A ottobre, record di violazioni israeliane ai danni dei media palestinesi

Betlemme-Ma’an. Nel mese di ottobre il Palestinian Center for Development and Media Freedoms (MADA) ha rilevato 28 episodi di violazione delle libertà dei media nei Territori occupati palestinesi, 27 dei quali sono stati portati avanti dalle forze israeliane, come si legge in una dichiarazione rilasciata dalla stessa organizzazione lo scorso mercoledì.

Secondo l’organizzazione, il numero delle violazioni commesse dalle forze israeliane è aumentato, passando da 22 nel mese di settembre a 27 nel mese di ottobre. Tutti gli episodi sono stati definiti “attacchi gravi”. Nella dichiarazione si legge inoltre che quelli del mese di ottobre sono stati gli episodi più gravi di violazione delle libertà dei media nel territorio dall’inizio del 2017.

Tra le violazioni nel mese di ottobre ci sono anche irruzioni in 10 uffici e quartier generali di Pal Media, Trans Media e Ramsat media, nelle città di Ramallah, Hebron, Betlemme e Nablus, “con confische di beni e perdita del lavoro per 94 giornalisti e impiegati di queste istituzioni”, ha dichiarato il MADA.

“Non solo queste società hanno perso il proprio lavoro… Ma hanno subito anche gravi perdite di attrezzature, oltre ad altri danni e confische di beni”, ha dichiarato il MADA, aggiungendo che le aziende media fornivano almeno 15 canali televisivi tra locali, arabi ed esteri.

Le forze di occupazione israeliana hanno arrestato quattro giornalisti palestinesi nel mese di ottobre, due dei quali impiegati di Trans Media, che sono stati arrestati durante i raid negli uffici dell’azienda.

Le violazioni del governo palestinese continuano a diminuire, passando da quattro episodi a settembre a uno solo ad ottobre, come ha affermato il MADA.

Nell’episodio avvenuto ad ottobre, il governo ha convocato e interrogato un giornalista in Cisgiordania.

I giornalisti palestinesi spesso descrivono il proprio lavoro come una forma di “resistenza”, poiché ritengono che le loro storie mostrino al mondo gli effetti devastanti delle politiche ebree sui palestinesi, e forniscano ai palestinesi un palcoscenico per far sentire le proprie voci, in un clima mediatico spesso offuscato dalle narrative pro-Israele.

Traduzione di Giovanna Niro