OCHA. Rapporto sulla protezione dei civili | 19 gennaio – 1 febbraio 2021

OCHA. Rapporto sulla protezione dei civili | 19 gennaio – 1 febbraio 2021

Ultimi sviluppi (al di fuori del periodo di riferimento).

  • Il 3 febbraio le autorità israeliane hanno demolito o confiscato 21 strutture a Humsa al Bqai’a, due giorni dopo la precedente operazione di seguito descritta. Nelle due operazioni militari sono state sgomberate 60 persone, fra cui 35 bambini.

Aspetti salienti del periodo di riferimento.

  • Secondo quanto riferito, due Palestinesi hanno cercato di accoltellare le forze israeliane e sono stati successivamente colpiti e, il 26 gennaio, secondo fonti israeliane, un ragazzo palestinese di 17 anni ha cercato di accoltellare una soldatessa israeliana nei pressi dell’insediamento di Ariel (Salfit), ed è stato poi colpito e ucciso; mentre i media palestinesi hanno suggerito che questo non fosse un tentativo di accoltellamento, i media israeliani hanno riportato che il soldato doveva essere curato per ferite lievi. Il 31 gennaio, un uomo palestinese di 36 anni è corso verso dei soldati israeliani, vicino all’area dell’insediamento di Gush Etzion (Betlemme), secondo quanto riferito, aveva in mano un’arma improvvisata, ed è stato colpito e ucciso.
  • 25 Palestinesi sono stati feriti in Cisgiordania negli scontri con le forze israeliane. Sedici feriti sono stati colpiti nel villaggio di Deir Abu Mash’al (Ramallah), durante un’operazione di ricerca e arresto dopo il ferimento di una ragazza israeliana di 15 anni (vedi sotto) a seguito del lancio di pietre a veicoli israeliani. Altri due sono stati feriti durante operazioni di ricerca e arresto nelle città di Qalqiliya e Tubas, e un altro nel villaggio di Zeita (Tulkarm). Gli altri sei sono stati feriti durante le proteste contro le attività di insediamento vicino a Kafr Qaddum (Qalqiliya), Beit Dajan (Nablus) e Deir Jarir (Ramallah). Diciannove sono stati curati per aver inalato gas lacrimogeno, tre sono stati colpiti da proiettili di gomma, due sono stati aggrediti e uno è stato colpito da proiettili.
  • Le forze israeliane hanno effettuato 159 operazioni di ricerca e arresto e hanno arrestato 177 Palestinesi in tutta la Cisgiordania. Il governatorato di Gerusalemme ha registrato il maggior numero di operazioni (35), soprattutto a Gerusalemme est, seguito dal governatorato di Hebron (26).
  • Il 19 gennaio un razzo è stato lanciato dai Palestinesi da Gaza verso Israele, atterrando in uno spazio aperto. Le forze israeliane successivamente hanno sparato proiettili lungo la recinzione perimetrale di Israele, come riferito, colpendo postazioni militari; un proiettile ha colpito una casa palestinese nel campo profughi di Al Maghazi, ferendo un uomo e provocando danni.
  • In almeno 18 occasioni, le forze israeliane hanno sparato colpi d’avvertimento vicino alla recinzione perimetrale sul confine con Gaza, o al largo delle coste di Gaza, presumibilmente per imporre restrizioni all’accesso, provocando il ferimento di una persona nel nord di Beit Lahiya. Le autorità israeliane hanno arrestato un uomo al valico di Erez/Beit Hanoun mentre accompagnava la moglie per curarsi a Gerusalemme est.
  • Il 23 gennaio, 47 persone, tra cui 19 bambini e 15 donne, sono stati feriti a seguito dell’esplosione di una casa nella città di Beit Hanoun (Gaza). Secondo quanto riferito, la casa apparteneva a un membro di un gruppo armato palestinese e veniva usata per stivare esplosivi. Diverse strutture civili, comprese 172 case, tre scuole, un ospedale e una stazione di polizia, sono state danneggiate; secondo Shelter Cluster, oltre 1.000 persone sono state colpite negativamente.
  • Il valico di Rafah, controllato dall’Egitto, è stato ufficialmente aperto in entrambe le direzioni il 1° febbraio, per quattro giorni. Era stato chiuso nei due mesi precedenti.
  • Citando la mancanza di permessi di costruzione, le autorità israeliane hanno demolito o sequestrato 69 strutture di proprietà palestinese, sfollando 80 persone e colpendo in altro modo quasi 600. Tutte le strutture demolite, tranne una, e tutte le persone sfollate, sono state registrate nell’Area C della Cisgiordania. Quarantacinque strutture, circa il 70 per cento, erano in quattro comunità della Valle del Giordano. Una struttura è stata demolita nel villaggio di Al Walaja (Betlemme), all’interno del confine municipale, definito da Israele, di Gerusalemme.
  • A Humsa al Bqai’a (Valle del Giordano), 25 rifugi per residenti e per animali sono stati confiscati il ​​1 ° febbraio, rendendo senza casa 55 persone, tra cui 32 bambini; la maggior parte delle strutture era stata fornita come assistenza umanitaria in risposta a una demolizione di massa nella stessa comunità il 3 novembre 2020. Secondo quanto riferito, ai residenti sarebbe stato detto che le strutture confiscate sarebbero state restituite se si fossero trasferiti a Ein Shebli entro 24 ore. La maggior parte della comunità colpita risiede in un’area designata dalle autorità israeliane come “zona di tiro”, quindi chiusa per l’addestramento militare.
  • Altre demolizioni e confische sono state effettuate nella Cisgiordania meridionale. Nella comunità di Umm Qussa, situata in una zona dichiarata militare a Hebron, sono state demolite una moschea e una cisterna dell’acqua, una rete idrica è stata danneggiata ai sensi dell’Ordine Militare 1797, che ne consente la demolizione dopo 96 ore dall’emissione di un ordine di rimozione. Il danno alla rete impedisce l’accesso all’acqua a 450 residenti. Sempre a Hebron, a Khashem ad Daraj, cinque famiglie hanno ricevuto avvisi di espulsione temporanea il 31 gennaio, che ordinavano di lasciare le proprie  case per quattro giorni, per far posto all’addestramento militare.
  • Le autorità israeliane hanno sradicato e distrutto migliaia di alberi vicino alla città di Tubas, secondo il ministero dell’Agricoltura palestinese. Gli alberi erano stati piantati otto anni fa all’interno di un progetto supervisionato dal ministero dell’Agricoltura palestinese. Le autorità israeliane hanno anche abbattuto con i bulldozer quasi 1.000 alberi di proprietà privata nell’area di Khallet an Nahla a Betlemme. Entrambi gli episodi sono accaduti perché la terra era stata dichiarata “terra di stato”.
  • Sette Palestinesi sono stati feriti, centinaia di alberi di proprietà palestinese e un numero imprecisato di veicoli sono stati vandalizzati da autori noti o ritenuti coloni israeliani. Quattro dei feriti, tra cui un bambino, sono stati colpiti da pietre o aggrediti mentre viaggiavano sulla Strada 60 nel governatorato di Ramallah. Gli altri tre sono stati aggrediti in scontri separati con i coloni a Hebron, uno durante un sit-in di protesta nella comunità di Khirbet at Tawamin, e l’altro mentre i coloni sottraevano con un bulldozer  la terra a Dura in un evidente tentativo di impossessarsene. Secondo varie fonti palestinesi, circa 450 ulivi e giovani piantine  sono stati sradicati o abbattuti, Mantiqat Shi’b al Butum, Adh Dhahiriya e al Baq’a (Hebron), a Shufa (Tulkarm) e a Kafr ad Dik (Salfit). Gli abitanti di Kafr ad Dik, Sarta (Salfit) e nell’area di Ash Shuyukh (Hebron) hanno riportato danni a recinzioni, strutture agricole, cancelli e il furto di attrezzi agricoli. Diversi veicoli palestinesi sono stati presi a sassate e danneggiati, alcuni mentre viaggiavano vicino a Betlemme e Qalqiliya, altri, secondo quanto riferito, quando i coloni hanno colpito con i sassi auto e case nei villaggi di Kifl Haris e Yasuf (Salfit).
  • Cinque israeliani sono stati feriti da autori ritenuti palestinesi, secondo fonti israeliane. Uno dei feriti, uno studente ultra-ortodosso, è stato accoltellato e leggermente ferito fuori dalla città vecchia di Gerusalemme, e i quattro, tra cui una ragazza, sono stati colpiti da pietre vicino ai villaggi di Burin (Nablus) e Kifl Haris (Salfit) e mentre viaggiavano sulle strade della Cisgiordania. Secondo quanto riferito, un totale di 26 veicoli israeliani sono stati danneggiati, soprattutto colpiti da pietre.

Traduzione per InfoPal di Edy Meroli