Nuovi scenari geopolitici: la visita di Mursi a Teheran ed il riavvicinamento tra Iran ed Egitto

Nuovi scenari geopolitici: la visita di Mursi a Teheran ed il riavvicinamento tra Iran ed Egitto

PressTv. Al summit dei Paesi Non Allineati il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad ed il suo omologo egiziano Mohammed Mursi hanno definito “strategica” la partnership tra i due Paesi.

Ahmadinejad ha dichiarato che l’instaurazione di rapporti amichevoli tra Iran ed Egitto rappresenterebbe un beneficio per l’intero Medio Oriente e ha aggiunto: “La Repubblica Islamica d’Iran è pronta a mettere a disposizione dei fratelli egiziani le proprie esperienze e risorse in campo scientifico, tecnologico e professionale”.

Mursi, che ha visitato Teheran in occasione della XVI vertice del Movimento dei Paesi – non – allineati – Nam, ha affermato che “anche l’Egitto considera l’Iran come un partner dalla notevole importanza strategica”, e ha aggiunto che “essendo il sentimento d’amicizia reciproco tra i due popoli, l’Egitto ha grande stima della posizione e dell’atteggiamento costruttivo assunti dall’Iran nei campi della crescita, dello sviluppo e del progresso”.

La visita di Mursi è stata la prima di un presidente egiziano in Iran dai tempi della Rivoluzione islamica del 1979, che causò la rottura delle relazioni diplomatiche tra i due Paesi. Il regime di Mubarak non aveva mai mostrato alcun interesse nel ristabilire il dialogo con Teheran, sebbene molti egiziani simpatizzassero per la rivoluzione islamica e considerassero la politica anti-americana dell’Iran come un modello da seguire.

Nonostante la rivoluzione egiziana del 2011 sia dovuta principalmente a fattori interni, tra le ragioni della rivolta anti-Mubarak figurano anche questioni legate alla politica estera. Mubarak aveva impostato la propria politica allineandola alle decisioni statunitensi ed israeliane, minando notevolmente la legittimità del proprio potere agli occhi dell’opinione pubblica egiziana. Collaborando con Israele, l’Egitto si era dunque opposto a Hamas ed aveva contribuito alla realizzazione del blocco attorno a Gaza. Il regime del Cairo, inoltre, esportava gas in Israele a prezzi ben inferiori al valore di mercato.

Alla luce di tutto ciò, risulta evidente quanto fosse prevedibile un deciso e radicale cambiamento nelle strategie di politica estera da parte dell’Egitto post-rivoluzionario. Il presidente è chiamato a riconsiderare la posizione del proprio Paese nei confronti di Israele, Palestina e Stati Uniti tenendo conto del fatto che questi ultimi rappresentano il maggior alleato di Tel Aviv, il quale peraltro non ha mai nascosto la propria ostilità nei confronti nel nuovo governo del Cairo.

Sebbene gli accordi di pace siglati con Israele non verranno messi in discussione, l’Egitto dovrà assumere un atteggiamento diverso, in linea con le politiche varate dal nuovo corso. In tale senso rientra la decisione di Mursi di dislocare truppe e carri armati nella penisola del Sinai. Tale disposizione, attuata senza interpellare Israele, è finalizzata ad un maggiore contenimento degli attacchi dei militanti al di qua della frontiera.

La politica remissiva di Mubarak nei confronti dell’America verrà abbandonata. Un chiaro segno della nuova impostazione assunta in politica estera dal governo Mursi è stato rappresentato dal fatto che l’Egitto non abbia ceduto alle pressioni esercitate da Stati Uniti ed Israele affinché il nuovo esecutivo del Cairo riconfermasse gli accordi sulla sicurezza stipulati con il vecchio regime. Mursi ed i suoi ministri sono ben consci del fatto che questa inversione di tendenza comporterà l’attuarsi di una campagna diffamatoria tesa a screditare il loro governo e la stessa Fratellanza Musulmana.

E’ probabile che Mursi voglia tuttavia mantenere vivo il dialogo con Washington, specie in riferimento all’economia. In ogni caso, la priorità del nuovo presidente è quella di diversificare le relazioni internazionali del proprio governo. In questo senso, la sua visita in Cina ha mostrato l’intenzione dell’Egitto di sviluppare i propri legami politici ed economici con il gigante asiatico, del quale cerca di attrarre i capitali ed i turisti. Molti sono stati gli accordi sottoscritti con Pechino in occasione di questa visita.

Mursi considera la Cina un interlocutore ideale poiché non è uso porre vincoli politici agli accordi economici. Diversificare le proprie relazioni internazionali significa agire allo scopo di rafforzare l’indipendenza strategica dell’Egitto anche per scongiurare un’eventuale tentativo di rovesciamento della Fratellanza ad opera di Stati Uniti ed Israele.

Mursi sta pianificando altre visite in Brasile ed in Malesia. Considerando il già avvenuto contatto con Pechino, alcune fonti egiziane sostengono come questo ciclo di viaggi diplomatici evidenzi la volontà del nuovo presidente di accostarsi al gruppo formato da Russia, Brasile, India, Cina e Sud Africa, noto come BRICS.

Le relazioni con l’Iran

Tuttavia, sono proprio le relazioni diplomatiche con l’Iran a rappresentare il vero banco di prova della nuova politica estera egiziana. In questo senso, la visita di Mursi a Teheran è stata vista come il vero punto di partenza per la creazione di un nuovo sistema di relazioni internazionali.  Mursi sapeva che tale iniziativa avrebbe incontrato il favore dell’opinione pubblica egiziana, la quale da tempo chiedeva un cambiamento nella gestione degli affari esteri.

Dopo la caduta di Mubarak, la ripresa delle relazioni tra i due Paesi appariva del resto imperativo. Recentemente il ministro degli esteri iraniano, Ali-Akbar Salehi, aveva rivelato che Teheran ed Il Cairo erano al lavoro al fine di reinstaurare i loro rapporti.

L’Iran è stato il secondo Paese islamico, dopo l’Arabia Saudita, ad essere visitato da Mursi. Il suo viaggio e le sue dichiarazioni hanno dimostrato come il nuovo governo egiziano rifiuti il “mito settario” (divulgato dall’Arabia Saudita e da alcuni paesi occidentali) secondo cui l’Iran starebbe capeggiando un movimento teso all’affermazione di una “mezzaluna sciita” in Medio Oriente. Con la proposta di istituire una commissione per la Siria in cui figuri anche Teheran, Mursi ha infatti reso evidente come l’Egitto riconosca l’importante ruolo svolto nell’area da quest’ultima, manifestando allo stesso tempo il rifiuto di obbedire alla linea saudita.

L’Egitto, nell’aprile scorso, ha inviato una delegazione commerciale in Iran al fine di promuovere le relazioni economiche tra i due Paesi. In conseguenza degli accordi sottoscritti in tale occasone, si prevede che gli scambi commerciali tra le due nazioni raggiungeranno i 5 miliardi di dollari nei prossimi anni. Il governo del Cairo inoltre confida di poter attrarre i cittadini iraniani in circuiti di turismo religioso verso i luoghi di devozione islamica presenti in Egitto. 

Un riavvicinamento tra Egitto e Iran, due grandi nazioni musulmane, è temuto particolarmente da Israele, che vedrebbe aggravarsi la propria condizione di accerchiamento e di isolamento in Medio Oriente. Una conferma della fondatezza da tali timori è giunta in occasione della riunione dell’Organizzazione della Conferenza Islamica tenutosi a Jeddah, quando Mursi ha dichiarato che la crisi in Siria non avrebbe tolto attenzione alla questione palestinese, la quale sarebbe rimasta il nodo fondamentale del mondo islamico. Il riaccostamento tra Iran ed Egitto potrebbe poi ridurre ulteriormente l’influenza statunitense nell’area, già minata alla luce dei fallimenti maturati in Iraq ed in Afghanistan.