroristiche nel 2001 non si è basata su giudizi fondati sul piano giuridico, bensì su concezioni formulate dai media e da Internet.

Ha però specificato che la decisione si è basata su postulati tecnici e che “non implica giudizi sostanziali sulla classificazione di Hamas come gruppo terroristico”.

“La Corte ha stabilito che le misure contestate non si basavano su atti esaminati e corroborati da decisioni di autorità competenti, ma esclusivamente su imputazioni fattuali formulate sulla base dei giudizi riscontrati sulla stampa e su internet”.

Fondato nel 1987, subito dopo la prima Intifada Palestinese contro l’occupazione israeliana, il movimento di Hamas prende le mosse dai Fratelli Musulmani egiziani e costruisce nel corso del tempo un’ampia rete di servizi sociali e organizzazioni, oltre alla famosa ala armata, che combatte da decenni contro Israele.

L’iniziativa ha fatto letteralmente infuriare il governo israeliano, che nelle scorse settimane è stato già colpito da una serie di decisioni internazionali favorevoli alla Palestina, soprattutto dalla risoluzione del Parlamento Europeo, approvata mercoledì, che sostiene il riconoscimento dello stato della Palestina, peraltro già approvato da diversi parlamenti nazionali in Europa.

Israele si oppone fortemente a qualsiasi forma di riconoscimento della Palestina da parte di altri stati, sebbene oltre 130 paesi nel mondo lo abbiano già fatto, ad eccezione degli Stati Uniti, del Regno Unito e di qualche decina di altri.

Alla decisione di rimuovere Hamas dalla lista nera delle organizzazioni terroristiche, il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha replicato sostenendo che evidentemente gli europei non hanno imparato nulla dall’Olocausto.

“La Corte Europea di Lussemburgo ha rimosso dalla lista delle organizzazioni terroristiche Hamas, che si è macchiata di innumerevoli atti terroristici e crimini di guerra”, ha tuonato il premier.

“A quanto pare, dai sei milioni di ebrei trucidati, molti europei non hanno imparato nulla”.

“Qui in Israele, invece, abbiamo imparato la lezione. Continueremo a difendere il nostro popolo e il nostro Stato contro le forze del terrore, della tirannia e dell’ipocrisia”, ha dichiarato aprendo l’incontro con il senatore repubblicano statunitense Joni Ernst.

Netanyahu si è anche scagliato contro la conferenza internazionale organizzata a Ginevra con l’obiettivo di cercare prove che attestino i crimini di guerra commessi da Israele.

La Svizzera ha convocato 126 diplomatici dei 196 paesi firmatari della Convenzione di Ginevra per discutere di protezione dei civili e tenere fede alla richiesta formulata cinque anni fa dall’Assemblea Generale dell’ONU.

“Oggi abbiamo assistito all’esempio più palese di ipocrisia da parte dell’Europa – ha commentato Netanyahu.- A Ginevra vogliono lanciare un’inchiesta sui crimini di guerra commessi da Israele”.

Paul Fivat, diplomatico svizzero e ambasciatore speciale per la Convenzione di Ginevra, ha affermato che “non c’era alcuna intenzione di formulare accuse e che non si trattava di un tribunale, ma solo di un luogo in cui le parti potessero ribadire le norme di diritto internazionale”.

“La dichiarazione è un segnale inviato alle parti in conflitto, soprattutto per ricordare alla popolazione civile che esistono delle norme che proteggono i loro interessi”, ha dichiarato ai giornalisti.

I Palestinesi hanno annunciato la possibilità di ricorrere alla Corte Penale Internazionale contro Israele per l’attacco contro la Striscia di Gaza, condotto tra luglio e agosto, in cui oltre 2.000 palestinesi sono rimasti uccisi, in massima parte civili.

In passato, Israele ha più volte rifiutato di collaborare alle inchieste internazionali sulla sua politica di occupazione e sul trattamento riservato ai Palestinesi, soprattutto in occasione delle numerose aggressioni militari ai danni di Gaza.

Traduzione di Romana Rubeo