I Palestinesi si rivolgono all’Assemblea generale dell’ONU dopo il veto degli USA sul voto per Gerusalemme

Palestinian women take part in a protest against US President Donald Trump’s decision to recognise Jerusalem as the capital of Israel, in Gaza City, on December 15, 2017.
Thousands of Palestinians protested again in Jerusalem against US President Donald Trump’s decision to recognise the city as the capital of Israel. / AFP PHOTO / MOHAMMED ABED

Middleeasteye.net. Lunedì 18 dicembre, Washington ha posto il veto su una risoluzione del Consiglio di sicurezza presentata dall’Egitto che intendeva  annullare il riconoscimento degli USA di Gerusalemme come capitale di Israele.

Il ministro degli Esteri palestinese ha dichiarato lunedì che i Palestinesi chiederanno una riunione di emergenza dell’Assemblea Generale dell’ONU dopo che gli USA hanno posto il veto a una risoluzione del Consiglio di sicurezza che sollecitava la ritrattazione della dichiarazione di Gerusalemme capitale di Israele.

Il 6 dicembre, il presidente Donald Trump ha annullato decenni di politica americana e riconosciuto Gerusalemme come capitale di Israele, mettendo in pericolo gli sforzi di pace in Medio Oriente e sconvolgendo il mondo arabo e gli alleati occidentali.

“Agiremo entro 48 ore per chiedere una riunione d’emergenza dell’Assemblea Generale”, ha dichiarato ai giornalisti riuniti a Ramallah il ministro degli Esteri palestinese, Riyad al-Maliki. Ha detto che la comunità internazionale “considera la decisione del presidente Trump nulla”.

L’inviato palestinese all’ONU ha fatto emergere questa opzione nei commenti pubblicati nel quotidiano saudita Arab News di lunedì in vista del voto del Consiglio di Sicurezza sulla risoluzione presentata dall’Egitto riguardo lo status di Gerusalemme, su cui Washington ha posto il veto.

La bozza afferma che “le decisioni e le azioni che pretendono di alterare il carattere, lo status o la composizione demografica della Città Santa di Gerusalemme non hanno alcun effetto legale, sono nulle e devono essere annullate”.

La decisione di Trump del 6 dicembre di riconoscere Gerusalemme come capitale di Israele e di spostare l’ambasciata degli USA in città ha provocato rabbia e proteste diffuse tra i Palestinesi, oltre ad ampie critiche internazionali, anche da parte dei principali alleati degli USA.

Israele reclama Gerusalemme come sua capitale indivisibile, ma la sua occupazione e la successiva annessione di Gerusalemme Est dalla guerra arabo-israeliana del 1967 è considerata illegale secondo il diritto internazionale. I Palestinesi rivendicano Gerusalemme Est come capitale di un futuro stato palestinese.

Arab News ha riportato le dichiarazioni dell’ambasciatore Riyad Mansour, secondo il quale i Palestinesi e gli Egiziani hanno lavorato a stretto contatto con i membri del Consiglio di Sicurezza durante la stesura della risoluzione per garantirle l’ottenimento di un sostegno schiacciante.

“Gli europei, in particolare, ci hanno chiesto di evitare termini come ‘denunciare’ e ‘condannare’, e di non nominare gli USA”, ha spiegato Mansour. “Abbiamo aderito alla loro richiesta, ma abbiamo mantenuto le clausole attive che respingevano tutte le modifiche per Gerusalemme e la riaffermazione di precedenti decisioni”.

Con l’eccezione degli USA, gli altri 14 membri del Consiglio di Sicurezza hanno votato a favore della risoluzione presentata lunedì dall’Egitto.

Gli Stati Uniti sono uno dei cinque membri permanenti del Consiglio di Sicurezza, gli altri con poteri di veto sono la Russia, la Cina, il Regno Unito e la Francia. Washington ha posto il veto a 42 progetti di risoluzione a sostegno di Israele, in passato.

La questione dello status finale di Gerusalemme è stata a lungo l’obiettivo del veto degli USA all’ONU.

Unirsi per la pace. 

I Palestinesi possono invocare un articolo raramente usato della Carta dell’ONU che chiede alle parti coinvolte in una disputa di non porre il veto su proposte collegate, ha detto Arab News. Ma, dice, sono più propensi a portare la questione all’Assemblea Generale con la Risoluzione 377 A, nota come risoluzione “Unirsi per la pace”.

La risoluzione 377 A fu approvata nel 1950 e impiegata per autorizzare lo spiegamento di truppe USA a combattere nella guerra di Corea.

La risoluzione afferma che l’Assemblea Generale può intervenire con le proprie raccomandazioni per mantenere la pace e la sicurezza internazionali se il Consiglio di Sicurezza non può agire su una determinata questione a causa della mancanza di consenso tra i membri permanenti.

I funzionari turchi hanno dichiarato lunedì ad Al Jazeera che Ankara e altri Stati dell’Organizzazione di Cooperazione Islamica (OIC) stanno lavorando per assicurare una risoluzione attraverso l’Assemblea Generale.

“La risoluzione può essere approvata ottenendo almeno due terzi dei voti dei membri dell’Assemblea Generale dell’ONU. Abbiamo già questo numero, ma la Turchia, così come gli altri membri dell’OIC, sta lavorando duramente per aumentarlo”, ha dichiarato un funzionario turco anonimo ad Al Jazeera.

Traduzione di Edy Meroli