I palestinesi rifiutano di fare marcia indietro sul voto della FIFA su Israele

334042CZurigo – AFP, Ma’an. Mercoledì il presidente dell’associazione calcistica palestinese ha continuato a rifiutare di fare marcia indietro su un voto che minaccia di sospendere Israele dall’organo di governo del calcio, in seguito a colloqui con il presidente della FIFA Sepp Blatter.

“Nulla è cambiato, il voto è ancora in programma”, ha dichiarato ad AFP Jibril Rajoub, presidente dell’Associazione Calcistica palestinese, dopo l’incontro con Blatter e iniziando il conto alla rovescia per il voto di venerdì.

La Palestina, che è stata membro della FIFA dal 1998, vuole che l’organo di governo sospenda Israele a causa delle sue limitazioni ai movimenti dei giocatori palestinesi e si oppone alla partecipazione dei campionati israeliani di 5 club situati negli insediamenti ebraici nella Cisgiordania occupata, in quanto illegali secondo la legge internazionale.

Il voto è in programma per venerdì e necessita una semplice maggioranza oltre il 50% dei 209 membri per essere approvata.

Blatter si è opposto fermamente al voto ed è andato in Medio Oriente a incontrare il primo ministro Benjamin Netanyahu e il presidente Mahmoud Abbas. Ha dichiarato che il voto porta la politica nel calcio e che Israele non ha violato gli statuti della FIFA.

Il presidente dell’Associazione Calcistica israeliana Ofer Eini non ha partecipato all’incontro di mercoledì e la sua delegazione non ha riferito se sono in programma contatti con Blatter o con Rajoub.

Ofer Eini ha dichiarato che le restrizioni sui giocatori palestinesi erano per questioni di sicurezza. La scorsa settimana ha inoltre fatto appello al presidente della UEFA Michel Platini affinché intervenga contro la richiesta palestinese.

“La FIFA sta affrontando una delle situazioni più cruciali sin da quando fu fondata nel 1928”, ha scritto Eini, “trovando a doversi difendere da una proposta che è totalmente politica e non ha nulla a che vedere con gli obiettivi della FIFA né con lo spirito del calcio”.

Mentre Eini combatte per la separazione tra politica e calcio, le restrizioni di routine effettuate sui giocatori palestinesi dalle autorità israeliane con il pretesto della sicurezza hanno a lungo ostacolato le capacità di giocare della squadra di calcio nazionale palestinese. Ai giocatori residenti nella Striscia di Gaza è generalmente vietato viaggiare in Cisgiordania per fare pratica; alcuni vengono arrestati durante viaggi legati al calcio; i giocatori hanno anche riportato che a volte i carichi di equipaggiamento sportivo vengono ritardati ai check–point israeliani.

A causa delle restrizioni e difficoltà nell’ottenere permessi di uscita da parte di Israele per palestinesi residenti in Cisgiordania e a Gaza, i giocatori vengono spesso presi dalla diaspora palestinese per giocare nella squadra nazionale.

Israele ha affrontato le critiche internazionali per le sue politiche riguardo ai giocatori della nazionale palestinese, incluso un esteso boicottaggio di un campionato del 2013 tenutosi in Israele, organizzato dal movimento del Cartellino Rosso al Razzismo Israeliano e supportato da leader dei diritti umani come Desmond Tutu. Comunque il presidente della UEFA Michel Platini aveva ignorato il boicottaggio e il campionato si era tenuto a Israele.

“Le nostre richieste sono chiare, giuste ed eque”, ha dichiarato Rajoub martedì. “Libertà di movimento, fine del razzismo ed espulsione di tutte le squadre che giocano nella lega israeliana dagli insediamenti israeliani illegali nella Palestina occupata”.