Ong definisce ‘antisemita’ la terminologia usata da Danny Ayalon

The Electronic Intifada. La relatrice Onu sul diritto alla casa ha recentemente relazionato sul suo viaggio in Israele e Palestina, arrivando a conclusioni che certo non sorprendono coloro che conoscono bene l’Apartheid israeliano.

Rolnik scrive che “le politiche territoriali israeliane hanno un effetto discriminante nei confronti di certi gruppi sulla base della loro origine etnica”, notando che “le frontiere dell’espropriazione israeliana” implementano “una strategia di giudaizzazione e controllo del territorio”.

A causa dell’uso del termine “giudaizzazione”, Rolnik si è guadagnata la roboante indignazione della fazione di destra della ong “Monitor“, che l’ha accusata di antisemitismo, chiedendo le sue dimissioni.

Dichiarando che il termine “ha avuto origine nell’ambito della resistenza araba ed è utilizzato da fazioni”, il gruppo ha definito “giudaizzazione” “un’espressione antisemita che descrive la presenza israeliana come un corpo estraneo ed inaccettabile”.

Una persona che certo si sarà preoccupata di leggere la dichiarazione rilasciata dall’ong Monitor è il vice-ministro degli esteri israeliano Danny Ayalon, che può solo sperare che il gruppo di ricercatori della ong non si accorga mai di quanto da lui affermato, e cioè che “la priorità, al momento, è quella di giudaizzare il Negev e la Galilea”.

La ridicola reazione dell’ong Monitor è ridicola e falsa, in quanto il termine “giudaizzazione” è comunemente usato da accademici e politici israeliani per definire il processo di incremento della presenza ebraica in aree dove si ritiene che la sproporzione rispetto alla presenza palestinese sia troppo marcata.

Queste politiche territoriali di confisca ed insediamento non sono nuove. Come il professore universitario israeliano Hilel Cohen ha dichiarato, “il processo di ebraicizzazione è cominciato nel momento stesso in cui lo stato d’Israele è stato fondato”.

Un altro accademico israeliano, Haim Yacobi, professore presso l’università di Ben-Gurion, ha scritto  che il progetto di ebraicizzazione si è sviluppato sulla base della convinzione che il territorio d’Israele appartenga solo ed unicamente al popolo ebraico”.

Come Danny Ayalon, anche altre autorità israeliane hanno parlato di questa “lotta demografica”, come per esempio Rabbi Dov Lior, che ha sollecitato l’opinione pubblica all’ebraicizzazione di Nazareth Illit; oppure il capo del consiglio locale che ha affermato: “vogliamo ebraicizzare l’area di Wadi Ara… Lo stato vuole agire in modo che gli Arabi non abbiano ad alzare la testa”.

Quindi, coloro che tentano di dire che “giudaizzazione” suggerisce che “la presenza di ebrei è aliena e inacettabile”, hanno ragione solo a metà, ma soffrono del classico problema sionista: la proiezione.