I Palestinesi di Silwan difendono le loro case dai continui scavi dei coloni

426007CGerusalemme-Ma’an. Dopo che Israele aveva ordinato l’evacuazione di tre abitazioni a Gerusalemme Est occupata a causa dei gravi danni strutturali provocati dalla costruzione dei tunnel da parte dei coloni nei terreni sottostanti, i residenti palestinesi affermano di non avere nessuna intenzione di andarsene, ed accusano Israele di cercare indirettamente di espellerli dalla città per mantenere una maggioranza ebraica. 

Le case sono situate nella zona Wadi Hilweh di Silwan, un quartiere palestinese che si trova proprio vicino alla parte meridionale delle mura della Città Vecchia, zona nella quale Israele concede di frequente permessi per effettuare scavi archeologici che minacciano l’integrità strutturale delle abitazioni palestinesi ed i luoghi sacri che si trovano in questa zona. 

Le associazioni per i diritti ritengono che questi scavi cercano spesso di proteggere il “patrimonio ebraico” e l’attaccamento alla città occupata, spazzando via la storia palestinese, con lo scopo di accampare pretese di proprietà ebraiche e scacciare ulteriormente i Palestinesi, in particolare quelli che vivono nei quartieri vicini alla Città Vecchia. 

Nell’ottobre scorso l’UNESCO ha denunciato Israele per non aver messo fine a tale pratica. 

Il comune israeliano di Gerusalemme ha emanato le ordinanze di evacuazione mercoledì 5 aprile nei confronti di Hamed Oweida, Abed Oweida e Suleiman Oweida, a causa di lesioni e crepe che si sono formate nelle fondamenta delle loro abitazioni dove vivono 16 persone, tra i quali dieci bambini. 

I componenti della famiglia hanno detto che, dopo aver chiamato la polizia israeliana per denunciare il fatto che le loro case tremavano per i rumorosi lavori di scavo dei tunnel sottostanti, è arrivato un team dal comune per effettuare una ispezione e ha ordinato alle famiglie di evacuare immediatamente le case poiché erano a rischio di un crollo imminente. 

I residenti palestinesi di Wadi Hilweh hanno segnalato da molto tempo il fragore derivante dagli scavi sottostanti e le crepe comparse sui muri delle loro vecchie case, ma la famiglia Oweida ha affermato che i danni nelle loro abitazioni, che possono mettere “in pericolo di vita”, nelle ultime settimane sono divenute “più gravi che mai”. Tuttavia Khadija Oweida ha dichiarato a Ma’an che la sua famiglia non se ne andrà: “Abbiamo vissuto in queste case per decenni nonostante le crepe nelle fondamenta e nonostante i rischi”. Mentre il comune afferma che gli edifici sono divenuti troppo pericolosi per abitarvi, Oweida ha spiegato che se le famiglie abbandonassero le case, non avrebbero nemmeno più il controllo su quel che può accadere loro. 

I gruppi di coloni, come la associazione Elad, stanno cercando da lungo tempo di prendere possesso delle casa della zona utilizzando qualsiasi mezzo, ha aggiunto. 

“Sentiamo i rumori sotto le nostre abitazioni a tutte le ore, sia di attrezzature manuali che di macchinari pesanti. Vediamo grandi quantità di terra portate fuori dalle fondamenta delle nostre case, che stanno chiaramente causando queste crepe”. 

Piuttosto che obbligarli a lasciare le loro case, Oweida ha chiesto semplicemente che le autorità israeliane smettano di effettuare gli scavi. 

Tuttavia, in risposta alla richiesta di rilasciare un commento dopo la ordinanza di evacuazione di mercoledì, un portavoce del comune di Gerusalemme ha dichiarato a Ma’an che “le proteste, secondo le quali il comune sta cercando di costruire al di sotto della struttura abitativa di questa famiglia, sono palesemente false”. 

Khadija ha detto che gli scavi al di sotto delle tre case sono iniziati circa quattro anni fa, mentre il comitato del quartiere di Wadi Hilweh ha riferito che le autorità israeliane hanno iniziato a lavorare sotto tutto il quartiere, nel 2007. 

Un’altra residente del quartiere, Wafaa Bamya, ha riferito a Ma’an che la sua famiglia non riesce a dormire di notte a causa dei continui scavi, tremori e bagliori provocati dai lavori. “All’improvviso, compaiono nuove crepe nei muri, e quelle vecchie diventano sempre più larghe”, ha aggiunto. 

“Questo è il tentativo indiretto di cacciarci dalle nostre case”, ha accusato. “Nonostante la minaccia dovuta agli scavi, noi staremo qui perché questo è l’unico luogo nel quale ci sentiamo veramente al sicuro”. 

Niyad Siyam, che lavora presso l’osservatorio Wadi Hilweh Information Center che ha sede a Silwan, ha affermato che le crepe hanno iniziato a comparire nelle abitazioni tanto tempo fa. Dopo che gli scavi furono notati per la prima volta nel 2007, i residenti hanno fatto appello ad un tribunale israeliano il quale ha ordinato di mettere fine alla costruzione sotto le loro case per 14 mesi. Ha aggiunto che le associazioni dei coloni hanno a loro volta presentato un appello contro questa decisione ottenendo una sentenza del tribunale che permette loro di continuare “perché alla ricerca della loro storia e patrimonio”, con la condizione che gli scavi non danneggino le vite dei residenti. 

Le autorità israeliane hanno sostenuto, secondo Siyam, che gli scavi “sono basati su standard ingegneristici per assicurare la sicurezza del quartiere”. 

Siyam ha ribadito che le crepe e le lesioni presenti sui muri, sui tetti e nei pavimenti di numerose abitazioni della zona provano esattamente il contrario. 

Intanto, secondo gli esperti, gli archeologi hanno abbandonato la pratica di scavare tunnel orizzontali da oltre un secolo, poiché viene considerato eticamente non professionale e in realtà causa la distruzione dei reperti antichi. 

Ahmad Qarain, un membro del comitato locale che rappresenta le famiglie di Wadi Hilweh, ha detto che il loro avvocato Sami Rashid ha in programma di presentare un nuovo appello ai tribunali israeliani per mettere fine ai lavori di scavo. 

Oltre 50 abitazioni, ha aggiunto, hanno subito danni di varia entità come risultato dei continui lavori sottostanti.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi