Normalizzazione arabo-israeliana: nuove proposte dai paesi arabi.

Cisgiordania – Infopal. L’inviato Usa in Medio Oriente George Mitchell ha ricevuto delle promesse da parte degli stati arabi, riguardanti diversi passi che porterebbero a “normalizzare” le loro relazioni con Israele. Lo ha riportato oggi il giornale israeliano Haaretz.

Citando funzionari americani rimasti anonimi, il quotidiano ha riferito che non è chiaro in che cosa consistano questi impegni, ma che alcuni sono più significativi di altri. Se gli stati arabi li mantenessero, si afferma, potrebbero rappresentare un cambiamento nelle politiche ufficiali. In un’iniziativa di pace sponsorizzata dall’Arabia Saudita e adottata dalla Lega Araba nel 2002, il mondo arabo offrì a Israele una piena normalizzazione dei rapporti politici, in cambio del ritiro da tutti i territori occupati nel 1967 (Cisgiordania, Gaza e le Alture del Golan siriane) e della creazione di uno stato palestinese.

La rivelazione giunge qualche giorno dopo che il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha dichiarato, tramite i suoi portavoce, di voler chiedere ai paesi arabi una normalizzazione delle relazioni ufficiali, in cambio di una parziale riduzione nella costruzione degli insediamenti israeliani illegali in Cisgiordania e a Gerusalemme.

Si prevede che Netanyahu annunci quest’offerta entro la fine della settimana, forse in occasione della visita di Mitchell in Israele. Secondo Haaretz, l’arrivo dell’inviato è fissato per mercoledì sera, mentre l’incontro con il premier dovrebbe avere luogo il giorno seguente. La visita, tuttavia, potrebbe ugualmente essere rinviata a domenica.

Secondo i funzionari Usa citati da Haaretz, alcuni stati arabi avrebbero permesso a Israele di aprire degli uffici nei propri territori; altri avrebbero acconsentito a concedere visti a turisti e uomini d’affari israeliani; altri ancora avrebbero offerto di creare dei collegamenti telefonici diretti con lo stato ebraico. Sulla stessa linea, qualcuno di essi avrebbe deciso di tenere incontri pubblici con funzionari israeliani di alto livello, mentre altri avrebbero concesso agli aerei israeliani di volare nel proprio spazio aereo o persino di atterrare nei propri aeroporti.

Nonostante tutte le buone intenzioni, però, il segretario generale della Lega Araba Amr Musa, durante una conferenza stampa tenutasi ieri al Cairo, ha dichiarato che, considerando la “testardaggine” israeliana sulla questione delle colonie, non c’è spazio per alcun gesto di riconciliazione: “Israele rifiuta ancora di fermare la costruzione di edifici negli insediamenti – ha affermato. –  Finché questa continua, è impossibile parlare di passi verso la normalizzazione”.

D’accordo con Musa, il leader di Hamas Khalid Mishaal ha diffidato i paesi arabi dal prestare ascolto alla proposta israeliana di rallentare temporaneamente l’espansione colonica in cambio della distensione dei rapporti politici, definendola “un’equazione pericolosa”.

“Israele si sta sforzando di evitare le richieste americane – ha affermato Mishaal, riferendosi ai richiami Usa per un congelamento totale degli insediamenti. – Noi mettiamo in guardia da qualsiasi corsa araba verso la normalizzazione”.

Nuove case coloniali. Il ministro della Difesa israeliano Ehud Barak ha firmato ieri sera alcuni dei permessi necessari per costruire 500 nuove case nelle colonie della Cisgiordania; il resto delle firme è in programma per questa mattina.

Le nuove edificazioni, autorizzate dal primo ministro Netanyahu, saranno distribuite in sei insediamenti, tra cui Har Gilo (presso Betlemme), Modi’in Ilit (costruito sulla terra del villaggio di Bil‘in) ed Ariel (a sud di Nablus).

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