OCHA: Israele demolisce 46 strutture palestinesi in due settimane

440128285PIC. Le forze di occupazione israeliane (IOF) hanno demolito, nel corso delle ultime due settimane, circa 46 impianti di proprietà palestinese nella Gerusalemme occupata e in Cisgiordania, a causa della “mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele” secondo quanto ha rivelato dall’OCHA.

L’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari (OCHA) ha rivelato nel suo rapporto settimanale per la protezione dei civili che 46 strutture palestinesi sono state demolite tra il 20 settembre e il 3 ottobre. Le 46 strutture demolite includono 16 edifici forniti dall’Unione Europea come assistenza umanitaria in risposta alle demolizioni precedenti, di cui una classe e un parco giochi nella comunità beduina di Abu Nuwar (governatorato di Gerusalemme).

Come risultato, 56 palestinesi, tra cui 25 bambini, sono stati sfollati e 185 persone sono state comunque colpite. Due terzi di queste strutture sono state demolite tra il 26 e il 28 settembre all’interno di nove comunità palestinesi. La più grande singola demolizione è avvenuta a Khirbet Tell el Himma (Tubas), mentre 10 dei 17 episodi di demolizione hanno avuto luogo nella Gerusalemme occupata.

Il 23, 29 e 30 settembre, un totale di 14 famiglie palestinesi (73 persone, tra cui 30 bambini) della comunità Humsa al Bqai’a nella Valle del Giordano settentrionale (Tubas) sono state temporaneamente spostate dalle loro case, per cinque ore al giorno, per far posto all’addestramento militare israeliano nella zona. Nel frattempo, l’Amministrazione civile israeliana ha consegnato nove ordini di demolizione di alcuni edifici ad Issawiya, zona di Gerusalemme Est, per la mancanza di permessi di costruzione rilasciati da Israele, minacciando di spostare 40 famiglie palestinesi.

Altri dieci ordini di arresto dei lavori sono stati emessi per il comune di Khirbet ad Deir (Betlemme), Khallet al Hajar (al-Khalil) e nei villaggi di Al-Funduq e Jinsafut, entrambi nella regione di Qalqiliya.

Traduzione di Domenica Zavaglia