Palestinian Monitoring Group: ‘Picco della violenza dei coloni nel 2011’

Ma’an. Martedì, un centro per le analisi ‘think tank’ di Washington ha affermato che gli attacchi da parte di coloni israeliani contro cittadini e proprietà palestinesi in Cisgiordania sono triplicati negli ultimi cinque anni.

La violenza ad opera di coloni residenti negli insediamenti ha raggiunto il picco nel 2011, con un aumento degli attacchi del 39%, secondo le stime del rapporto di Palestine Center.
Tale rapporto indica che nell’ultimo periodo, le aggressioni sono avvenute per lo più nella provincia di Nablus, nella Cisgiordania settentrionale, superando nel numero quelle verificatesi nel distretto meridionale di Hebron.

Gli attacchi tendono ad intensificarsi particolarmente durante il periodo della raccolta delle olive, e a colpire principalmente zone rurali, il che dimostra come i coloni approfittino della vulnerabilità dei villaggi palestinesi isolati per perpetrare le proprie aggressioni.

Il rapporto afferma anche che oltre il 90% dei villaggi che hanno subito più di un attacco, sono situati nelle zone della Cisgiordania sottoposta al controllo delle forze di sicurezza israeliane.
Gli attacchi di tipo incendiario, in rapporto alla totalità delle aggressioni perpetrate dai coloni, mostrano una notevole tendenza all’aumento. Nel 2005 rappresentavano infatti il 6%, nel 2011 hanno raggiunto l’11%.

Yussef Munayer, direttore esecutivo di Palestine Center, parla di “un aumento superiore al 300% negli ultimi cinque anni e una frequenza di 2,7 attacchi al giorno. Gli attacchi da parte dei coloni rappresentano ormai un pericolo quotidiano per i palestinesi”.
Nel rapporto, Munayer spiega I cosiddetti ‘attacchi-price tag’, durante i quali i coloni danneggiano le proprietà palestinesi in risposta alle misure che vengono varate dal governo israeliano per porre un freno alla proliferazione degli insediamenti”. Questi attacchi rappresentano una piccola percentuale se raffrontati al numero totale delle aggressioni.

Il rapporto fa notare come, nonostante l’aumento degli attacchi sembri dovuto alle misure anti-insediamento varate da Tel Aviv, le aggressioni ‘price tag’ non sono tuttavia, la tendenza dominante con la quale si manifesta la violenza dei coloni israeliani.

“E’ proprio la manifesta incapacità del governo israeliano a difendere i palestinesi o porre un freno alle violenze che incoraggia sempre più i coloni a perpetrarle” si legge nel rapporto.
Il documento sollecita il governo di Tel Aviv affinché svolga adeguate indagini e prenda seri provvedimenti nei confronti di coloro che compiono questi attacchi.

Di fronte al rischio di aggressioni, gli autori del rapporto si rivolgono inoltre alle autorità palestinesi chiedendo di fornire la necessaria documentazione nonché le risorse mediche agli abitanti dei villaggi.
Lo studio ha analizzato più di 3.700 casi di violenza da parte dei coloni israeliani, raccolti tra settembre 2004 e dicembre 2011 dall’agenzia Palestinian Monitoring Group.