OCHA: 24 strutture palestinesi rase al suolo dall’IOA in due settimane

Ramallah-PIC. Un rapporto pubblicato dall’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari afferma che l’autorità di occupazione israeliane ha demolito 24 edifici e strutture palestinesi in Cisgiordania tra il 30 luglio e il 19 agosto.

Secondo l’OCHA, queste demolizioni israeliane hanno costretto nove persone a dislocarsi e hanno creato problemi ad almeno altre 80.

Il numero di sfollati a causa delle demolizioni israeliane quest’anno ammonta a 480, fino a questo momento. Questo numero supera quello del 2018, durante il quale più di 472 Palestinesi sono stati sfollati, secondo il rapporto.

Dieci edifici sono stati rasi al suolo a Gerusalemme est e le altre demolizioni sono state effettuate in quattro comunità dell’Area C. Tredici delle strutture interessate nell’area C erano state fornite come aiuti umanitari, di cui sette in una comunità di pastori sita nella valle del Giordano settentrionale e a rischio di trasferimento forzato (Khirbet ar-Ras al-Ahmar).

Il rapporto, che documenta anche altre violazioni israeliane, afferma che un totale di 178 operazioni di ricerca e arresto sono state condotte dalle forze israeliane in villaggi e città della Cisgiordania. Di questi, 37 a Gerusalemme, 35 ad al-Khalil/Hebron e 26 a Ramallah. Almeno 190 Palestinesi sono stati arrestati durante tali operazioni.

Nello stesso periodo di riferimento, le forze israeliane hanno ferito un totale di 173 Palestinesi in numerosi scontri in Cisgiordania, compresa Gerusalemme est. Circa il 40 percento dei ferimenti, 67, si sono verificati in scontri scoppiati in seguito all’ingresso di un gruppo di coloni ebrei nel complesso della moschea Haram Ash Sharif / Aqsa a Gerusalemme l’11 agosto scorso.

Un terzo delle ferite sono state riportate durante due operazioni di perquisizione e arresto nella città di al-‘Eizariya (Gerusalemme). Altre 32 persone sono rimaste ferite in scontri con le forze israeliane mentre un gruppo di coloni ebrei veniva scortato in visita a un sito storico (Tomba di Giuseppe) nella città di Nablus, e durante una protesta contro l’espansione degli insediamenti nel villaggio di Ein Samiya (Ramallah). Di tutti gli infortuni, oltre la metà è stata trattata come inalazione di gas lacrimogeni, oltre un terzo è stato causato da proiettili di metallo rivestiti di gomma, sei da munizioni vere e proprie e il resto è stato provocato da altri mezzi.

Il rapporto afferma, inoltre, che le forze israeliane hanno attaccato e ferito, durante quel periodo, circa 268 Palestinesi durante le manifestazioni della Grande Marcia del Ritorno a Gaza. Le manifestazioni sono state cancellate il 9 agosto a causa della situazione a Gerusalemme, per l’Eid al-Adha. Delle ferite riportate durante quel periodo, 191 hanno previsto il ricovero in ospedale, che ha coinvolto 97 bambini – 62 sono stati colpiti con munizioni vere e proprie.

In almeno 39 occasioni, nel contesto del blocco di Gaza, le forze israeliane hanno aperto il fuoco contro i Palestinesi nelle aree adiacenti alla barriera di confine e al largo della costa di Gaza, e hanno arrestato un pescatore, sequestrato una barca, ferito un bambino e ucciso nove cittadini adulti in diversi incidenti di frontiera. Le forze israeliane hanno anche effettuato tre incursioni e operazioni di livellamento del territorio sul lato palestinese del confine.

Per quanto riguarda i crimini dei coloni, il rapporto afferma che in 14 incidenti separati, i coloni hanno ferito quattro Palestinesi, incluso un bambino, e causato danni a diverse proprietà palestinesi, tra cui automobili e terre coltivate.

Traduzione per InfoPal di Laura Pennisi