Oxfam mette in guardia sulla situazione dei rifugiati siriani in Libano

PressTv. L’agenzia umanitaria internazionale Oxfam ha messo in guardia sul peggioramento della situazione delle migliaia di rifugiati siriani in Libano.

“I rifugiati dalla Siria affrontano una battaglia quotidiana per sopravvivere in un paese dove scarseggiano lavoro e alloggi a buon mercato. La caccia perenne al lavoro sta riducendo la speranza della gente”, ha detto giovedì in una dichiarazione il vicedirettore umanitario di Oxfam, Nigel Timmins.

Secondo uno studio, commissionato dall’agenzia umanitaria internazionale con sede nel Regno Unito e condotto dal Beirut Research and Innovation Center su 1500 famiglie rifugiate in Libano, “le famiglie sprofondano sempre più nei debiti, vivendo in alloggi angusti e sovraffollati, con poche prospettive di lavoro”. Lo studio, inoltre, “mostra  che le persone stanno spendendo più del doppio di quello che guadagnano”.

Timminis ha aggiunto nella sua dichiarazione: “Uno degli aspetti più tragici della difficile condizione dei rifugiati in Libano è la situazione critica del futuro dei bambini. La ricerca ha riscontrato che solo il 25% di loro sono iscritti a scuola, il che porterà ad una generazione di bambini siriani che resterà esclusa da un’indispensabile istruzione”.

Secondo le Nazioni Unite, sono registrati come rifugiati in Libano, o stanno aspettando la registrazione, più di 800 mila siriani. Alcuni funzionari libanesi, tuttavia, hanno affermato che potrebbe esserci oltre un milione di profughi siriani nel paese.

Secondo le statistiche redatte dalle Nazioni Unite, i quasi tre anni di attività militare sponsorizzata dall’estero in Siria hanno richiesto un tributo di vite di più di 100 mila persone. In milioni, inoltre, sono stati sfollati a causa del tumulto. L’Onu ha lanciato ripetutamente avvertimenti riguardanti la situazione umanitaria in Siria, affermando che oltre 9 milioni di persone necessitano aiuto urgente a causa della crisi.  Oltre quattro milioni di altri siriani saranno obbligati ad abbandonare le loro case nel 2014, ha riportato l’Onu il 7 ottobre.

Traduzione di Elisa Proserpio