Netanyahu: l’esercito israeliano continuerà le incursioni nell’area A

350301CBetlemme-Ma’an. Nonostante i recenti colloqui, le forze armate israeliane continueranno a intervenire nelle zone della Cisgiordania occupata sotto il controllo dell’ANP (Autorità nazionale palestinese): è quanto dichiarato dalle autorità israeliane nella giornata di mercoledì 20 aprile.

Nel corso di un incontro del gabinetto della sicurezza, il primo ministro Benjamin Netanyahu, il ministro della Difesa Moshe Yaalon e il Capo di stato maggiore Gadi Eizenkot “hanno ribadito che l’IDF (esercito israeliano) mantiene e manterrà la possibilità di accedere nell’Area A e in ogni altra zona, qualora si rendesse necessario”.

Sempre nella dichiarazione, si legge che “non sono stati raggiunti altri accordi con i Palestinesi”.

L’Area A copre il 18% della Cisgiordania occupata, ufficialmente sotto la piena giurisdizione palestinese. Tuttavia, le forze israeliane hanno praticato regolarmente incursioni in queste zone a partire dalla II Intifada, in violazione degli Accordi di Oslo e della sovranità palestinese.

Agli inizi del mese, sono stati condotti dei colloqui tra autorità palestinesi e israeliane per porre fine ai raid pressoché giornalieri nell’Area A.

Il Segretario generale dell’OLP, SaebErekat, ha riferito a Ma’an che le dichiarazioni del gabinetto escludono una “svolta” nelle relazioni tra Palestinesi e Israeliani.

“Da anni, Israele insiste nel violare gli accordi siglati, anche con le violazioni quotidiane al controllo palestinese sull’Area A”, ha dichiarato. “La potenza belligerante e occupante ha un chiaro programma politico incentrato sulla colonizzazione, sull’apartheid e sulla distruzione di ogni possibile prospettiva di pace”.

Erekat ha smentito l’esistenza di vere e proprie negoziazioni tese a impedire le incursioni militari nell’Area A, limitandosi a dire che una delegazione palestinese ha incontrato la controparte israeliana per dibattere di questo tema.

“Gli Israeliani volevano iniziare il processo di ritiro delle truppe a Jericho e Ramallah, ma noi che si impegnino per iscritto a ritirarsi da tutto il territorio dell’Area A.

“A rispondere è stato direttamente Netanyahu, l’uomo che si è già reso responsabile della distruzione di tutti gli accordi siglati”.

Secondo Erekat, l’OLP avrebbe dovuto dare seguito a questa decisione ponendo fine al coordinamento per la sicurezza con Israele, in virtù delle sue continue violazioni.

“Israele vuole parlare dei dettagli (Area A, o qualche miglio nautico al largo di Gaza); la verità è che, nel quadro generale, continuano a costruire insediamenti e a imporre un sistema di apartheid al nostro popolo”, ha continuato. “Noi cerchiamo in ogni modo di salvare le prospettive di apertura di un orizzonte politico, mentre Israele fa di tutto per distruggerlo e la comunità internazionale non ha alcuna intenzione di assumersi le sue responsabilità”.

Il Coordinatore israeliano delle Attività governative nei territori (COGAT) è stato interpellato per un commento sulla vicenda, ma non ha risposto.

Il Presidente Palestinese Mahmoud Abbas ha provocato un’ondata di sdegno a fine marzo, quando ha attribuito all’azione coordinata sulla sicurezza tra ANP e Israele il merito di aver frenato gli attacchi palestinesi contro obiettivi israeliani.

Il coordinamento sulla sicurezza tra l’ANP, guidata da Fatah, e le forze è stato istituito dagli Accordi di Oslo, siglati nel 1993, che prevedevano un graduale trasferimento di poteri sulla Cisgiordania Occupata dalle forze israeliane all’ANP, nel corso di 5 anni.

Ma oggi,dopo 20 anni, non si è verificato nulla di tutto questo. Hamas e le altre fazioni palestinesi hanno accusato più volte l’ANP di non contrastare le mire israeliane sulla Cisgiordania occupata e, più recentemente, di prevenire qualsiasi rivolta organizzata contro Israele.

Dall’inizio della nuova ondata di violenze, iniziata nei territori Palestinesi occupati lo scorso ottobre, sono morti oltre 200 palestinesi e circa 30 israeliani.

È stata caratterizzata da attacchi su piccola scala o tentate aggressioni, per lo più condotte da individui singoli contro obiettivi militari israeliani.

L’esplosione dell’autobus a Gerusalemme, lunedì scorso, rivendicata da Hamas, è invece il primo attacco su larga scala. In seguito all’esplosione, 20 israeliani sono rimasti feriti, mentre è rimasto ucciso il presunto attentatore, il diciannovenne palestinese Abd al-Hamid Abu Srour.

Traduzione di Romana Rubeo