Organizzazioni per i Diritti umani presentano dossier alla CPI contro crimini israeliani

IMEMC. Organizzazioni per i Diritti Umani Palestinesi sottopongono un dossier al procuratore della Corte penale internazionale: indagare e perseguire legalmente saccheggio, appropriazione e distruzione delle risorse naturali palestinesi.

Il 26 ottobre 2018, l’organizzazione Al-Haq, il Centro per i Diritti Umani Al Mezan e il Centro Palestinese per i Diritti Umani (CPDU) hanno sottoposto un dossier di 500 pagine su presunti crimini commessi da israeliani, in particolare da ufficiali di alto livello, e da individui collegati a società che estraggono e distruggono risorse naturali palestinesi.

Le organizzazioni apportano basi ragionevoli per credere che israeliani e soggetti privati abbiano commesso il crimine di guerra di distruzione estensiva e appropriazione indebita, saccheggio, distruzione e sequestro di proprietà.

La comunicazione confidenziale fornisce informazioni concrete e un’analisi legale sullo sfruttamento e la distruzione di acque, terre agricole, minerali, fanghi, rocce e petrolio palestinesi.

Shawan Jabarin, direttore generale di Al-Haq, ha affermato che “in situazioni di conflitto armato, il commercio e gli affari riguardanti risorse naturali sono stati spesso forti incentivi per guerra e violenza e hanno fornito le finanze necessarie per mantenere e prolungare un conflitto armato.

“La situazione in Palestina rappresenta un caso tale di sfruttamento, in cui israeliani e soggetti privati hanno pubblicamente e deliberatamente sfruttato le risorse naturali palestinesi per almeno cinque decadi.

“Lo sfruttamento di tali risorse da parte di Israele, di soggetti israeliani e società per azioni, finanzia e in tal modo sostiene e permette l’espansione dell’insediamento israeliano, anche fornendo ai coloni impieghi remunerativi e un ambiente di vita stabile”.

Issam Younis, direttore di Al-Mezan, inoltre ha dichiarato: “Israele, agendo come Potenza Occupante ha attuato lo sfruttamento e la distruzione deliberati e su larga scala di importanti risorse palestinesi nei Territori occupati, come parte di una politica globale per annettere, esercitare la sovranità e assicurare la piena dominazione non consensuale di Israele sul territorio palestinese”.

Israele, con e attraverso soggetti israeliani e internazionali non statali, tra cui società per azioni, ha illecitamente estratto risorse naturali palestinesi nei Territori occupati, senza il legittimo consenso della popolazione occupata ed esclusivamente a beneficio dell’economia e della popolazione israeliana, tra cui gli insediamenti israeliani illegali.

Israele ha anche permesso e incoraggiato soggetti privati a sfruttare le risorse naturali palestinesi. Tali soggetti comprendono sia imprese commerciali operanti in insediamenti agricoli e industriali che società israeliane e multinazionali.

Lo sfruttamento senza restrizioni e unilaterale delle risorse naturali palestinesi condurrà all’esaurimento di tali risorse e a danni per la popolazione palestinese occupata, in violazione degli obblighi di Israele definiti dal diritto consuetudinario internazionale.

Inoltre, l’appropriazione, la distruzione, il sequestro e il saccheggio delle risorse naturali palestinesi comporta un grave impatto sociale, economico e ambientale sulle comunità palestinesi interessate e trasgredisce specificamente il diritto fondamentale palestinese all’auto-determinazione.

Raji Sourani, direttore del CPDU, ha affermato che “considerando i crimini commessi nella più totale impunità in relazione allo sfruttamento delle risorse naturali palestinesi e alla colonizzazione dei Territori occupati, il procuratore delle Corte penale internazionale deve con urgenza avviare un’indagine sulla situazione in Palestina”.

Questa è la sesta comunicazione dell’Articolo 15 al procuratore della Corte penale internazionale (ICC) e integra il dossier presentato al procuratore nel settembre 2017 riguardante, tra le altre cose, il trasferimento dei coloni israeliani nei Territori occupati, l’appropriazione del suolo palestinese e il dislocamento forzato della popolazione protetta palestinese.

Traduzione per InfoPal di Giulia Zeppi