Netanyahu e l’Europa: alla ricerca di una legittimità internazionale

Di Chiara Parisi. Netanyahu continua la sua folle corsa verso la legittimità. Dopo aver dialogato con il presidente francese, il premier israeliano si è recato a Bruxelles dove, in un incontro con l’Alto Rappresentante dell’Unione Europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, Federica Mogherini, ha lanciato un appello ai Paesi membri dell’Unione Europea, affinché si allineino alla decisione di Trump di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele.

In effetti, la dichiarazione di Trump non è altro che un riconoscimento unilaterale, che, da solo, non ha alcun effetto in diritto internazionale, sebbene gli USA abbiano un peso importante sulla scena internazionale. Questa dichiarazione, tuttavia, non rende ipso facto Gerusalemme capitale di Israele. In più, è bene ricordare che Gerusalemme gode di uno statuto particolare, essendo una città sotto giuridizione internazionale sotto l’egida dell’Onu dal 1947, quando l’Assemblea Generale adottò la risoluzione 181, ma de facto quasi interamente occupata dal governo israeliano.

Quindi, l’appello di Netanyahu e i suoi molteplici incontri con le autorità europee è spiegato dal fatto che, affinché Gerusalemme diventi legittimamente, sul piano internazionale, capitale di Israele, dovrebbe essere riconosciuta come tale da un numero consistente di Stati.

L’obiettivo sembra essere ancora lontano, perché i Paesi europei non sembrano favorevoli al riconoscimento di Gerusalemme come città israeliana, prima ancora che come capitale di questo Stato.

Federica Mogherini ha ribadito le posizioni europee in merito alla crisi “israelo-palestinese”, trovando come unica soluzione al conflitto la creazione di due Stati con Gerusalemme capitale dei due, soluzione alquanto complessa e irrealistica.

Tuttavia, Israele gode di un appoggio particolare da parte dell’Unione Europea che vuole lavorare al fianco del governo israeliano per “il bene di Israele”, riconoscendogli un bisogno primario di “difesa” contro i presunti attacchi palestinesi. Le parole della Mogherini fanno quasi sorridere: la difesa israeliana è al centro delle preoccupazioni europee nelle politiche in Medio Oriente; un’ipocrisia che si fatica a nascondere.

Certo, l’Unione Europea vuole lavorare per la pace tra i due popoli, ma ciò nonostante continua a chiudere gli occhi sulle continue e ripetute violazioni che Israele compie nei confronti dei diritti umani palestinesi e del diritto internazionale, più in generale, sebbene siano degli obiettivi fondamentali nella politica europea iscritti nei Trattati costitutivi dell’Unione, senza mai bacchettare Israele per questo, ma addirittura cambiando prospettiva e facendo diventare Israele vittima di attacchi da parte del popolo palestinese.

Dunque, sembrerebbe che il terreno sia fertile per Israele nella sua ricerca alla legittimità internazionale, ma non ancora abbastanza solido da rompere l’equilibrio creato dal diritto internazionale tra Israele e Palestina, che lascia la situazione vacillare sull’orlo della crisi, voltando le spalle all’appello del popolo palestinese, i cui diritti sono violati dal vicino Israele.